COMMISSIONE D'INDAGINE
Seduta 01 - 07 Agosto 2001
BOZZA NON CORRETTA
COMMISSIONI RIUNITE
I (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E 1a (AFFARI COSTITUZIONALI, AFFARI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E DELL'INTERNO, ORDINAMENTO GENERALE DELLO STATO E DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA
COMITATO PARITETICO
INDAGINE CONOSCITIVA
Seduta di martedì 7 agosto 2001
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La seduta comincia alle 10,35.
Indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che gli uffici di presidenza integrati dai rappresentanti dei gruppi della I Commissione della Camera e della 1a Commissione del Senato, nella riunione congiunta del 3 agosto 2001, hanno provveduto alla istituzione del Comitato paritetico per l'indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova, formato sulla base delle intese intercorse tra il Presidente della Camera dei deputati ed il Presidente del Senato, ai sensi dell'articolo 144, comma 5, del regolamento della Camera, e dell'articolo 48, comma 7, del regolamento del Senato.
Sulla base delle suddette intese, tale Comitato è composto - secondo i criteri vigenti per la formazione degli organi bicamerali e con rappresentanza di tutti i gruppi - da 36 membri, di cui 18 deputati e 18 senatori, con un ufficio di presidenza costituito da un presidente, due vicepresidenti e due segretari. Il Comitato, in base alle designazioni dei gruppi, risulta composto dai deputati Donato Bruno (FI), Fabrizio Cicchitto (FI), Filippo Mancuso (FI), Nitto Francesco Palma (FI), Michele Saponara (FI), Luciano Violante (DS-U), Antonio Soda (DS-U), Grazia Labate (DS-U), Katia Zanotti (DS-U), Gian Franco Anedda (AN), Roberto Menia (AN), Filippo Ascierto (AN), Gianclaudio Bressa (Margherita, DL-l'Ulivo), Giannicola Sinisi (Margherita, DL-l'Ulivo), Marco Boato (Misto), Erminia Mazzoni (CCD-CDU - Biancofiore), Pietro Fontanini (LNP), Graziella Mascia (RC) e dai senatori Gabriele Boscetto (FI),
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Luciano Falcier (FI), Maria Claudia Ioannucci (FI), Andrea Pastore (FI), Antonio Tomassini (FI), Franco Bassanini (DS-U), Massimo Villone (DS-U), Antonio Iovene (DS-U), Luciano Magnalbò (AN), Luigi Bobbio (AN), Ida Dentamaro (Margherita, DL-l'Ulivo), Pierluigi Petrini (Margherita, DL-l'Ulivo), Antonio Del Pennino (Misto), Cesare Marini (Misto), Graziano Maffioli (CCD-CDU - Biancofiore), Cesarino Monti (LNP), Sauro Turroni (Verdi - L'Ulivo) e Alois Kofler (Per le autonomie).
Sulla base delle intese raggiunte negli uffici di presidenza integrati dai rappresentanti dei gruppi delle due Commissioni, l'ufficio di presidenza del Comitato è così costituito:
presidente: deputato Donato Bruno;
vicepresidenti: deputato Gian Franco Anedda e senatore Franco Bassanini;
segretari: deputato Gianclaudio Bressa e senatore Graziano Maffioli.
Comunico inoltre che gli uffici di presidenza integrati dai rappresentanti dei gruppi della I Commissione della Camera e della 1a Commissione del Senato, nel corso della stessa riunione, hanno convenuto che l'indagine conoscitiva verterà sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova.
Comunico, inoltre, che l'ufficio di presidenza del Comitato, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 3 agosto 2001 ha deliberato che il Comitato tenga i propri lavori nel corso delle settimane dal 7 al 9 agosto, dal 28 al 30 agosto, dal 4 al 6 settembre e dall'11 al 13 settembre; nel corso delle diverse settimane il Comitato terrà i propri lavori nelle giornate del martedì, del mercoledì e del giovedì.
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L'ufficio di presidenza del Comitato, nel corso della stessa seduta, ha deliberato il seguente calendario delle audizioni per la settimana dal 7 al 9 agosto:
Martedì 7 agosto:
ore 10.00: Audizione del sindaco della città di Genova, onorevole Giuseppe Pericu;
ore 15.00: Audizione del presidente della provincia di Genova, dottoressa Marta
Vincenzi;
ore 17.00: Audizione del presidente della regione Liguria, dottor Sandro Biasotti.
Mercoledì 8 agosto:
ore 9.30: Audizione del direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza, prefetto Giovanni De Gennaro;
ore 15.00: Comandante generale della Guardia di finanza, generale di Corpo d'armata Alberto Zignani;
ore 17.00: Audizione del comandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale di Corpo d'armata Sergio Siracusa.
Giovedì 9 agosto:
ore 9.30: Audizione del prefetto di Genova, dottor Antonio Di Giovine;
ore 15.00: Audizione del direttore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, dottor Giovanni Tinebra.
Per quanto riguarda lo svolgimento dell'indagine, avverto che in merito al regime delle sostituzioni si applicano i seguenti criteri:
la sostituzione di un membro della Commissione per l'intero svolgimento dell'indagine è da ritenersi ammissibile applicando in via analogica quanto previsto dall'articolo 19, comma 3, del regolamento della Camera, che prevede la
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possibilità di sostituzioni «per un determinato progetto di legge»; analogo risultato potrebbe, comunque, essere raggiunto mediante la sostituzione di un deputato con un altro nella composizione della Commissione;
è altresì ammissibile la sostituzione, per una singola seduta, di un componente del Comitato paritetico con altro deputato (o senatore) che sia membro delle Commissioni affari costituzionali.
Per quanto concerne la partecipazione ai lavori del Comitato di parlamentari che non ne siano componenti, quest'ultima, secondo quanto convenuto in sede di ufficio di presidenza, è ammissibile, sia in riferimento ai componenti delle Commissioni affari costituzionali sia a parlamentari appartenenti ad altre Commissioni, solo qualora tale partecipazione non comporti la formulazione di domande ai soggetti auditi o altre forme di intervento (in particolare essi non possono partecipare a sopralluoghi né assistere a riunioni per le quali si è deliberata la seduta segreta), venendo altresì meno le ragioni stesse di affidare lo svolgimento dell'indagine a un organo ristretto, qual è il Comitato paritetico.
Ricordo altresì che la pubblicità delle sedute del Comitato sarà realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
Il Comitato può stabilire inoltre che la pubblicità dei lavori sia garantita anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso; resta in ogni caso salva la facoltà di ciascun componente il Comitato di opporsi a tale decisione.
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L'eventuale visione nel corso delle audizioni di materiale audiovisivo sarà riservata ai componenti il Comitato, con disattivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, qualora quest'ultimo fosse stato attivato.
Il Comitato, inoltre, potrà deliberare che una riunione o parte di essa si svolga in seduta segreta, a norma dell'articolo 65, comma 3, del regolamento della Camera.
Avverto inoltre che, come si è convenuto in ufficio di presidenza, tutto il materiale conoscitivo acquisito sarà conservato presso la segreteria della I Commissione della Camera dei deputati; i componenti il Comitato potranno visionarlo presso la segreteria stessa e chiederne eventualmente copia.
Nel periodo di aggiornamento dei lavori, sarà effettuato alla casella dei singoli parlamentari ovvero all'indirizzo eventualmente indicato dagli stessi per mezzo di posta celere, l'invio dell'indice della documentazione pervenuta, sia cartacea sia audiovisiva.
Qualora detto materiale sia classificato come riservato da parte dei soggetti che lo depositano o lo trasmettono, la sua visione, nel corso dell'indagine, sarà riservata ai componenti il Comitato, senza possibilità di estrarne copia. La decisione sulla eventuale pubblicazione di detto materiale, in allegato agli atti dell'indagine, potrà essere assunta a conclusione dell'indagine previa verifica presso il soggetto o l'autorità che lo ha trasmesso del permanere o meno delle originarie ragioni di riservatezza.
Ricordo, infine, che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria. Al presidente del Comitato è affidato, pertanto, il relativo vaglio sulle domande rivolte agli auditi e, in generale, degli interventi per garantire il rispetto
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della natura dell'indagine conoscitiva e del suo oggetto, anche in riferimento ai generali ambiti di competenza delle Commissioni affari costituzionali.
Audizione del sindaco di Genova, Giuseppe Pericu.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sindaco di Genova, onorevole Giuseppe Pericu, sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 svoltosi a Genova.
Prima di dare inizio all'audizione in titolo ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte di componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in locali separati.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Signor sindaco, la ringraziamo e la preghiamo di riferire sui fatti di cui lei è sicuramente a conoscenza e per i quali è stato invitato in questa sede. Ci scusiamo per il ritardo.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Signor presidente, desidero innanzitutto manifestare la mia personale soddisfazione - che credo sia quella dell'intera città di Genova - per la decisione che è stata raggiunta dal Presidente della Camera dei deputati e dal Presidente del Senato di dare vita ad una attività conoscitiva da parte del Parlamento. La nostra città aveva grandi attese rispetto all'evento del G8; si trattava di
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attese di vario tipo: materiali, ma anche molte attese morali, politiche in senso lato, riguardanti il fatto di essere il luogo prescelto dove doveva svolgersi un grande evento internazionale, che avrebbe affrontato grandi temi che interessano il nostro Stato, la nostra collettività, ma anche il mondo intero. Pensavamo che tale evento dovesse svolgersi in modo sufficientemente pacifico, in maniera tale che i grandi temi oggetto del vertice potessero essere dibattuti, confrontati e discussi. Da tale punto di vista abbiamo fatto in modo che in città si svolgessero, nel tempo, un insieme di incontri preparatori e, in qualche modo, di approfondimento.
Purtroppo così non è stato, nel senso che i dibattiti ci sono stati, ma la violenza - la violenza morale - che abbiamo subito è stata molto grave e ha portato anche alla morte di un ragazzo, nei confronti del quale il senso di dolore molto forte per la mancanza si accompagna alle parole di grande consolazione che ha detto il padre del ragazzo, Giuliani, che, in realtà, ci hanno subito guidato come elemento di ripresa anche dal punto di vista delle ferite morali (non tanto le ferite fisiche che ci sono state, quanto quelle morali che sono più gravi). Conseguentemente, il fatto che si occupi del problema anche il Parlamento, oltre alla magistratura (rispetto alla quale abbiamo la massima fiducia che possa raggiungere quanto prima risultati conclusivi), per la nostra città è motivo di grande e particolare soddisfazione. Dall'indagine conoscitiva attendiamo di capire meglio quanto è successo.
Ho notato che tale indagine verte sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova. Non so se tedio il Comitato, ma di fatto per noi il vertice è cominciato nel gennaio del 2000, con la scelta del Governo di individuare Genova come sede del vertice, e con la presentazione della legge speciale in Parlamento, che è stata approvata nel giugno
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del 2000. Già prima dell'approvazione della legge, si era cominciato a lavorare, a discutere e a vedere che cosa significasse il vertice per la nostra città. Sono subito emersi, in realtà, diversi livelli di attenzione o di intervento, sui quali mi soffermo molto brevemente, poiché tali livelli presentano evidenti interconnessioni tra loro.
Un primo livello era quello della sistemazione urbana della città, alla quale è dedicata principalmente la legge approvata nel giugno del 2000 da tutte le forze politiche, sia al Senato sia alla Camera. Tale livello restava affidato prevalentemente ad una commissione speciale presieduta dal prefetto. Riguardo a tale aspetto abbiamo sostanzialmente aperto in città oltre 100 cantieri e abbiamo operato attraverso un insieme di interventi, sulla base di un input di fondo che ci aveva dato il Governo di allora e che era indirizzato su due punti specifici: il Palazzo ducale come luogo degli incontri, e i magazzini del cotone del porto antico, come sede della sala stampa. Il collegamento tra i magazzini del cotone ed il Palazzo ducale diventava il percorso principale intorno al quale operare. Dal punto di vista spaziale si tratta di luoghi vicini - distano meno di un chilometro l'uno dall'altro - e, quindi, la preparazione di tutto ciò rappresentava il compito principale.
Il secondo elemento era costituito invece dal secondo livello di accoglienza per la delegazione dei giornalisti e per gli eventi collaterali dei Capi di Governo. Tale competenza era affidata ad una struttura di missione presieduta da un diplomatico scelto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il terzo elemento era costituito dalla sicurezza del vertice affidata al Ministero dell'interno in base alla legge istitutiva di giugno, in cui si accenna ad un importante stanziamento per la sicurezza. Venne subito in rilievo un quarto elemento, che era quello del fronte anti G8: l'esigenza di farsi carico dello svolgimento di
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manifestazioni provenienti da una pluralità assai diversificata di movimenti, di associazioni ed altro, che avevano come oggetto i grandi temi del vertice (povertà, guerra e globalizzazione).
Debbo subito rimarcare un aspetto che mi sta a cuore: come città abbiamo vissuto l'esperienza di Okinawa, dove sono andati due nostri rappresentanti, e ci siamo informati sull'esperienza di Colonia e sui vertici precedenti. In quelle occasioni i governi locali furono molto coinvolti. Ad Okinawa, e in parte anche a Colonia, che però fu molto agevolata dalla struttura federale dello Stato, che poi si occupò realmente di queste cose, l'organizzazione materiale era stata rimessa ai governi locali. Il sistema italiano però è fortemente centralizzato: la commissione che decide sui lavori è presieduta dal prefetto e la struttura di missione, nominata dal Presidente del Consiglio dei ministri, è completamente statale; ovviamente, la sicurezza del nostro sistema appartiene al Ministero dell'interno. In questa situazione, come città ed io come sindaco, non ci siamo sentiti particolarmente sacrificati e, sebbene ci fossero in quel momento istanze abbastanza forti per una maggiore autonomia decisionale, non era il momento per porre eventualmente in discussione la struttura costituzionale del nostro Stato, anche perché con le strutture locali di governo il rapporto è stato subito molto collaborativo. Per dare un'idea, la commissione presieduta dal prefetto, che doveva decidere sui lavori, ha cominciato a lavorare addirittura prima dell'approvazione formale della legge. Dopo la prima lettura al Senato, iniziammo subito a lavorare per realizzare gli obiettivi proposti.
I profili però che maggiormente interessano il Comitato sono altri e non quelli attinenti ai lavori di sistemazione urbanistica, sostanzialmente conclusi e che hanno rappresentato
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un'esperienza molto positiva per noi. Uno di questi, che forse non è all'attenzione del Comitato, perlomeno da quanto risulta dalla formulazione del suo mandato, riguarda i comportamenti della struttura di missione per l'accoglienza delle delegazioni dei giornalisti, che era strettamente interrelato ai problemi della sicurezza. Era evidente che, nel momento in cui si sapeva dove avrebbero alloggiato le delegazioni A o B, contemporaneamente si poteva predisporre il piano di sicurezza adeguato. La scelta sulla sistemazione definitiva delle delegazioni risale alla fase finale (non ho informazioni esatte ma su questo punto il Comitato potrà acquisirle nell'esercizio dei propri poteri conoscitivi), conclusa nel mese di giugno. Prima di allora, si discuteva l'immagine iniziale che si prospettava del vertice e che vedeva localizzate parte delle delegazioni sulla riviera di Levante, alcune su quella di Ponente e altre in città, con rilevanti problemi logistici di trasferimento rispetto al luogo dove si sarebbe svolto il vertice.
Nel mentre si preparava tale impostazione complessiva, continuavano a giungere notizie di manifestazioni di carattere internazionale collegate ad altri tipi di eventi, a Praga e a Nizza, dove erano accaduti incidenti. Questo progressivo accentuarsi di una problematica della sicurezza rendeva incerta la localizzazione delle delegazioni e l'articolazione della sistemazione complessiva degli ospiti stranieri in un territorio più vasto come si era inizialmente ipotizzato. Ad Okinawa, la sistemazione delle delegazioni era lontana dal luogo di svolgimento del vertice e si pensava che un modello analogo potesse essere gestito ed organizzato anche da noi.
Non mi soffermo ulteriormente su questo tema che, probabilmente, presidente, potrete valutare nell'ambito dei vostri poteri conoscitivi e passo invece a parlare brevemente dei problemi più strettamente oggetto dell'audizione. Inizierei con
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una considerazione abbastanza elementare ma importante. Dal momento stesso in cui si decise il vertice - siamo ancora nella primavera-estate del 2000 - contemporaneamente si costituirono associazioni che spingevano affinché si trattassero temi che dovevano essere oggetto di considerazioni, separatamente dal vertice. Abbastanza velocemente si formò una rete anti G8, fatta di associazioni locali, la quale chiese anche l'appoggio dell'amministrazione comunale (in consiglio comunale si svolsero dibattiti approfonditi su questo argomento).
Affermammo allora il principio, a cui ci siamo sostanzialmente attenuti in tutta la nostra azione, che dovesse essere garantita la libertà di manifestazione del pensiero, anche in contrasto, da parte di chi dubitasse della legittimità del vertice o la contestasse, peraltro con due vincoli specifici: ciò non doveva in alcun modo incidere sulla sicurezza del vertice e non doveva essere accompagnato da manifestazioni violente. Manifestazioni pacifiche, quindi, che non contraddicessero il luogo del vertice. Faccio tale precisazione perché emerse subito che da parte di alcuni gruppi c'era il desiderio di impedire il vertice. Infatti, ci fu una fortissima pressione e quasi costantemente si anticipavano notizie sulla preoccupazione per la sicurezza, arrivando a discutere ad un certo punto di spostarlo o di annullarlo. Queste istanze si concretizzarono nella presentazione di un documento da parte di un gruppo di associazioni, assai composito, il cosiddetto patto di lavoro (credo sia opportuno che il Comitato ne venga a conoscenza), in cui sostanzialmente si indicava la linea di manifestare senza affermare la volontà di impedire il vertice, con un intendimento di carattere pacifico.
È dal patto di lavoro che, in qualche modo, si sviluppa poi coeso il Genoa social forum. Questo gruppo di associazioni a poco a poco si arricchisce: se inizialmente si tratta di un
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gruppo limitato alla fine diventa complessivamente di oltre cinque-seicento associazioni. Comunque, già inizialmente è costituito da un gruppo consistente e coinvolge soggetti profondamente diversi: da comunità di preghiera all'ARCI (un insieme di associazioni che ha finalità culturali, sportive, o di divertimento), dalle ACLI a partiti ed organizzazioni sindacali, fino a comprendere anche movimenti di opinione, tipo quello per la remissione del debito. Si tratta quindi di un coacervo di istanze assai diverse, i cui rappresentanti nei colloqui che hanno avuto con noi si sono sempre presentati in modo unitario. Nei colloqui che abbiamo avuto in diverse occasioni, perché veniva richiesto frequentemente di avere un appoggio da parte dell'amministrazione comunale, come credo sia stato richiesto anche all'amministrazione provinciale e alle altre amministrazioni locali, si presentava sempre un gruppo di cinque, sei, sette persone, un collegio che sostanzialmente rappresentava le diverse componenti di questo insieme di associazioni inizialmente definito patto di lavoro ed in seguito Genoa social forum.
Penso possa essere interessante individuare - siamo all'inizio di quest'anno - quale fosse l'atteggiamento, almeno per come emergeva nei colloqui che ho avuto, da parte del Governo di allora nei confronti dello svolgimento di tali manifestazioni. L'atteggiamento al riguardo sostanzialmente era del tipo che non ci potesse essere una compresenza delle manifestazioni durante il vertice. La tesi di fondo che in qualche modo si cercava di comunicare - da me personalmente condivisa - si basava sull'opportunità che si potessero svolgere manifestazioni anche importanti ed ampiamente significative, ma che dovessero svolgersi prima o dopo il vertice, concedendo uno spazio temporale, a partire dalla metà di luglio (il 14-15, inizialmente si propose il 12) sino, grosso modo,
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a qualche giorno dopo lo svolgimento del vertice. Doveva esserci insomma una sorta di break - un'interruzione - tra le manifestazioni che potevano avere lo spazio più ampio e più significativo; il comune insieme con la provincia di Genova pensava anzi di dar vita a manifestazioni durante quel periodo, che potessero affrontare in modo emblematico alcuni dei temi del vertice. Questa proposta non venne accettata dal Genoa social forum, ed in febbraio iniziò un lungo confronto volto da un lato ad indurre il Genoa social forum a non pretendere la contemporaneità, dall'altro a cercare di capire cosa avrebbe significato questa contemporaneità. Allora venivano ritenute emblematiche, all'interno delle loro proposte, due richieste del Genoa social forum: la costituzione di una cosiddetta «cittadella», un luogo fisico, in cui potessero essere rappresentate le diverse istanze di cui il Genoa social forum era espressione ed in cui potessero svolgersi dibattiti e concerti; la «cittadella» doveva divenire operativa, in base alle loro richieste, a partire dall'inizio di luglio di modo tale da consentire l'attività preparatoria per una grande manifestazione pubblica, emblematicamente divenuta poi quella svoltasi sabato 21 luglio.
Il confronto fu lungo, e - qui voglio precisare la posizione dell'amministrazione comunale all'interno di questo confronto - noi non avevamo un potere decisorio (il sistema è particolarmente accentrato), partecipavamo e venivamo coinvolti in determinati momenti all'elaborazione delle decisioni, ma di fatto queste venivano assunte in luogo distinto e diverso. Durante il periodo della campagna elettorale il confronto, non voglio dire che si interruppe, ma sicuramente rallentò. Nel contempo i temi della sicurezza cominciarono ad essere affrontati, ma essi sembravano vivere in connessione: da un lato con l'articolarsi delle eventuali manifestazioni, dall'altro
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con la sistemazione delle delegazioni governative. Il confronto con il Genoa social forum non si definiva e la sistemazione dei Governi ospiti era in ritardo, conseguentemente anche i temi della sicurezza andavano assumendo un contorno più incerto. Devo dire che la collaborazione del comune con il prefetto e con il questore di Genova, era sempre stata molto buona negli anni precedenti. Genova tra le grandi città è quella con il più basso tasso di criminalità e riteniamo che tra i tanti fattori vi sia anche la buona collaborazione tra gli enti locali e le strutture preposte all'ordine pubblico. Questo buon rapporto di collaborazione proseguì per lo meno anche durante la fase preparatoria, divenne più complicato nei giorni finali, quelli con gli incidenti ed evidentemente i più convulsi, ma non si verificò comunque una distonia molto forte.
Si giunse grosso modo ai primi giorni di giugno - il Governo Berlusconi ancora non si era insediato - quando il prefetto, - mi sembra si trattasse del 2 giugno -, dopo aver sentito il consiglio provinciale di sicurezza, di cui anche io faccio parte - assunse il provvedimento di delimitazione della cosiddetta «zona rossa» e «zona gialla». Da parte della prefettura credo ci fosse l'esigenza, a mio avviso corretta, malgrado la non definizione dei profili da me indicati prima - quelli attinenti all'accoglienza e quelli relativi ai rapporti con il Genoa social forum - di cominciare a dare delle indicazioni, poiché si stava manifestando anche una forte pressione cittadina. La città di Genova si presenta in modo particolare - vedo amici genovesi e liguri che sicuramente ben la conoscono - ma per gli altri, che invece non lo conoscono, è opportuno che la descriva sommariamente. Il territorio comunale di Genova si sviluppa per 248 chilometri quadrati, all'interno del territorio della città, che si trova a livello del mare, abbiamo monti alti quasi mille metri. La parte abitata
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è abbastanza piccola e si trova lungo la costa: si tratta in pratica di una striscia lunga quasi 30 chilometri con due vallate interne. Quindi, un territorio abitato molto concentrato e piccolo rispetto all'insieme, con una struttura rettilinea e non di carattere circolare.
Seguivo attentamente la definizione della «zona rossa» e della «zona gialla» e partecipavo a queste operazioni perché incidevano moltissimo sulla vivibilità della città; in realtà, incidevano sotto un profilo particolare ed esclusivo, sostanzialmente - questo dato ha un suo significato anche per il seguito -, nei passaggi tra levante e ponente. Se in realtà il Palazzo ducale e i magazzini del cotone, dove è situata la sala stampa, si trovano nel centro della città ed occupano una piccolissima porzione di questa, sono però situati in un passaggio fondamentale per i trasferimenti tra levante e ponente. Grosso modo su cinque percorsi di attraversamento della città, due venivano automaticamente esclusi: quelli più frequentati, quelli che portavano al mare; ne restavano così altri tre, uno dei quali fu poi successivamente escluso.
Pertanto, la mia tendenza era, da un lato, quella di far sì che la zona rossa fosse la più contenuta possibile, proprio per mantenere le percorrenze, dall'altro, che fosse effettivamente una zona rossa. Con questo termine si intende una zona di particolare protezione, dove in base all'ordinanza prefettizia non devono svolgersi particolari manifestazioni, le strade devono essere libere e così via. In realtà, in quel momento la questura ci chiese di mettere a disposizione le transenne di cui il Comune è dotato. Abbiamo, infatti, effettuato un rilevante acquisto di transenne per le manifestazioni degli alpini e disponiamo, pertanto, di circa sei - nove chilometri di transenne.
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Sembrava, dunque, che la zona rossa dovesse essere delimitata da transenne, le stesse utilizzate per delimitare i cortei, anche se eventualmente sistemate in modo più organizzato: questo era l'orientamento che, in quel momento, sembrava si dovesse seguire.
La zona rossa era accompagnata da una zona gialla, ovvero una zona per così dire di protezione collegata al divieto sostanziale di svolgere al suo interno manifestazioni. Il provvedimento prefettizio fu, dunque, assunto e si cominciò sostanzialmente a portarlo a conoscenza: aprimmo infatti un numero verde, perché tutti i cittadini volevano sapere quali fossero i vincoli della zona rossa, cosa sarebbe accaduto, quali sarebbero stati i percorsi praticabili e così via.
Nel frattempo, dal punto di vista della sicurezza, il clima era abbastanza cambiato, a causa dei fatti accaduti a Göteborg, i quali hanno segnato, anche psicologicamente, un mutamento di orientamento. La preoccupazione di quanto accaduto a Göteborg era diventata molto forte: in questa città - riporto quanto appreso da notizie giornalistiche, perché non ho vissuto personalmente questa esperienza - la polizia sparò e ci fu un giovane in fin di vita (il quale sembrava addirittura in un primo momento che dovesse morire); i Capi di Governo dovettero disdire la loro cena perché non riuscivano a raggiungere il luogo dove questa avrebbe dovuto svolgersi. Pertanto, dopo Göteborg, anche nell'esperienza che vivevo di riflesso - perché le decisioni fondamentali venivano assunte diversamente -, l'ambiente cambiò connotazione: si cominciò a ragionare per avere una zona rossa più rigida e così via.
Di fatto, il mutamento profondo avvenne con il discorso di insediamento del Governo Berlusconi. Vi era stato, infatti, un lungo break durante il periodo elettorale, con particolare riferimento ai rapporti con il Genoa social forum al fine di
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definire che cosa poteva esser fatto, nel mentre procedeva il piano della sicurezza, così come definito dal provvedimento prefettizio. Il Governo Berlusconi assunse la decisione di colloquiare con i manifestanti, i supposti manifestanti, del Genoa social forum e fu, subito dopo, convocato da parte del ministro dell'interno Scajola un incontro con gli enti locali, che si svolse precisamente in data 19 giugno 2001 presso il ministero. Il ministro Scajola, alla presenza del capo della polizia, disse agli enti locali, cioè al presidente della regione Biasotti, al presidente della provincia Vincenzi e al sottoscritto, in qualità di sindaco, che la decisione era stata quella di raggiungere e definire un accordo con il Genoa social forum per dare vita allo svolgimento di manifestazioni organizzate. Questo orientamento fu da me condiviso ed apprezzato, perché veniva di fatto garantita la possibilità di manifestare. Ciò che personalmente temevo maggiormente, in parte poi verificatesi, era il possibile svolgimento di manifestazioni non organizzate, cioè spontanee e quindi più difficilmente controllabili.
Dopo aver acquisito il consenso da parte degli enti locali, il ministro Scajola, diede poi delle disposizioni e si svolsero degli incontri tra il capo della polizia e i responsabili dell'ordine pubblico con le organizzazioni del Genoa social forum per definire le modalità organizzative delle loro manifestazioni. In ciò, era coinvolta anche l'amministrazione comunale, in particolare sulla definizione dei percorsi dal punto di vista della loro tecnicità. Mi spiego con un esempio: nel momento in cui - mi dispiace di non aver portato una grande carta della città perché forse si comprenderebbe meglio - si è deciso di concentrare le manifestazioni del Genoa social forum nella parte a levante della città, dove sono localizzati due importanti presidi sanitari, cioè un ospedale pediatrico molto noto, il Gaslini, e la più importante struttura ospedaliera
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cittadina, era a mio avviso, tenuto conto della conformazione della città, assolutamente essenziale che queste strutture ospedaliere fossero sempre raggiungibili e che quindi le manifestazioni e i cortei non ne impedissero il raggiungimento, anche perché, tra l'altro, nel periodo estivo tali strutture lavorano moltissimo anche per la restante parte della regione. Pertanto, noi partecipavamo con questa finalità. Si discussero diverse ipotesi di percorsi e si apprese in quel momento che le manifestazioni consentite non erano più soltanto quella nella cittadella o la grande manifestazione, bensì venivano ad essere consentite una pluralità di manifestazioni: due manifestazioni il giorno precedente al vertice, il 19; un'ulteriore articolazione il venerdì successivo e poi il sabato; eventualmente posso, poi, descriverle brevemente e analiticamente, qualora lo riteniate opportuno, se non ne avete adeguata conoscenza. C'è da aggiungere un ulteriore passaggio in questa fase: viene precisato, a fine giugno, inizio luglio, il significato della zona rossa, o perlomeno ho cominciato a conoscerlo meglio, nel senso che, ritengo sulla base delle esperienze di Göteborg ed anche di quelle canadesi - perché nel frattempo vi erano stati gravi incidenti anche a Quebec City in occasione della riunione degli Stati panamericani -, fu deciso di mettere delle griglie a chiusura dei varchi della zona rossa. Quindi, tale zona diventò effettivamente blindata; per noi - utilizzo il plurale perché credo di interpretare il sentimento di tutti i genovesi - fu veramente una grande ferita vedere questa città, per così dire, in assetto di guerra.
Tra l'altro tale sistema fu sistemato ed organizzato in questi termini e, successivamente, in brevissimo tempo - il lunedì successivo - la blindatura era già scomparsa. Contemporaneamente il Governo fece un'altra scelta, che fu condivisa dal Parlamento, cioè di concedere fondi agli enti locali per gestire
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l'accoglienza dei manifestanti; vi era una forte richiesta in questo senso, da più parti, e d'altronde noi, come città, eravamo molto preoccupati, perché si prevedeva e si diceva che sarebbero giunte migliaia e migliaia di persone - come poi effettivamente giunsero - e le stime iniziali (anche le più ampie) erano minori rispetto a quello che poi si è verificato; si disse che sarebbero arrivate tra le 10 mila e le 20 mila persone, e poi 80, 100 mila per la manifestazione: ne arrivarono invece dapprima 30 o 40 mila, e ben oltre 100 mila per la manifestazione conclusiva.
Fu deciso da parte del Governo uno stanziamento di 3 miliardi a vantaggio degli enti locali della regione Liguria che provvedevano all'accoglienza. Qui si affronta un altro profilo che può essere di interesse per questo Comitato; presidente, se sto andando... lei mi riprenda...
PRESIDENTE. Non c'è alcun problema.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Cerco di essere il più sollecito possibile, senza troppe sbavature...
PRESIDENTE. Può andare avanti quanto vuole.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Dove accogliere queste persone? Come accoglierle? Evidentemente si trattava di una accoglienza sommaria (strutture sportive, scuole) ed era necessario vedere come localizzarle; noi creammo una nostra commissione interna, procedemmo in pieno accordo con la prefettura e la questura, cioè non demmo disponibilità precedenti se non di luoghi che avevamo sostanzialmente concordato. Avevamo delle richieste da parte del Genoa social forum (richieste che sono cominciate a pervenire nel marzo, e poi sono state successivamente aggiornate) e noi sostanzialmente
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demmo delle risposte verso il 10, 12 luglio, non prima, cioè 8, 10 luglio, siamo in quel periodo; perché in realtà, l'atteggiamento mio personale era sostanzialmente quello di ritenere che per definire questo problema occorresse essere in tre seduti tutti allo stesso tavolo, da un lato il Governo che gestisce il problema del confronto con il Genoa social forum; dall'altro il Genoa social forum stesso ed infine l'ente locale che deve provvedere materialmente agli apprestamenti necessari e poi, evidentemente, può esprimere anche le proprie istanze politiche.
Alla fine definimmo un insieme di luoghi - fra cui le scuole Diaz e Govi, lo stadio Carlini e quant'altro - tutti situati sul levante della città; questi luoghi li attrezzammo con tendoni, coperture o tende canadesi - a seconda dei casi - e li abbiamo poi messi a disposizione dei partecipanti al Genoa social forum a partire, grosso modo, da lunedì 16. In realtà la loro richiesta era precedente, abbiamo dei verbali di consegna (per le preparazioni iniziali) dell'11, 12 luglio; dopo un po' di tempo per preparare questi luoghi, essi cominciano ad essere occupati dal lunedì, dal martedì della settimana in cui doveva svolgersi il vertice. I luoghi furono da noi consegnati a delle persone fisiche (con dei verbali), esponenti del Genoa social forum: oggi ci sono stati tutti restituiti, ed abbiamo già anche il quadro dei danni che si sono verificati, debbo dire di non particolare rilievo nella maggior parte dei luoghi, e soltanto di un certo rilievo nello stadio Carlini, dove le strutture sportive hanno subito danni più rilevanti.
Eventualmente se al Comitato interessa tutto questo materiale, lo posso far pervenire...
PRESIDENTE. Sì.
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GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. ...riguardante, cioè, l'individuazione dei luoghi, i verbali, i danni e le prime perizie che noi già abbiamo sulle varie situazioni... (commenti).
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Arriviamo, poi, anche a chi li paga. Inizia la settimana, ed inizia con una cosa gravissima, un attentato che ferisce gravemente un giovane carabiniere (un pacco bomba, una busta bomba). Sembra che questo ragazzo possa addirittura perdere la vista. Si crea subito, a partire da lunedì, un clima molto teso, molto difficile e molto complicato. La prima manifestazione è prevista per il giovedì, ed è una manifestazione che il Governo ci chiede di svolgere, inizialmente doveva tenersi la mattina, in una piazza della città - piazza Tommaseo - da parte delle donne iraniane, e nel pomeriggio doveva esservi una manifestazione imponente. Ma forse è bene che dia un quadro delle manifestazioni previste e sostanzialmente approvate dalla prefettura e dalla questura.
La prima manifestazione, appunto, si sarebbe dovuta svolgere il giovedì mattina in piazza Tommaseo, una piazza della nostra città; ma nel contempo, nei giorni precedenti si erano definite una serie di iniziative complessive: la manifestazione delle donne iraniane la mattina del giovedì; il giovedì pomeriggio una grande manifestazione detta «degli emigranti», che aveva un percorso particolarmente delicato perché si muoveva dal centro storico, da piazza Sarzano (abbastanza vicino al Palazzo Ducale) e poi si articolava lungo alcune strade che vanno verso il mare e finiva, sostanzialmente, sul termine del tratto della passeggiata a mare. Il Governo nel frattempo, attraverso i propri organi, aveva consentito una serie di cosiddette piazze tematiche o di luoghi di incontro; si era così costituito a Punta Vagno un centro, una piccola cittadella, tra l'altro vicino alla scuola Diaz dove, fra l'altro, era situata la
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struttura organizzativa del Genoa social forum; questo aveva determinato anche la costituzione di una piazza tematica in piazza Kennedy e nei giardini di piazza Rossetti. Faccio questi riferimenti perché sono luoghi nei quali si sono svolti particolarmente degli scontri. Si era poi data vita ad una piazza tematica in piazza Tommaseo ed in altre parti della città.
Le piazze tematiche avevano una particolare importanza per la giornata del venerdì, perché per il venerdì non era prevista una manifestazione organizzata principale, ma c'era invece la dichiarazione del Genoa social forum di effettuare l'assedio alla zona rossa; il che significava presentarsi di fronte ai varchi più ampi e in realtà, di fatto, protestare contro lo svolgimento del vertice. Naturalmente questo presentarsi di fronte ai varchi più ampi era accompagnato da dibattiti ed incontri che dovevano svolgersi in alcune piazze vicine ai varchi; così ad esempio nel varco di via Assarotti (che è una lunga strada in discesa), a piazza Manin, si svolgevano dei dibattiti, dei colloqui e degl'incontri che poi conducevano a questa forma di assedio rispetto alla zona rossa.
Vi era invece come deroga - il Governo aveva consentito questa deroga che inizialmente sembrava non dovesse esserci - una manifestazione anche sul lato del ponente cittadino organizzata dai COBAS e dai CUB; manifestazione che sarebbe partita dal quartiere di Sampierdarena e sarebbe giunta fino alla stazione marittima; quindi c'era un rapporto sulla zona rossa, in questo caso, da ponente e non da levante rispetto alla città.
Nella giornata di sabato, invece, doveva tenersi soltanto una grande manifestazione rispetto alla quale erano sorti problemi logistici molto gravi; essa, infatti, doveva svolgersi nella parte di levante della città fino ai dintorni dello stadio Ferraris, in
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piazza Galileo Ferraris, attraverso un percorso di circa 4-5 chilometri che si snodava in una parte ampia della città.
Il lunedì successivo si è verificato l'attentato al carabiniere, mentre il martedì si è svolta una fase sostanzialmente di preparazione in cui personalmente ho trascorso il tempo a contrastare e a rallentare il processo di chiusura della zona rossa.
In realtà, avevamo concordato con il prefetto che la zona rossa dovesse essere chiusa non prima del mercoledì mattina, ma la preparazione della blindatura dei varchi dovette cominciare nella notte fra domenica e lunedì. In particolare, era molto in discussione la chiusura di una piazza, piazza Corvetto, che è vicina alla prefettura e che, se chiusa, avrebbe bloccato la terza strada di attraversamento della città. Insistetti molto perché piazza Corvetto non fosse integralmente chiusa ma venisse lasciata, in parte, disponibile per i mezzi pubblici, ma poi la sicurezza decise che era assolutamente essenziale chiuderla.
Vorrei rilevare che nel palazzo della prefettura si era svolta la cena iniziale offerta dal Presidente della Repubblica Ciampi e che poi, nella giornata di domenica, si è svolto - come sapete - l'incontro fra Bush e Putin sui temi dello scudo stellare. Era, quindi, un luogo importante di incontri rispetto allo svolgersi degli eventi.
Nella giornata di mercoledì si verifica un evento che forse è opportuno conosciate, anche perché ritengo che la vostra attenzione sia molto accentuata sui problemi della sicurezza. Il mercoledì pomeriggio i miei uffici vengono informati che nello stadio Carlini vi sarebbero alcune saldatrici con le quali alcuni dimostranti, non meglio identificati, starebbero saldando tra loro sbarre di ferro, avendo divelto alcuni cancelli. Relativamente a tale situazione, inizialmente pensiamo di
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poter intervenire autonomamente mandando alcuni nostri addetti a ritirare questi materiali con il camion; poi, comprendiamo che la situazione non è così semplice e ne riferisco al prefetto. Si svolge, tra l'altro, una riunione degli addetti alla sicurezza con la presenza di rappresentanti dei carabinieri e della questura e con lo stesso questore in cui denunciamo questo evento.
Tali colloqui si svolgono il mercoledì sera verso le ore otto. In quel momento il clima era molto teso e difficile, ma si basava molto sul principio di manifestazione pacifica: in altri termini le manifestazioni venivano presentate da parte di gruppi di organizzatori come pacifiche. Si riteneva che vi fosse stata e vi sarebbe stata una forte attività di prevenzione alle frontiere - in questo caso parlo come cittadino - e che quindi i gruppi più malintenzionati non sarebbero giunti a Genova o sarebbero stati in qualche modo diversamente contrastati.
Credo che il giorno dopo si sia svolta una perquisizione allo stadio Carlini da parte della polizia: la nostra denuncia risale alla sera del mercoledì e il giovedì, alle 5 o alle 6 del mattino, i poliziotti si sono presentati per effettuare tale perquisizione. Conosco questi fatti per averli appresi ex post. In realtà, poi, il Genoa social forum ha chiamato la stampa, si è verificato un certo contrasto per impedire la perquisizione stessa e poi si è deciso di riunire una specie di collegio: alcuni rappresentanti delle forze dell'ordine ed alcuni rappresentanti del Genoa social forum hanno proceduto all'ispezione complessiva dei sotterranei dello stadio Carlini. Tutto ciò accade nella mattinata di giovedì 19 luglio, ma non si trova nulla (Commenti). Racconto le cose come stanno, le notizie ci provenivano dagli addetti alla custodia dello stadio che, naturalmente, avevano affidato lo stesso al Genoa social forum ma conoscevano l'ambiente.
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Giovedì è stata una giornata molto positiva: la manifestazione delle donne iraniane si è svolta in modo tranquillo e pacifico. Anche in quel caso nutrivamo alcune preoccupazioni, poiché erano stati richiesti un semovente o una grossa macchina e non capivamo a cosa potesse servire. Poi, in realtà, fu una manifestazione assolutamente pacifica e non ebbe grande risalto.
Invece, la manifestazione del pomeriggio - relativamente alla quale pensavamo vi dovesse essere una presenza di circa 10-15 mila persone - registrò una presenza elevatissima. Le stime sono attestate fra le 40 e le 50 mila persone (cito dati che la polizia può confermare, anche se queste valutazioni presentano un largo margine di opinabilità). Tale manifestazione si svolse in modo totalmente pacifico e direi, anzi, con momenti anche di gioiosità. Essa attraversò un percorso molto delicato: ad un certo punto, passò proprio accanto alla questura sfiorandola. Io non ho partecipato ad alcuna manifestazione perché, secondo la mia valutazione, il sindaco doveva restarne totalmente fuori. Mi dissero che in quel frangente vi fu un piccolo momento di tensione che, però, si risolse molto brillantemente e in modo pacifico, tant'è che la manifestazione ebbe un'ottima conclusione.
La sera del giovedì tirammo un sospiro di sollievo, peraltro troppo anticipato perché poi le cose si sono svolte diversamente. Mi hanno riferito che la manifestazione - che avevamo ritenuto delicata e complessa e che, in realtà, aveva come tema di fondo l'immigrazione - si è svolta bene, con una grandissima partecipazione e che la città l'ha seguita con piacere. Tenete conto che, nel frattempo, la città si ritraeva. La forte pressione psicologica che vi era stata nei mesi precedenti fece
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sì che molti genovesi decisero di farsi una settimana di ferie sostanzialmente in quel periodo dell'anno. Molti se ne andarono e parecchi negozi furono chiusi.
Devo dire che insistetti particolarmente perché venisse mantenuta l'immagine di una città più viva e più aperta, pensando che ciò avrebbe giovato, per un problema non soltanto morale ma anche di tipo organizzativo o qualitativo.
Il venerdì è stata la giornata più brutta poiché si è verificato l'assedio alla zona rossa. Nei diversi varchi della zona rossa si è svolto un assedio che definirei di tipo virtuale: vi era, infatti, una minaccia di superamento della zona rossa che non era reale, perché nessun mezzo poteva in qualche modo oltrepassare la blindatura che era stata predisposta.
Riferire voci è sbagliato, ma in quel momento correvano anche voci secondo le quali erano stati preparati dei grandi camion da usare come catapulta; tuttavia, di tutto ciò non vi fu in alcun modo traccia. Anche nei luoghi più assediati (i diversi gruppi del Genoa social forum si divisero i luoghi dell'assedio) al più vi erano grida, slogan, lanci di qualche bottiglia di plastica e così via, in una situazione in cui, da un lato, vi erano i manifestanti e, dall'altro lato, vi erano le forze dell'ordine che dietro le griglie difendevano la zona rossa. In quel momento si constatò che la zona rossa era assolutamente impenetrabile e che il vertice si svolgeva nella massima sicurezza possibile. Non credo che negli ultimi anni i rappresentanti delle diverse delegazioni o i giornalisti accreditati si siano trovati in una situazione di così totale sicurezza. In questa parte della città vi era una situazione totalmente irreale.
In quel momento, a fine mattinata, in piazza Paolo Da Novi, lontano dalla zona rossa e da dove si doveva svolgere il
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cosiddetto assedio che doveva ancora iniziare - ma si stava già preparando -, incominciavano a svolgersi alcuni primi scontri con gli uomini neri, i black bloc.
La sensazione che ho avuto nel pomeriggio è che la gran parte delle forze di polizia fossero volte a proteggere la zona rossa da questi supposti assedianti e che, in realtà, nella restante parte della città non vi fosse quella presenza di forze dell'ordine che noi ritenevamo essenziale. Sostanzialmente, in quel momento il problema dell'ordine pubblico in città riguardava non soltanto la sicurezza dei capi di Governo, ma anche la sicurezza dei genovesi e di coloro che erano venuti a Genova per manifestare.
Da questo punto di vista, ad un certo momento, verso le 4- 4 e mezza del pomeriggio, chiesi per telefono ad un rappresentante del Genoa social forum di rinunciare a questa forma di assedio affinché le forze dell'ordine potessero recarsi nella restante parte della città a perseguire coloro che arrecavano danni. Fra l'altro, in quel momento si rinunciò all'assedio in piazza Dante, cosa di cui hanno ampiamente dato notizia i giornali. In realtà sembrava che ci fosse uno sblocco della situazione.
Nel contempo si svolgeva l'unica manifestazione organizzata nella parte di ponente della città, che andava da piazza Montano e Sampierdarena sino alla stazione marittima. Era una manifestazione organizzata dai COBAS e sostanzialmente pacifica, eccettuata una piccola coda del corteo dove erano presenti - credo - dei black bloc. Notate che nel momento in cui si svolgeva l'assedio alla zona rossa, i danni determinati da vari gruppi si registravano in più parti della città: da piazza Paolo Da Novi a circonvallazione Monte, distante solo qualche chilometro, per scendere poi in altre strade. Su questo ci sono
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tante testimonianze rilasciate dai cittadini: i gruppi erano formati da dieci o venti persone, che arrecavano danni in alcune parti della città.
Verso le 5- 5 e mezza è sopraggiunta la morte di Giuliani: la notizia mi è giunta mentre ero in prefettura e mi dovevo recare, assieme agli altri rappresentanti degli enti locali, a salutare il Presidente della Repubblica Ciampi che, nel frattempo, era arrivato a Genova.
Evidentemente, il momento fu particolarmente tragico, sembrava che gli incidenti avessero assunto una dimensione ancora più grande e che non ci fosse solamente una persona morta, ma ce ne fosse più di una. Contemporaneamente, sotto questo profilo, continuavano a pervenire immagini molto forti, molto rilevanti, l'atmosfera era molto pesante. Nel frattempo aveva avuto inizio nel pomeriggio il vertice presso il Palazzo ducale. Alla sera il Presidente della Repubblica Ciampi offriva una cena, non solo ai Capi di Governo partecipanti al G8, ma anche al Segretario generale dell'ONU ed ai rappresentanti di altri Stati. Credo fossero presenti il Presidente del Sudafrica, il Capo di Governo del Bangladesh e così via. Altri potranno riferire con maggior dettaglio.
Come giunta comunale, ci siamo riuniti e abbiamo assunto come nostra decisione quella di invitare il Genoa social forum a ripensare all'opportunità della manifestazione del sabato. Eravamo dubbiosi perché, nel mentre sembrava logico sospendere questa manifestazione anche in segno di lutto per l'avvenuta morte, contemporaneamente si prevedeva l'arrivo di decine di migliaia di persone. Erano state consentite e previste decine di treni speciali; si prevedeva l'arrivo di centinaia e centinaia di pullman provenienti da diverse parti d'Italia. Conseguentemente, si pensava: se non c'è una manifestazione organizzata, considerato il numero delle persone che arrivavano,
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la tensione molto forte dovuta all'avvenuta morte, alle manifestazioni, ai danni che si erano verificati, può essere ancora peggio.
La manifestazione, si svolge, iniziando in modo molto pacifico. Le stime riguardo ai partecipanti sono diverse, ma credo - da quello che so - che abbiano sfilato oltre 100 mila persone. Ad un certo punto, la manifestazione arriva di fronte a piazzale Kennedy, nel lungomare, dove deve girare verso l'interno della città. Una parte importante della manifestazione sfila pacificamente e a piazza Galileo Ferraris, dove si sono svolti alcuni interventi, tra i quali quello di un mio collega, il sindaco di Porto Alegre, che ha tenuto un discorso sulla Carta di Porto Alegre.
Nel mentre la prima parte del corteo sfila e arriva alla sua naturale conclusione, a metà del corteo si crea come una frattura: al riguardo penso che la polizia potrà rilasciare informazioni più tecniche delle mie. Questa frattura nasce per effetto della separazione dal corteo di alcuni gruppi che hanno cominciato a distruggere la zona di piazzale Kennedy e corso Marconi. Vi è stata una carica della polizia riguardo la quale sono state date diverse interpretazioni.
Noi abbiamo assistito per un'ora, un'ora e mezza a continue distruzioni. Il corteo era fermo, quasi diviso in due tronconi. La polizia non caricava, sembrava ferma, ma vi sono opinioni divergenti a riguardo. Sarete voi ad accertarlo, anzi attendo con ansia che su questi temi la vostra attività conoscitiva possa svolgersi al meglio. È a questo punto che si sono avuti i maggiori disastri.
Finito il corteo, nella serata di sabato è avvenuto il cosiddetto Blitz alla scuola Diaz. Io mi trovavo a casa e sono stato avvertito intorno a mezzanotte, l'orario esatto non lo ricordo; poteva essere mezzanotte, mezzanotte e mezza, l'una.
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Ho chiesto informazioni al questore il quale mi ha riferito: siamo stati attaccati, nella scuola si nascondono armi e black bloc, quindi bisogna intervenire. Di questo sono a conoscenza: il giorno dopo le immagini di quello che è successo alla scuola Diaz sono state molto impressionanti.
Passo adesso ad esaminare un altro profilo - se può essere di vostro interesse -, riguardante i danni materiali che si sono verificati. Il lunedì mattina la città era perfettamente funzionante, lo dico per fare un complimento non a me stesso, ma a tutti quelli che hanno lavorato. Hanno funzionato bene le strutture sanitarie, la pulizia della città; ci sono decine di testimonianze al riguardo. I danni materiali hanno interessato principalmente filiali bancarie, concessionarie di automobili, pompe di benzina.
I pochi negozi aperti non sono stati minimamente toccati. Con la nostra azienda di trasporto, nella notte del sabato, avremo trasportato 40, 50 mila persone per portarle ai treni o ai luoghi di raccolta degli autobus, perché potessero tornare a casa. Non c'è stata una sola carrozza che abbia subito danni. Si è trattato di danni molto, molto mirati.
La valutazione dell'entità dei danni oggi non è ancora possibile. Il Governo è intervenuto con una misura particolare: ha fatto un prelievo di 15 miliardi dal fondo di riserva del Ministero del tesoro e lo ha attribuito al bilancio del Ministero dell'interno alla voce «altri interventi a favore degli enti locali»; il Ministero dell'interno ha destinato tale somma al comune di Genova, come se fosse stato un intervento naturale fare i primi interventi.
Noi stiamo elaborando dei criteri, li abbiamo comunicati sia al Governo che alla regione per ripartire questa somma. Ovviamente il Governo, secondo me in modo corretto, ha ritenuto che non dovessero essere risarciti i danni coperti da
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assicurazione; noi abbiamo deciso, come nostro criterio - ho ricevuto due, tre giorni fa il consenso anche del Ministero dell'interno -, innanzitutto di risarcire i danni dei privati e pensare ai danni delle pubbliche amministrazioni in un secondo momento, sempre che queste somme abbiano la loro capienza.
Abbiamo posto, quale termine di presentazione delle domande, il 10 agosto, a ieri mattina, le domande presentate da privati erano relative a danni sull'ordine di un miliardo, un miliardo e mezzo e mancano ancora alcuni giorni al 10 agosto. Questo è sostanzialmente il quadro definitivo.
Per la nostra città, dicevo all'inizio, i danni di tipo materiale sono parecchio limitati e credo che, se fossero stati solo quelli, probabilmente anche questa indagine non sarebbe stata deliberata. I danni che noi abbiamo subito penso siano danni non solo nostri ma di tutta la collettività nazionale, sono danni morali, per le violenze che abbiamo visto, per la morte di persone, ed evidentemente richiedono, oltre che un accertamento delle responsabilità personali dal punto di vista giuridico, anche delle valutazioni di carattere politico che il Parlamento e ciascuno di noi potrà fare, dopo che voi avrete concluso il vostro compito e ci avrete dato un quadro più preciso e più distaccato delle cose che sono successe.
PRESIDENTE. Grazie, sindaco Pericu.
Propongo di formulare tutte le domande, per poi far replicare il sindaco, invece di farlo rispondere ad ogni singola domanda, perché potrebbe essere un po' più lungo del previsto.
GRAZIELLA MASCIA. Vorrei cogliere questa occasione per chiedere al sindaco di ringraziare i cittadini e le cittadine genovesi: non solo hanno subìto i disagi per la preparazione
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del vertice e tutto quello che ne è conseguito, ma sono anche stati in una città - come è stato riferito anche dal sindaco - quasi deserta; i cittadini e le cittadine genovesi sono stati molto generosi, generosi con i manifestanti: non solo hanno fornito, in diversi momenti di quelle giornate, pane ed acqua ai ragazzi, a quelle migliaia di ragazzi che erano lì, ma hanno anche salvato tanti di questi ragazzi dalle cariche della polizia. Lo voglio dire perché ci sono decine di testimonianze di genovesi che, nei cortili delle proprie case, riuscivano a far sfuggire dagli inseguimenti tali ragazzi: questo è il quadro - che non spetta naturalmente al sindaco descriverci - cui noi abbiamo assistito e di cui siamo stati protagonisti in quei giorni. Il mio è un ringraziamento sincero e molto diffuso per tutti coloro che in quelle giornate sono stati presenti. Signor sindaco lei ha fatto una descrizione perfetta di quelle giornate, con dei particolari che a mio avviso non corrispondono pienamente, ma questo non è naturalmente un problema che le rivolgo; semmai, mi interessa di capire meglio alcune cose.
Tuttavia, la prima domanda riguarda gli aspetti che diceva all'inizio e cioè le competenze dei diversi comitati. Lei giustamente ha detto che ognuno aveva i propri compiti c'era la questione della sistemazione urbana, dell'accoglienza, della sicurezza e ognuno svolgeva il proprio mestiere, anche con una certa centralizzazione. Vorrei chiederle sindaco, intanto, quale tipo di coinvolgimento abbia avuto il comitato di cui lei faceva parte, quello della sicurezza cittadina, in merito alle modalità di gestione dell'ordine pubblico. Giustamente lei dice che la sicurezza è stata una conseguenza della dislocazione delle delegazioni straniere, dei corrispondenti e poi delle manifestazioni: quindi si è definito negli ultimi tempi. Ma lei ha anche detto di non conoscere il tipo di zona rossa che sarebbe stata definita e sino a che punto questa zona rossa avrebbe
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avuto le caratteristiche che poi si sono conosciute. Noi stessi abbiamo potuto leggere sui giornali, nei giorni successivi, la sua meraviglia per l'entità di questa zona rossa. Quindi, volevo capire meglio il livello di coinvolgimento che lei ha avuto rispetto appunto a tutte le misure che sono state assunte precedentemente ed anche nelle fasi... e in questo caso le chiedo anche un particolare che mi è sfuggito rispetto al Diaz: lei è stato avvisato che questa perquisizione che era in corso?
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Mascia, qual è la domanda in riferimento al Diaz?
GRAZIELLA MASCIA. Vorrei conoscere il grado di coinvolgimento di questo comitato di cui il sindaco faceva parte con il prefetto, con il questore, eccetera, rispetto appunto alla gestione dell'ordine pubblico.
Secondo: abbiamo sentito che la zona rossa è stata un po' a sorpresa così imponente e, comunque, dal quadro che il sindaco ci dava, emerge molto chiaramente che era una zona rossa assolutamente invalicabile e che, quindi, anche questi cosiddetti assedi erano assolutamente virtuali, come erano nelle intenzioni precedenti, tutto simbolico. Tuttavia, queste piazze tematiche che erano state concesse sono importanti; in ognuna di queste piazze tematiche, prima che il sindaco intervenisse in piazza Dante - compreso il corteo invece in cui poi è morto il ragazzo, successivamente agli orari che diceva il sindaco rispetto a piazza Dante -, precedentemente all'episodio che poi il sindaco ci ha raccontato, ci sono stati incidenti, tutti con le stesse dinamiche, cioè interventi di questi cosiddetti black bloc, intervento e cariche della polizia. Il suo intervento in piazza Dante, infatti, aveva queste caratteristiche: da una parte di dire c'è molta tensione; in questa piazza ancora non ve ne è stata, evitiamo che succeda; e dall'altra:
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se ci sono delle forze dell'ordine che possono rendersi disponibili per fare quello che non avevano ancora fatto - o che, comunque, avevano fatto, a mio avviso, in una certa maniera -, facciamo in modo che questo avvenga. Lei sindaco ha interrotto qui il racconto. Io le chiedo: è a conoscenza del fatto che, quando la manifestazione di piazza Dante si è sciolta ed il corteo è partito verso il mare, per poi arrivare a Punta Vagno, dal fondo, alle spalle del corteo ci sono state delle cariche della polizia?
Ultima questione: sulla zona gialla. Su questa zona gialla si è scritto e si è detto, anche successivamente, che avrebbe dovuto essere molto più estesa o che, comunque, non avrebbero dovuto esservi manifestazioni. Insomma, di fatto, si è allentata, da un punto di vista dei principi, l'idea della zona gialla, ma io vorrei chiederle signor sindaco: - lei giustamente dice queste piazze tematiche avevano... ed erano tra l'altro tutte autorizzate - se lei abbia presente, a proposito di zona rossa, quale fosse la zona rossa il 19, sino al 19 sera, cioè questi varchi molto protetti, con le griglie, e che cosa fosse la città di Genova il 20 mattina. Io questo glielo voglio chiedere, perché sono stata testimone, ma credo che, se questa Commissione vuole comprendere le dinamiche di quello che è avvenuto in quella città, anche sul piano delle violenze, debba capire fisicamente che cosa c'era. Noi avevamo una situazione, a partire dalla zona di Brignole, dove vi erano container enormi. In realtà, questa zona rossa si è estesa al di là dei varchi e alle persone che sono arrivate a Genova, molti ragazzi, anche quella mattina, che sono venuti per fare (che so?), rappresentazioni teatrali e altro, in queste zone tematiche - è stato impedito di raggiungere queste piazze tematiche.
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Io penso che questi siano aspetti che vadano sottolineati da un autorevole rappresentante delle istituzioni: in questa sede chiedo una conferma. Io non sono cittadina genovese, seppure sia stata eletta lì; ma, ormai, conosco benissimo questa città e, quindi, la capacità di rappresentare quello che è successo, anche fisicamente, mi sembra molto importante.
Infine, le vorrei sottolineare due cose. Lei ha parlato giustamente del clima precedente allo svolgimento del vertice, delle manifestazioni ed, in particolare, dell'attentato al carabiniere: ha parlato anche della perquisizione svolta al Carlini.
MICHELE SAPONARA. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
GRAZIELLA MASCIA. Posso concludere? Io penso che queste cose vadano chiarite, altrimenti è difficile comprendere che cosa è successo se non nella descrizione anche dei fatti, nella comprensione di quello che è avvenuto. Questa perquisizione del Carlini che lei ha riferito, a me non risulta che fosse stata contestata, al contrario; voglio solo aggiungere - e questo è anche agli atti del Parlamento -, che precedentemente a questa perquisizione vi era stato un pacco bomba, dopo l'episodio del carabiniere, anche ai ragazzi del Carlini, in una borsa. Essi stessi hanno chiamato, ora non so come si chiamasse; ma ciò serve a completare il quadro, perché altrimenti...
Infine, vorrei farle un'ultima domanda. Lei ha detto che nel corteo del 21, ad un certo punto, all'altezza di piazza Kennedy, dei gruppi sono usciti dal corteo. Ora, vorrei sapere dove questa notizia sia stata data e lei da dove l'ha appresa, perché quando il corteo è arrivato - io ero presente -, erano già in corso incidenti in piazza Kennedy (numerosi e di dimensioni enormi). Poiché queste cose sono molto importanti ai fini della
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lettura dei fatti, vorrei comprendere se quello che lei ci ha riferito sia frutto di letture, di relazioni, di atti ufficiali. In questo caso, vorrei appunto comprendere quale sia la fonte. Grazie molte.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mascia. Voglio però ricordare a lei e a tutti i colleghi che, visto che questa è la prima volta, va benissimo fare delle domande che consentano a colui che è audito di arricchire la relazione, però adesso ci troviamo dinanzi alle richieste dei colleghi Boato, Ascierto, Bassanini, Cicchitto, Violante, Boscetto, Pastore e Soda: credo che così non diamo la possibilità a colui che viene audito di rispondere poi compiutamente, perché dovrebbe fare altre otto relazioni. Quindi gradirei - questo è quello che ha detto l'audito - che, se si tratta di specificare qualche punto, sicuramente questo venga fatto, tenendo presente però che, se poi ampliamo il raggio d'azione, probabilmente, non ne usciamo più; non è una questione di tempo, ma credo proprio che non saremmo nella condizione di dare a colui che viene ascoltato la possibilità di darci delle puntuali indicazioni che, invece credo dobbiamo cercare di ottenere.
MICHELE SAPONARA. Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, avevo chiesto la parola prima. Noi ascoltiamo volentieri domande, ma non interventi lunghissimi o comunque comizi. Volevo solo far presente questo.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Saponara, credo sia abbastanza chiaro quello che avevo cercato di dire prima.
MARCO BOATO. Presidente, cercherò di essere sintetico. Voglio ringraziare molto il sindaco Pericu per questa sua relazione e vorrei in questo caso proporre al presidente, visto che non avremo un ufficio di presidenza da qui al pomeriggio...
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PRESIDENTE. L'avremo domani mattina.
MARCO BOATO. È una cosa tecnica che possiamo fare tramite gli uffici. En passant il sindaco, ad un certo punto, ha chiesto se fosse possibile avere, proiettata magari su questi schermi - se siamo in grado di farlo -, una pianta di Genova. Credo che ciascuno di noi in questi giorni l'abbia guardata; però, mentre parla il sindaco e, successivamente, il presidente della provincia, della regione, il capo della polizia...
PRESIDENTE. L'abbiamo già chiesta.
MARCO BOATO. Benissimo. ...se noi riuscissimo ad essere in grado di fare queste ricostruzioni.
Per quanto riguarda ciò che è stato detto...
PRESIDENTE. Un momento, onorevole Boato, perché il sindaco vuole intervenire.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Ho qui la pianta del provvedimento prefettizio: zona rossa e zona gialla.
MARCO BOATO. Può essere utile lasciarla al presidente: sarà molto utile (Il sindaco consegna al presidente la pianta della città di Genova). Colgo anche l'occasione - presidente lei lo ha già detto - per dire che qualunque cosa il sindaco ritenga di lasciare in documentazione alla Commissione, che ripercorra un po' le tracce anche organizzative, può essere utile. Io però non lo voglio fare. Sarò molto breve.
Abbiamo visto che c'è uno iato molto forte tra la giornata del 19 (parlo di giovedì, quando c'è stata la manifestazione delle donne iraniane della mattina e la manifestazione degli immigrantes del pomeriggio) e le giornate di venerdì 20 e sabato 21, dove sono concentrati i principali episodi di
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violenza. Se fosse possibile, vorrei che, quando replicherà, il sindaco, che è stato molto dettagliato in tutta la fase di ricostruzione precedente e che invece ha delineato i problemi delle giornate del 20 e del 21 in modo meno dettagliato, nei limiti di ciò che è a sua conoscenza (quindi non le chiedo giudizi politici), potesse, qualora fosse in grado di farlo, riferirci i fatti a sua conoscenza. Per fatti intendo anche il rapporto con gli altri membri dell'amministrazione che abbiano avuto conoscenza di questi fatti, ed il rapporto con l'apparato della sicurezza. Da quello che emerge dalla sua relazione, dei tre obiettivi che in qualche modo bisognava garantire in occasione del G8 - la sicurezza del vertice, la sicurezza dei cittadini di Genova e il diritto di manifestare pacificamente per chi lo intendesse fare e, quindi, di contrastare le azioni di violenza per chi invece intendesse agire in modo violento -, mi pare che la sicurezza del vertice sia risultata totalmente garantita. Quello che invece non è stato di fatto garantito è stato il contrasto alle azioni di violenza, la sicurezza dei cittadini, che sono stati pesantemente danneggiati, e la sicurezza di chi voleva manifestare pacificamente, perché, a sua volta, è stato pesantemente colpito. Le vorrei chiedere se, su questi fatti che ho indicato, lei abbia qualche cosa in più da aggiungere e, in modo particolare - ho concluso, presidente -, se ci possa spiegare meglio qual è stato il suo rapporto, nei giorni del vertice - includendo nei tre giorni del vertice anche il 19, che è il giorno immediatamente precedente -, con l'apparato di sicurezza; vorrei sapere, cioè con chi lei ha avuto rapporti, che tipo di - non le chiedo impressioni soggettive - valutazioni (più che valutazioni, parlerei di riferimento di fatti) può fare e con chi lei ha interloquito in quanto in grado di incidere sulla sicurezza della città di Genova; per sicurezza intendo sicurezza del vertice -
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ma di questo non discuterei neppure, perché è stata garantita -, sicurezza della città, sicurezza dei manifestanti e contrasto alle azioni di violenza che sono state in atto nelle giornate di venerdì e di sabato. Se lei su questo potesse essere più dettagliato, perché poi noi ascolteremo gli altri interlocutori e quindi lei in qualche modo ci può fare da interfaccia. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boato. Pongo un problema a tutti. Ho 20 richieste di interventi: o noi stabiliamo un criterio oppure rischiamo veramente di non avere le risposte che ci attendiamo. Proporrei, se siete d'accordo, di contenere quanto meno le domande in un tempo di due o tre minuti e vi pregherei di attenervi ai tempi fissati. Però facciamolo. Vorrei evitare di ricordare questo ad ogni intervento. Credo che le domande - il sindaco è a conoscenza molto più di noi dei fatti - possano essere veramente poste in maniera, non dico telegrafica, ma almeno senza commenti. Se riuscissimo a fare questo, avremmo anche la possibilità poi di avere le risposte.
FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, così come lei ha detto in questo momento, farò delle domande secche in merito a quello che il sindaco prima ha esposto. Il sindaco prima ha detto che ci sono state delle associazioni locali che chiesero, all'inizio, l'appoggio delle amministrazioni: vorremmo sapere quali siano queste associazioni di Genova. Poi iniziarono a chiedere alcuni spazi per il dibattito: vogliamo sapere se si tratta di associazioni che non si erano ancora unite o, già per i dibattiti, era l'insieme delle associazioni.
Il problema di dove accoglierli iniziò quando si erano già costituite tutte le associazioni in una organizzazione o era antecedente a questo momento? Chi faceva a lei le richieste dirette per soddisfare le esigenze (non mi riferisco solo
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all'associazione, ma vorremmo i nomi)? I luoghi consegnati poi dal comune alle associazioni sono stati assegnati all'associazione o a delle persone fisiche? Lei prima ha detto che sono stati assegnati a delle persone fisiche; noi vorremmo sapere se esistono dei verbali di consegna, dei limiti posti a queste persone e se queste persone hanno fatto un verbale di riconsegna degli immobili specificando quali siano i danni. Come avete esercitato il controllo sui limiti che avete posto? Cioè, lei ha dato disposizioni scritte alla polizia municipale per esercitare questo controllo o ha rimesso il controllo alle forze dell'ordine? Lo stadio Carlini, mi è sembrato di capire, è uno stadio comunale; ci sono stati dei danni: voglio sapere se negli stabili comunali, oltre ai danni, ci siano state delle scritte anarchiche, quindi delle scritte oltraggiose nei confronti dello Stato e nei confronti del comune. Vorrei farle poi un'altra domanda.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Ho perso un po' il conto delle sue domande.
FILIPPO ASCIERTO. Se le potesse segnare, perché non vorrei poi ripeterle.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Me le sto segnando, però sono tante. Le faccio una precisazione preventiva che forse può aiutarla nel fare le sue domande. Noi abbiamo consegnato le cose a questi soggetti l'11 o il 12 luglio, e ho il verbale di consegna. Le posso fare avere tutte le copie.
FILIPPO ASCIERTO. Sì, se ci dà la documentazione...
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Mentre per quanto riguarda tutta la fase precedente, si trattava di fasi in cui, sostanzialmente, delle associazioni chiedevano, ad esempio, il
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patrocinio del comune per un dibattito pubblico con il premio Nobel x o y, per dibattere della fame del mondo e cose di questo genere. Sono due mondi diversi. Non so se mi sono spiegato.
FILIPPO ASCIERTO. Non solo si è spiegato, ma un po' conosco...
Lei ha finanziato, nell'anno in corso, nell'anno precedente, dei progetti, legati ai centri sociali o ad associazioni dei centri sociali, finalizzati alle manifestazioni del G8? C'è una clausola in base alla quale eventuali danni sono a carico del consegnatario? Lei è stato chiamato - se può spiegarlo, visto che anche la collega prima ha posto questo quesito per la perquisizione, da chi? O forse è lei che ha chiamato, avendo avuto notizie dalla televisione? La invito a chiarire questo aspetto.
FRANCO BASSANINI. Il sindaco ha parlato di un comitato per la sicurezza che ha lavorato in quei giorni. Vorrei sapere, per quanto è a sua conoscenza se nel comitato per la sicurezza siano arrivate informazioni riguardo alle organizzazioni violente che avevano operato in altri vertici, in particolare i cosiddetti black bloc. Si è discusso e sono state prospettate le misure prese per prevenire ed eventualmente isolare l'azione di queste organizzazioni, separandole, come normalmente si fa, dal resto delle manifestazioni?
La seconda domanda - simile a quella del collega che è intervenuto in precedenza - è volta a comprendere se, nel consegnare o affidare questi edifici, siano state stabilite delle regole riguardo al loro utilizzo, su cosa si potesse fare in questi edifici o se gli stessi siano stati semplicemente affidati con finalità di accoglienza.
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La terza domanda è diretta a sapere se le risulti che dagli organizzatori delle manifestazioni - parlo di quelle autorizzate e consentite - siano giunte segnalazioni o preoccupazioni in relazione ad azioni di violenza perpetrate da questi gruppi; dunque, se ne è a conoscenza, se sono arrivate anche al comune.
La quarta domanda concerne il fatto se sulla decisione, volta a modificare sostanzialmente il regime della zona rossa e ad abolire la zona gialla, l'amministrazione comunale sia stata coinvolta e in che misura. Mi sembra di aver capito di no sostanzialmente, però vorrei una precisazione, in quanto è estremamente importante.
L'ultima domanda riguarda i danni. Non vorrei aver capito male, perché la cosa è rilevante, ma mi sembra che per quanto riguarda i danni materiali - i danni morali, le violenze, sono enormi - la constatazione è che i violenti abbiano agito selezionando gli obiettivi, come dire che, vi è stata un'organizzazione, un progetto, sia pure delirante, che ha identificato una serie di obiettivi. La conseguenza di tutto ciò è che i danni sono ingenti per gli obiettivi colpiti, però complessivamente, alla fine, l'impressione che avevamo avuto di danni per centinaia di miliardi si ridimensiona. Se è così, credo che sarebbe opportuno, ai fini delle ulteriori riflessioni, avere una conferma e sapere se il comune si prepari a darci, in tempi rapidi, una distinta di tutti i danni.
FABRIZIO CICCHITTO. Dalla sua esposizione emerge che è stata una fase abbastanza lunga, relativamente al periodo breve in cui tutto si è svolto, una fase consensuale che ha avuto un suo inizio con il discorso pronunciato dal Presidente del Consiglio al momento della sua presentazione e che, poi, si è sviluppata in una serie di atti.
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Dunque, abbiamo avuto - ripeto - una lunga fase consensuale che ha riguardato il Governo, gli enti locali, la prefettura, le forze dell'ordine e il Genoa social forum. In questa fase, specialmente mentre venivano definiti anche l'articolazione tematica, le piazze tematiche e il quadro di manifestazioni che, se non sbaglio, sono state differenziate, perché i soggetti interessati lo hanno richiesto, da parte delle forze del Genoa social forum con cui voi eravate in contatto - e specialmente, per non far nomi, di Agnoletto, Casarini e così via - vi è stato segnalato il rischio, il pericolo, della presenza al loro interno di un'entità eversiva e violenta che, evidentemente, veniva meno a questo meccanismo consensuale che tutte le forze in campo - compreso nominalmente il Genoa social forum - stavano mettendo in atto? Oppure questo tipo di segnalazione non c'è stata e la situazione è esplosa, come lei ci ha puntualmente descritto, nel pieno e nel fuoco a cominciare da venerdì e sabato, dopo che giovedì questo ingresso in campo non c'era stato e, soprattutto dopo che la seconda manifestazione si era svolta in termini assolutamente ineccepibili?
Quindi, voi avete o no avuto questo segnale - e evidentemente anche le altre forze dell'ordine che poi audiremo - malgrado fosse chiaro che l'insediamento di tali forze era già in corso all'interno del Genoa social forum?
Per quanto concerne la seconda domanda - e mi associo a quella formulata sia dall'onorevole Ascierto sia dal senatore Bassanini - vorrei sapere: lei da chi è stato avvertito, nella notte di sabato, del fatto che era in corso una perquisizione? Oppure si è trattato di una sua iniziativa?
LUCIANO VIOLANTE. Vorrei sapere dal sindaco: primo, l'articolo 2 della legge su Genova, la legge 8 giugno 2000, n. 149, assegna tutti i compiti di supervisione e organizzazione
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del vertice ad una missione della Presidenza del Consiglio; non so se lei abbia qui i nomi dei componenti della missione e se nel frattempo le cose siano cambiate e, soprattutto, vorrei sapere chi la presiedeva; secondo, vorrei sapere la funzione della zona gialla e perché sia stata eliminata, quando e da chi; terzo, se per caso abbia con sé i decreti prefettizi relativi a questa materia; quarto, chi dava le autorizzazioni per le manifestazioni e i cortei.
PRESIDENTE. È chiaro che se non li avesse qui, può anche riservarsi di produrli.
GABRIELE BOSCETTO. Desideravo fare un intervento di metodo, ma mi pare che il succedersi degli interventi abbia raddrizzato anche il metodo: dai comizi iniziali siamo passati a richieste molto stringenti, quindi, mi adeguerò. Anch'io ho interesse a prendere visione degli atti amministrativi cui ha fatto riferimento il presidente Violante. Mi interesserebbe molto acquisire copia degli atti delle riunioni del consiglio comunale in particolare delle richieste che le organizzazioni, che poi diventarono Social forum, rivolgevano al comune. Credo che in questi dibattiti, in sede di consiglio comunale, si siano espresse le posizioni e, quindi, riuscire a vedere la sequela degli interventi potrebbe essere molto utile.
Ritengo anche fondamentale acquisire, presidente Bruno - e la ringrazio se potrà aiutarci, signor sindaco -, quel documento che lei ha chiamato «patto di lavoro», che poi si trasformò, in qualche modo, nella ragione sociale del Genoa social forum.
Mi interesserebbe anche prendere visione dell'ordinanza del 2 giugno 2001 con la quale veniva stabilita dalla prefettura, dopo l'audizione del comitato di pubblica sicurezza, la zona rossa; sarebbe poi importante acquisire copia dei verbali di
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consegna a persone fisiche determinate dei luoghi messi a disposizione dei manifestanti o di coloro che, in quel momento, apparivano essere legittimi manifestanti.
Avrei desiderio di ottenere un'unica risposta, diversa da quelle che può venire dai documenti, sulla seguente questione, signor sindaco di Genova: quando lei parla di 500 o 600 associazioni indica una cifra imponente. Non sono mai riuscito a capire se queste associazioni fossero ciascuna rappresentativa pure di un numero elevato di iscritti, se fossero sodalizi in qualche modo codificati, se fossero associazioni non riconosciute, se ci fossero statuti dietro di loro oppure se fossero soltanto gruppi spontanei. Infine mi chiedo come il dottor Agnoletto sia riuscito a rendersi il primo e, pian piano, l'unico rappresentante di tutti questi gruppi e quale sia stata la vostra posizione nei confronti del dottor Agnoletto, divenuto un interlocutore, all'epoca, così valido e così ascoltato.
ANDREA PASTORE. Porrò anch'io delle domande «secche». Anzitutto, chiedo al sindaco di fornirci qualche altro dato sui danni riportati dalla città perché - mi collego alla domanda posta anche dal senatore Bassanini - almeno dalle immagini televisive appaiono dei fenomeni aggressivi non limitati a sedi di banche, di agenzie di viaggi o quant'altro, ma estesi anche ad autoveicoli, a parte i cassonetti dell'immondizia utilizzati come arieti, e così via. Comunque, ci fa piacere se i danni sono ridimensionabili.
In secondo luogo, il sindaco non ha accennato - ma può darsi che mi sia sfuggito - agli incidenti di venerdì avvenuti - credo, al di fuori delle manifestazioni -, allo stadio - mi corregga se sbaglio il nome, mi pare si tratti dello stadio Ferraris - ed alla stazione Brignole. Si è parlato dei primi incidenti e scontri tra polizia e black bloc proprio in queste località, non so se collegati a manifestazioni o, invece, a
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situazioni del tutto anomale ed autonome. Si è parlato di violente manifestazioni in tali sedi e quindi chiedo notizie al riguardo, naturalmente in quanto il sindaco ne sia conoscenza e può riferire.
Ho da fare un'altra osservazione, o meglio due, ma tra loro collegate. Il sindaco ha fatto presente che questi gruppi di violenti comparivano come dal nulla perché, probabilmente, erano in qualche modo mimetizzati nei cortei. Desidero sapere, al riguardo, se all'apparato comunale che sovrintendeva alla sorveglianza ed alla vigilanza sui luoghi affidati in uso al GSF sia risultata una qualche forma di intrusione di tali soggetti nelle strutture date loro in uso. Collegandomi alla vicenda dello stadio Carlini, il sindaco ha detto che è proprio questa la struttura che ha subito i maggiori danni, dove sono state divelte le inferriate, e così via. Poi ha accennato a quella indicazione che portò all'ispezione al predetto stadio in quanto un sorvegliante del comune, un custode o, comunque, qualcuno collegato al comune, aveva rilevato che venivano usate travi di ferro, parti di inferriate per realizzare sbarre, e quindi dei mezzi di offesa. Chiedo al sindaco di riferire come siano stati individuati i luoghi, in genere, per assicurare ospitalità da parte del comune e, in particolare, per quanto concerne lo stadio Carlini, se le parti di recinzione metallica asportate siano state poi ritrovate nello stadio o, magari, in altri luoghi lontani dallo stadio, oppure se esse non siano state più ritrovate.
LUCIANO MAGNALBÒ. Molto rapidamente, pongo, più o meno, la domanda che ha già fatto il presidente Violante. Il sindaco ha molto insistito sul sistema centralizzato: il comune non avrebbe avuto alcun potere decisorio - sostiene - e l'ha ripetuto più volte. Ha parlato, poi, per il sabato, di problemi logistici molto gravi, di clima molto teso nel vertice. Ma,
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sindaco, chi decideva fisicamente? Chi prendeva le decisioni tra i membri componenti la missione di cui ha parlato il presidente Violante?
Ho poi una seconda domanda: quando nel gennaio del 2001, cioè all'inizio, fu stabilita Genova quale sede, lei fu ascoltato - glielo chiedo perché Veltroni oggi rivendica con forza il fatto che il sindaco debba essere sentito per prendere certe decisioni -, e chiese specifiche, forti e valide garanzie per quello che sarebbe potuto succedere nella sua città?
Terza domanda: presidente, preannuncio che, per quanto concerne il mio gruppo, da oggi in poi, per semplificare i lavori, interverremo uno per gruppo, in modo che essi proseguano in modo più fluido e accessibile per tutti.
PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Magnalbò. Mi auguro che lo stesso venga fatto dagli altri gruppi.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Con riferimento alla fine del 1999, lei ha parlato di incontri preparatori: vorrei sapere, se possibile, chi partecipò a tali incontri e, in particolare, se vi prese parte anche il comune. Lei riferisce dell'individuazione di Genova nel gennaio 2000: chi la individuò, perché fu individuata Genova e quale ruolo ebbero il comune, le altre organizzazioni ed enti o quanti altri in tale scelta? Poi precisa che i magazzini del comune, ossia il luogo dove dovevano essere alloggiati i giornalisti e una parte, così mi sembra di aver capito...
PRESIDENTE. I magazzini del cotone.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Esatto. I magazzini del cotone, come localizzazione, dividevano in due la città, ossia la parte di levante dalla parte di ponente, tanto è vero che
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davano luogo all'impossibilità di comunicare tra le due zone perché vi erano cinque possibilità di accesso di cui tre venivano chiuse. Allora, da chi furono individuati i magazzini del cotone per la localizzazione degli alloggi di una parte dei giornalisti?
Ancora, lei afferma che per la scelta localizzativa delle delegazioni il 10 giugno - vale a dire ad un mese dal vertice - ancora non erano stati individuati i luoghi di destinazione; quindi, vorrei che fosse più preciso e che specificasse quali luoghi erano stati individualizzati prima e quali dopo il 10 giugno, perché sarebbe veramente quanto mai sconcertante scoprire che un paese, a meno di 30 giorni da un vertice mondiale, ancora non aveva né localizzato né individuato i luoghi dove dovevano essere ospitati i partecipanti.
Poi sostiene che vi fu un vertice nella primavera del 2000 e che, comunque, la situazione era già cambiata perché il clima era diventato più rovente. Mi domando, allora, se questo vertice della primavera - io qui ho scritto del 2001, ma, probabilmente - ...
PRESIDENTE. È 2001.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Dicevo: quale fu, che cosa disse, che cosa si disse, in quell'occasione, visto che la situazione fattuale ed il clima erano cambiati? Quindi, chiedo se c'erano stati ripensamenti sulla scelta di Genova.
Veniamo al «patto di lavoro»...
PRESIDENTE. È stato già chiesto.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. È stato già chiesto, ma vorrei sapere solamente se questo «patto del lavoro» sia stato poi rispettato e, qualora non fosse così, da chi non sia stato
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osservato. Inoltre si afferma che il consiglio comunale, la giunta o il sindaco - e quindi il comune - non avevano alcun potere decisorio. Chiedo, allora, di sapere quante delibere di consiglio comunale, di giunta, del sindaco o quanti altri atti siano stati posti in essere, dal 1999 al 2001 e, ove possibile - questo lo chiedo al Presidente - di acquisirli agli atti.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Tutte le delibere che abbiamo approvato?
PRESIDENTE. No, le delibere relative al G8.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Si tratta delle delibere relative, logicamente, all'oggetto della nostra indagine. Ancora: lei dice che furono affrontati i temi della sicurezza; però - probabilmente c'è stata una mia distrazione -, non ho sentito in quale data si cominciò ad affrontarli e quindi la ringrazierei se potesse essere più preciso. Ancora...
PRESIDENTE. Mi scusi, senatrice Ioannucci...
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Ho concluso.
PRESIDENTE. Le consentirò di proseguire, ma in questo modo non concediamo al sindaco il tempo necessario per rispondere adeguatamente alle nostre domande: non credo che stiamo lavorando bene; vorrei far notare solo questo. Comunque, prosegua, senatrice Ioannucci.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Presidente, facevo delle domande che mi sembravano necessarie per svolgere il mio lavoro. Se il sindaco non volesse rispondere, mi accontenterei...
PRESIDENTE. Non è che non voglia, ma ho la sensazione...
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MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Per me andrebbe bene anche se il sindaco volesse farci pervenire una relazione su quanto chiesto, oppure la documentazione relativa...
PRESIDENTE. Comunque, la invito a concludere.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Poi, per quanto riguarda il comitato cui lei partecipava, vorrei sapere se le decisioni furono prese a maggioranza o all'unanimità e quante volte fu riunito il comitato
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Il comitato per la sicurezza?
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Certo, il comitato per la sicurezza, e a chi furono consegnati i relativi atti.
Un'ultima domanda: che cosa fu cambiato prima o dopo il Governo Berlusconi, per la sicurezza? Vi fu un piano di sicurezza fatto prima del 10 giugno: che cosa fu cambiato da quel piano di sicurezza, che lei sappia?
LUIGI BOBBIO. In maniera molto schematica. Vorrei innanzitutto sapere se, quando il sindaco parla di comitato per la sicurezza, faccia riferimento al comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, cioè quello istituzionale; in questo caso non vi sarebbe ragione di approfondire particolarmente.
Poi vorrei sapere se risponda al vero che negli edifici assegnati, dal comune, in uso ai manifestanti, erano stati strutturati, con anticipo, dagli stessi manifestanti, a consegna avvenuta, ambulatori ed uffici legali, cioè strutture con una ben precisa finalizzazione.
Ancora, vorrei sapere che tipo di atteggiamento assunsero, quindi se vi furono delibere, atti, o quant'altro, da parte del
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consiglio comunale e della giunta, aventi specificamente ad oggetto il G8 e, in generale, i problemi cui ha fatto riferimento durante la sua esposizione.
Ancora, se può farci comprendere meglio - lei ha parlato di rete anti G8 - da chi fosse composta questa rete anti G8 e in particolare chi, di questi soggetti che ha avuto colloqui, in particolare con lei, ha manifestato intenti contrari a tutti gli aspetti del vertice.
Ancora, lei ha detto che si aspettava una manifestazione pacifica. Se ci può dire, anche meglio, sulla base di cosa lei si aspettava una manifestazione pacifica. Se la storia, da Seattle in poi, non le avesse insegnato qualche cosa in merito a questi incontri, ormai come occasione di disordini da parte di soggetti ben individuati, e se lei avesse mai visto o sentito delle riunioni delle cosiddette tute bianche con «mephisto» che parlavano sistematicamente, e con largo anticipo rispetto al G8, di violazione della zona rossa.
Un'ultima domanda: se il GSF le chiese, con un certo anticipo, di conoscere, prima, quali fossero i luoghi da destinarsi all'accoglienza dei loro aderenti, perché lei ha detto di aver deciso di rispondere non prima dell' 8, 10 luglio. Evidentemente c'era un timore in lei che la induceva a non dichiarare troppo preliminarmente a queste persone quale fosse il luogo destinato alla loro accoglienza.
Rinnovo anch'io la domanda: da chi, lei, venne avvisato del Blitz alla scuola Diaz e soprattutto, se questo fu l'iter di informazione, perché proprio lei venne avvisato del Blitz alla scuola Diaz?
Infine, per le consegne degli immobili individuati a soggetti privatissimi quale criterio fu scelto. Vorrei sapere se furono consegnati gli immobili a singole persone - perché, parliamoci chiaro, non mi sembra che in questa vicenda si possa parlare
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di soggetti esponenziali nel senso tecnico-giuridico del termine, quindi gli immobili furono consegnati a soggetti privatissimi - e che garanzie di salvaguardia della (come dire) integrità di queste strutture furono date e, in caso di danno, a chi pensi di rivolgersi l'amministrazione comunale per il ristoro dei danni stessi.
ROBERTO MENIA. Cercherò anch'io di essere rapido senza ripetere domande che, a vario titolo, sono già state poste. Mi riferisco a vari passaggi dell'intervento del sindaco.
Il primo - quindi con domanda molto diretta - è il seguente: il sindaco ha testualmente detto che già dal 2000 vi erano gruppi e associazioni che si adoperavano per far sì che si impedisse totalmente il vertice ed ha aggiunto, pure, che era uso incontrare un gruppo di cinque, sei o sette persone che, a vario titolo, rappresentavano queste associazioni. Io chiedo, allora, chi siano i cinque, sei o sette soggetti; con che titolo di rappresentatività essi parlassero e, soprattutto, se tra questi cinque, sei o sette soggetti ci fossero anche coloro i quali noi abbiamo avuto modo di vedere, circa un mese prima dell'effettuazione del vertice del G8, consegnare la dichiarazione di guerra allo Stato di fronte alle telecamere e impavesati con mascheramenti di vario tipo compresi passamontagna neri eccetera.
Vi è un secondo aspetto che mi ha lasciato perplesso sulla relazione del sindaco, che mi pare essere una presa di distanza rispetto ad una scelta. Il sindaco ha detto di aver considerato una ferita alla città l'apposizione delle griglie sulla zona rossa ed ha parlato anche, dell'ipotesi, della possibilità, di porre le transenne che vengono usate per le sfilate degli alpini. Chiedo allora al sindaco di farmi sapere se la ferita nei confronti della città sia stata utile, inutile o sbagliata come decisione. Se vi sia dunque una presa di distanza da parte del sindaco che
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riteneva utile, in ipotesi, utilizzare le transenne usate per gli alpini.
Sulla vicenda delle saldatrici allo stadio Carlini pongo un'altra domanda - a parte che io ritengo un po' bizzarra una perquisizione concordata con gli uomini di Agnoletto - il sindaco dice che non è stato trovato nulla nella mattinata del giovedì: chiedo di sapere una cosa di più (è abbastanza evidente che non si sarebbe trovato nulla nel senso di pali e spranghe di ferro): chiedo di sapere se le recinzioni e le tubazioni dello stadio apparissero però già devastate o mancanti nella perquisizione di giovedì; perché una cosa è non trovare i tubi, i ferri e le spranghe a terra o nascoste nei magazzini oppure occultate in qualche altro modo, un'altra cose è se si potevano già vedere devastazioni per ciò che riguarda soprattutto le recinzioni, che sono quelle che poi diventano strumenti di offesa. Con questo mi fermo.
GIANNICOLA SINISI. Ringrazio il sindaco per la sua precisa e dettagliata esposizione e faccio delle domande precise.
Vorrei chiedere se, oltre alla denuncia che ha fatto per quanto riguarda la vicenda dello stadio Carlini abbia presentato altri tipi di denuncia all'autorità giudiziaria o alla polizia giudiziaria.
Seconda questione. Lei ha detto che il 2 giugno il prefetto dispose, con ordinanza, l'istituzione di una zona rossa e di una zona gialla e ha detto anche che la zona rossa era da transennare e la zona gialla doveva essere sostanzialmente una zona con divieto di manifestazione. Poiché ho registrato che la zona gialla è sostanzialmente scomparsa, dopo, perché le manifestazioni ci sono state anche nella zona gialla, può spiegare con quali provvedimenti siano state adottate queste modifiche dell'ordinanza prefettizia e, in particolare, se su
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questo sia pronunciato il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
La terza questione che vorrei porre, sindaco, è la seguente. Lei ha citato un episodio relativo all'apertura o alla chiusura dei negozi durante il vertice ed ha detto anche che la macchina comunale ha funzionato bene. Io, però, ho registrato, sui giornali, che vi sono stati dei pareri discordi tra prefettura e questura in ordine all'apertura o chiusura dei negozi. Il 13 luglio alcuni giornali italiani hanno detto che la prefettura sosteneva l'apertura dei negozi durante quei giorni e che la questura, invece, chiedeva la chiusura dei negozi. La domanda è questa: c'erano delle distonie nelle posizioni relative ai piani di sicurezza che si andavano via via adottando?
Vorrei porre una quarta ed una quinta questione ed ho finito. Quando lei ha trattato con il Genoa social forum, quando ha discusso, in questo lungo confronto con il Genoa social forum, ha parlato anche della possibilità della istituzione di un servizio d'ordine da parte dei manifestanti? O di questo argomento non si è parlato affatto?
Poi le faccio una domanda che non vuole essere, diciamo, piccante, ma che è un invito a chiarire questo punto. Ho letto su due giornali del 23 luglio (Il Secolo XIX e la Repubblica) che sostanzialmente dicevano che lei avrebbe, successivamente, dato un giudizio di questa natura: «un errore fidarmi del GSF». Allora volevo chiederle intanto se questo articolo rispecchi effettivamente il suo pensiero e, poi, le sue valutazioni al riguardo, che cosa intendeva dire e se effettivamente intendeva dire quello.
ANTONIO TOMASSINI. Signor presidente, mi permetto, prima, di fare una raccomandazione sull'ordine dei lavori. Pur apprezzando la relazione del sindaco Pericu, credo sia molto importante che, così come noi ci limitiamo alle domande,
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anche chi espone si limiti a fatti oggettivabili, privi di alcune personali considerazioni come, per esempio, quello dello stanziamento governativo, o con elementi che non risultino, poi, oggettivabili, altrimenti, non c'è motivo di audire uno in un ruolo se poi...
PRESIDENTE. Ma c'è quello governativo.
ANTONIO TOMASSINI. E ugualmente, chiedo ai colleghi di limitarsi al ruolo della persona che interviene in quel momento per domande specifiche al suo mandato e alle sue competenze.
Ritornando alle consegne di questi edifici pubblici - di cui lei ne aveva in carico, sostanzialmente, la proprietà - volevo capire quali consegne aveva dato al personale di sorveglianza, e come erano le relazioni con il personale di sorveglianza. Altrettanto dicasi per quanto riguarda le forze di vigilanza urbana.
La seconda domanda: per quanto riguarda tutto il periodo, lei ha parlato molto della fase preventiva, ha parlato dell'ultima fase, poi ha lasciato una zona indefinita, direi di stand by - in cui la collega Ioannucci ha ricordato la riunione di aprile - ma, sostanzialmente, mancano ancora due mesi. Vogliamo sapere, esattamente, in quei due mesi cosa è stato fatto, cosa le è stato richiesto di fare, a quali riunioni ha partecipato in linea alla preparazione di questo evento che si presentava più drammatico proprio per le cose che ha detto lei.
Da ultimo: vorrei sapere se, tra le 500 associazioni ammesse, ve ne fossero direttamente finanziate dal comune di Genova per altre iniziative. Grazie
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PIERLUIGI PETRINI. Signor sindaco, la saluto, la ringrazio e le chiedo: mercoledì pomeriggio lei ha avuto notizie che allo stadio Carlini...
PRESIDENTE. Parliamo del 19?
PIERLUIGI PETRINI. Sì, mercoledì 19 pomeriggio.
PRESIDENTE. No, mercoledì è il 18 luglio.
PIERLUIGI PETRINI. Sì, il 18 luglio. Allo stadio Carlini si stavano danneggiando alcune strutture con l'uso di saldatrici. Innanzitutto, le chiedo: queste saldatrici fanno parte del materiale manutentivo dello stadio o erano state colà introdotte?
Inoltre, nella perquisizione successiva del giovedì, al mattino, lei dice che non è stato trovato nulla. Dobbiamo ritenere, quindi, che le notizie del mercoledì erano false, cioè, che l'allarme non era giustificato ovvero non si trova nulla di significativo ma si verificò la presenza di danni e, eventualmente, dell'uso delle saldatrici? Grazie.
ERMINIA MAZZONI. Devo dire che, dopo tutte queste domande, forse ci sono poche altre questioni da sollevare. Comunque, io volevo innanzitutto ringraziare il sindaco per la ricostruzione logica e, soprattutto, cronologica dei fatti, ma una cosa che io ritenevo di dover acquisire da questo colloquio con il sindaco non mi è chiara, e ho visto che non è stata molto chiara neanche agli altri: qual è stato, realmente, effettivamente, concretamente, il ruolo del comune in tutta quanta la fase preparatoria, dalla individuazione del sito Genova alla strutturazione dei siti di ospitalità delle delegazioni e dei manifestanti? E, soprattutto, che si chiarisse bene, per tutte queste strutture di cui parla il sindaco - che sono
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individuate anche per legge, ma alla fine, poi, dice che ci sono stati dei mutamenti operativi: la struttura di emissione, il comitato di sicurezza - che partecipazione aveva il comune, l'amministrazione comunale, in queste strutture, e quali fossero le procedure di adozione delle decisioni; infatti, se il comune vi partecipava, aveva anche un ruolo determinante. Perché il sindaco afferma, a più riprese, che le decisioni venivano assunte altrove, ma in maniera generica, e non si capisce da chi venissero assunte queste decisioni in merito alle singole cose da fare, ai singoli passaggi da fare.
Per cui, vorrei un maggiore chiarimento dei passaggi e un chiarimento in relazione a tutti i colloqui che, poi, il sindaco dichiara di aver avuto. Il sindaco parlava direttamente con le organizzazioni, con i manifestanti, le associazioni, parlava con i rappresentanti del Genoa social forum, tanto da arrivare, addirittura, a tentare di smontare una manifestazione organizzata, il che vuol dire che una rilevanza di ruolo dell'amministrazione comunale è sicuramente evidente. E con chi parlava, in particolare, il sindaco rispetto a queste associazioni? Vorrei sapere se parlava solo con il Genoa social forum o con altri. Infine, riguardo ai verbali di consegna di queste strutture che sono state date ai manifestanti: che ruolo avevano i soggetti che li hanno sottoscritti e hanno preso in consegna? Sono gli stessi che poi hanno rilasciato? Se si può avere una copia di questi verbali di consegna, dai quali risulta anche una modalità di svolgimento del rapporto, una sorta di rapporto, diciamo - contrattuale che forse il comune ha sviluppato? Ovvero, da chi doveva essere sviluppato? Vorrei poi un'ultima precisazione rispetto ai danni, perché i rilievi - che abbiamo noi - televisivi e di altre notizie anche giornalistiche ci danno distruzioni di semafori, distruzioni di strade e di marciapiedi.
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Quindi, l'individuazione che lei sembra cogliere di obiettivi ben precisi - quasi a voler dare realmente una connotazione politica ed ideologica - non mi è sembrata fosse così evidente; perché rompere semafori, rompere cartelli, rompere recinzioni, distruggere i giardini, non mi sembra rientrino, soprattutto, in un percorso ideologico che mira alla tutela dell'ambiente, al risparmio, all'eliminazione del debito con i paesi terzi e quant'altro. Anzi, mi sembra che tutto ciò vada ad accrescere una serie di situazioni precarie, di danni che, insomma, non credo possano trovare nessuna forma di giustificazione.
GIANCLAUDIO BRESSA. Presidente, ringrazio il sindaco per la sua relazione. Vorrei fare solo una domanda: lei diceva che, mercoledì sera, il clima era teso e difficile, ma si ragionava sempre di manifestazioni pacifiche. Rispetto a questo, lei il comitato per l'ordine e la sicurezza, avevate avuto delle assicurazioni formali dai servizi di sicurezza, dagli organi di polizia, oppure era una sensazione? Mi spiego meglio. Per quanto riguarda le informazioni che voi avete avuto circa il possibile arresto dei violenti alle frontiere oppure la loro interdizione di accesso a Genova, avevate avuto assicurazioni formali, oppure era solo una sensazione generale?
NITTO FRANCESCO PALMA. Prima domanda: il sindaco ha affermato che solo a giugno si decise l'allocazione delle delegazioni straniere. Mi pare che abbia lamentato un ritardo al riguardo in quanto dall'allocazione dipendeva anche la predisposizione delle misure di sicurezza. Vorrei sapere se sia a conoscenza del sindaco la ragione per la quale si intese - uso le sue parole, sindaco - continuare a discutere invece che decidere, in tempi precedenti, la allocazione delle delegazioni straniere.
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Secondo punto: mi sembra di avere compreso che la gestione delle problematiche, sia quella generale del G8 sia quella specifica di sicurezza, fosse demandata a diversi organismi. Vorrei sapere se i responsabili di questi organismi abbiano subito mutamenti sotto il profilo personale dopo l'insediamento del Governo Berlusconi.
Terza domanda: vorrei capire chi, fin da subito, individuò il Genoa social forum - parlo, evidentemente, di tempi passati - come un interlocutore per la gestione dei problemi di sicurezza e di manifestazione del G8.
Quarta domanda: lei ha dichiarato che il Governo di allora - uso le sue parole - era assolutamente contrario (e questa era una posizione su cui restava fermo) allo svolgimento contestuale di manifestazioni durante il periodo in cui era in corso il G8. Vorrei sapere se vi furono - sempre se è a sua conoscenza, sindaco - voci di dissenso politico in ordine a questa posizione del Governo di allora.
Quinta domanda: sia l'onorevole Violante che l'onorevole Sinisi le hanno chiesto quando e da chi venne decisa l'abolizione della zona gialla. Nell'eventualità in cui lei ne fosse a conoscenza, vorrei sapere anche la ragione per la quale questa zona gialla venne - se fu abolita.
Lei ha detto anche che fino a mercoledì - la circostanza è stata richiamata poco fa dall'onorevole Bressa - vi era sostanzialmente l'idea, la sensazione di manifestazioni pacifiche. Poi ha aggiunto che invece, a un certo punto, invece, si ingenerò la sensazione che i manifestanti volessero assediare la zona rossa.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Lo hanno dichiarato.
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NITTO FRANCESCO PALMA. Lo so che lo hanno dichiarato. E ha fatto riferimento anche a voci che correvano circa l'utilizzo di un camion pesante; le sue parole, credo, siano state che doveva fungere da catapulta per entrare nella zona rossa. Le sue parole sono state: «da catapulta». Allora, vorrei sapere se, alla luce di questa sensazione - concernente l'assedio della zona rossa - e delle voci correnti circa un camion di grandi dimensioni da utilizzare come catapulta, furono modificate - sempre per ciò che a sua conoscenza - le misure di sicurezza già predisposte; vorrei altresì sapere in quali ambienti circolavano voci relative al suddetto camion.
MICHELE SAPONARA. Ringrazio il signor sindaco al quale rivolgerò due domande telegrafiche. Vorrei sapere se abbia già presentato una denunzia, o effettuato una relazione all'autorità giudiziaria - o ad altra autorità - di quanto riferito a noi. Ovviamente, lei sa da chi fu voluta e sponsorizzata la scelta della città di Genova quale sede del G8. Le chiedo: lei fu d'accordo con questa scelta o manifestò qualche perplessità circa l'agibilità e la gestione della manifestazione, che, certamente, avrebbe richiamato molta gente, attesa la conformazione della città ed il coinvolgimento che, come autorità locale, le sarebbe stato richiesto?
ANTONIO DEL PENNINO. Signor sindaco, la ringrazio della sua esposizione e le rivolgerò due brevi domande. La prima si ricollega ad una osservazione ed ad una domanda già effettuata dal collega Nitto Palma: riferendomi all'assedio virtuale della zona rossa, lei ha parlato di voci ricorrenti su di un camion da usare come catapulta, del quale però, come ci ha riferito, non vi è stata traccia. Vorrei capire, se questa affermazione derivi da accertamenti che risultano svolti o se si tratti, solamente, di una voce di smentita da lei raccolta.
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La seconda domanda è relativa al momento in cui lei chiese al Genoa social forum di togliere il blocco in alcune posizioni, per consentire lo spostamento di forze di polizia in zone della città in quel momento indifese. Vorrei sapere la risposta che le fu data dal Genoa social forum, se il blocco fu in parte tolto e se furono informate le forze dell'ordine della possibilità di spostarsi nelle zone dove i black bloc stavano facendo i danni da lei evidenziati, cioè nella zona di piazza Paolo Da Novi e della circonvallazione Monte.
IDA DENTAMARO. Signor presidente, rivolgerò due domande derivanti da ricostruzioni ed elementi forniti dalla stampa in base a dichiarazioni che sarebbero state rilasciate dal sindaco Pericu, su cui è opportuno avere precisazioni.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIAN FRANCO ANEDDA
IDA DENTAMARO. È vero che in alcuni momenti, anche prolungati, di venerdì 20 luglio, in cui vi erano disordini e tensione alta in alcune zone della città, lei ha avuto difficoltà a mettersi in contatto con i responsabili della pubblica sicurezza? Ho letto, sui giornali, di irreperibilità del questore, in particolare con chi, comunque, è riuscito dialogare immediatamente?
Inoltre, nel suo colloquio con il questore, relativo alla perquisizione avvenuta alla scuola Diaz (mi associo alla domanda mirata a conoscere da chi le è pervenuta l'informazione), si è parlato o meno dell'eventualità di informare la magistratura o, addirittura, di svolgere quella perquisizione sotto il controllo della magistratura? Infine, per quanto riguarda l'episodio dello stadio Carlini, quindi, della segnalazione della presenza di saldatrici, in quella telefonata serale o
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notturna con il prefetto, si è parlato della possibilità di disporre immediatamente una perquisizione senza attendere il mattino successivo?
ANTONIO SODA. Innanzitutto, intendo ringraziare il sindaco Pericu per gli elementi di conoscenza da lui apportati. Inoltre, mi sembra di aver sentito, all'inizio, che questa è un'indagine conoscitiva; ho sentito toni, domande, contestazioni, richieste di chiarimenti su pensieri, che non mi sembra siano qualificanti per il Comitato e di ciò - di certi toni aleggiati in quest'aula - chiedo scusa al sindaco.
La questione che le pongo, signor sindaco, è già stata, in parte, sollevata. Lei ha definito la giornata di venerdì cruciale, in quanto sono avvenuti gli assalti e le devastazioni in piazza Dante, in via Canevari, piazza Da Novi, corso Torino, piazza Tommaseo, corso Buenos Aires e così via. In quella giornata - come hanno potuto vedere anche tutti gli italiani attraverso le immagini televisive - si è avuta la sensazione dell'assenza o dell'insufficienza delle forze dell'ordine nel contrastare queste bande, ridotte di numero (o così, almeno, apparivano nelle immagini televisive) mi riferisco, quindi, a tale sensazione di assenza o di insufficienza delle forze dell'ordine nell'azione di contrasto. Le chiedo: lei ha sollevato la questione di questa assenza od insufficienza con i responsabili dell'ordine pubblico? È avvenuta, venerdì, una riunione del comitato provinciale dell'ordine e della sicurezza pubblica o, comunque, lei ha percepito, nel primo pomeriggio o nella metà giornata, questa condizione di abbandono di gran parte della città? Se sì, con chi ne ha parlato e, se ne ha parlato, quali risposte ha avuto su questa realtà della sua città?
GRAZIA LABATE. Grazie, signor presidente, innanzitutto porgo un ringraziamento al sindaco della mia città, Pericu, per l'organicità
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con cui ha svolto la relazione intorno agli episodi drammatici, nonché alla preparazione del G8. Intendo rivolgere tre domande al sindaco.
Lei dice che, a fine giugno od inizio luglio, avvenne un incontro tra il ministro dell'interno, onorevole Scajola, e il capo della polizia, De Gennaro, per raggiungere un accordo con il Genoa social forum su alcune manifestazioni e che il ruolo degli enti locali, in quell'ambito, fu, solamente, di acquisizione di pareri riguardo ai percorsi. Le chiedo se lei fosse a conoscenza, dopo quell'accordo raggiunto tra il capo della polizia, il ministro dell'interno ed il Genoa social forum dell'ipotesi di tenere più manifestazioni nella nostra città, in luoghi diversi, e se fosse stato predisposto un piano di sicurezza o fosse stato previsto in quale modo le forze dell'ordine avrebbero seguito a tali manifestazioni.
La seconda domanda: lei afferma che, intorno all'8, 10 luglio, sono state definite le strutture di accoglienza, poiché erano attesi da 30 mila a 70 mila partecipanti alle iniziative (poi, abbiamo scoperto che erano molti di più). Lei, se non ho inteso male, ha detto che vi erano richieste del Genoa social forum rispetto ai luoghi: desidero sapere se tali richieste abbiano collimato con le risposte e le strutture individuate dal comune e, successivamente, dalla provincia, o se vi fossero altre richieste di accoglienza nella nostra città.
Infine, lei dice che furono attrezzate e consegnate le strutture di accoglienza al Genoa social forum intorno al 16 luglio.
Da questo punto di vista gradirei conoscere a chi siano state consegnate; se vi fosse un accordo tra enti locali e chi riceveva le strutture in merito alla responsabilità della gestione delle medesime. Se la locazione delle strutture era a conoscenza dei nostri organi di polizia, poiché risulta, da notizie apparse sui
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giornali, che comunque la sicurezza esterna alle strutture avrebbe dovuto essere garantita dagli organi di sicurezza.
Un'ultima domanda: le risulta che piazzale Kennedy, oltre ad essere adibito con struttura a palco per eventi di musica o comunque di ampia partecipazione, non fosse anche luogo di accoglienza soprattutto di gruppi stranieri? Ho potuto verificare in quella sede, come tutti i colleghi, attraverso le immagini televisive che vi erano roulotte di gruppi stranieri con loro striscioni, bandiere e quant'altro.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Non penso di essere in grado di rispondere a tutte queste domande; ho svolto una relazione introduttiva cercando di fornire un quadro d'insieme della situazione che c'era in città e di quello che è successo. Penso che sia necessario che, dopo che i componenti del Comitato avranno meglio compreso il quadro complessivo, io ritorni eventualmente a fornire ulteriori risposte a molte delle vostre domande.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DONATO BRUNO
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Ritengo, quindi, che sarà opportuno un secondo tempo per gli approfondimenti. Vorrei cominciare dai ruoli; il sistema era così impostato: alla struttura di missione, nominata dal Presidente del Consiglio dei ministri (il responsabile era il ministro plenipotenziario Vinci Giacchi), competeva decidere ogni e qualsiasi cosa relativamente all'accoglienza delle delegazioni dei giornalisti. La struttura di missione prevedeva, in quel momento, di fare accoglienza per le delegazioni nell'ordine di 2 mila persone e si parlava di 5-6 mila persone e giornalisti cui si trattava di dare loro alloggio, sistemazione e quant'altro. La
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struttura di missione aveva un suo organico (ha aperto un ufficio a Genova) e lavorava autonomamente; il Presidente Amato, ad un certo punto, sentì il bisogno di richiamare la struttura di missione ad un maggiore rapporto con gli enti locali (su questo esiste un documento del Presidente Amato che, al momento non è tra la mia documentazione, ma che posso far pervenire).
Quanto alla sicurezza, essa era devoluta a organi quali prefetto, questore e consiglio nazionale per la sicurezza, che a me risulta si sia riunito più volte - non con la mia presenza perché io non partecipo a tale organo -; i lavori erano affidati ad una commissione prefettizia. Rispetto a queste tre diverse strutture, il ruolo del comune era, per quanto riguarda i lavori, preparatorio (elaborazione di progetti, ecc.) e di prestazione di attività materiale attraverso i propri uffici perché i lavori potessero essere eseguiti. Per quanto riguarda la struttura di missione, il nostro ruolo era semplicemente quello di essere a disposizione di tale struttura per quanto potesse occorrere; ma le scelte degli alberghi o di dove localizzare le delegazioni erano compiti di competenza sostanzialmente esterna.
Per quanto riguarda la sicurezza noi partecipavamo, come comune, al comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica; tale organo, se ben ricordo, si riunì per quanto riguarda il G8 sostanzialmente due volte: una volta preventivamente per una discussione di carattere generale; una seconda volta, di cui al momento non ricordo esattamente la data, in via preventiva rispetto al provvedimento del prefetto del 2 giugno (quello di definizione della zona rossa).
Con riguardo al Genoa social forum e alle domande poste al riguardo, vi consegno l'elenco delle associazioni aderenti e il patto del lavoro (così come era stato definito). Nell'elenco di queste associazioni - si tratta di quattro pagine fitte - vi sono
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le cose più diverse, cioè vi sono entità profondamente diverse. Per sapere se alcuni di questi soggetti abbiano avuto delle contribuzioni da parte dell'amministrazione comunale, dovrò svolgere un'indagine lunga nel tempo, perché i lavoratori della libreria Feltrinelli o la federazione delle chiese evangeliche e così via, può essere che abbiano avuto dei contributi però, non con riguardo alle finalità G8; con riguardo a tali finalità, noi non abbiamo dato alcun tipo di contribuzione specifica, abbiamo dato dei patrocini per delle manifestazioni di carattere culturale sui temi del G8.
Passando alle domande specifiche, onorevole Mascia, il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica si riunì per discutere della zona rossa (esiste il testo del provvedimento prefettizio con l'allegato tecnico, che posso lasciare a disposizione); nell'ambito di quella discussione, la perimetrazione della zona rossa e della zona gialla fu approvata all'unanimità; io chiesi una modificazione del testo proposto perché in esso c'erano anche le scelte già definitive per le stazioni ferroviarie e per i caselli autostradali. Questa parte fu stralciata, e il provvedimento finale - che è quello che metto a disposizione - non fa riferimento al problema delle stazioni ferroviarie e dei caselli autostradali, che sono stati disciplinati autonomamente in via successiva, indipendentemente da colloqui o da preventive valutazioni nell'ambito del consiglio provinciale di sicurezza.
Per quanto concerne lo scioglimento di piazza Dante, voglio precisare che, se ben ricordo, non ho mai incontrato Casarini; ho parlato con Agnoletto, mi sembra, due o tre volte, mai in incontri ufficiali. I colloqui con Agnoletto sono stati gestiti dal Governo della Repubblica italiana; Agnoletto e gli altri componenti del Genoa social forum sono stati accreditati dal Governo italiano in una serie di incontri che si sono svolti,
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credo, qui a Roma; gli incontri che avevo con il Genoa social forum, erano con gli esponenti locali di tale organizzazione, i quali sostanzialmente avevano la funzione organizzativa e preparatoria - posso far pervenire l'elenco dei nomi e degli incontri che ho avuto -, mentre le decisioni di fondo erano state assunte dal Governo centrale. Questo mi consente di chiarire il contenuto del colloquio con il ministro Scajola del 19 giugno; in quel colloquio il ministro Scajola anticipò agli enti locali l'orientamento del Governo di aprire un tavolo di trattative con il Genoa social forum; tavolo che si svolse successivamente in assenza degli enti locali, autonomamente da parte del Governo e del capo della polizia; colloqui che si svolsero sia in sede romana sia in sede genovese. Nella mia relazione introduttiva ho fatto riferimento anche ad una serie di atti e di fatti rispetto ai quali non ho nessuna informazione diretta; ho apprezzato l'invito ad indicare fatti concreti, però mi sembrava opportuno dare un quadro complessivo; nelle audizioni che svolgerete, vi saranno altri soggetti che potranno fornire, sui singoli punti, riferimenti specifici sugli incontri con il Genoa social forum e così via.
Quando, il venerdì pomeriggio, parlai per telefono con il dottor Agnoletto per chiedergli di lasciare lo spazio di piazza Dante - il numero telefonico mi fu fornito da un mio collaboratore che lo possedeva -, lui accettò di sciogliere la manifestazione. Avvertii contemporaneamente il questore di ciò che stavo facendo: quindi, egli era stato informato telefonicamente.
Risulta anche me che, mentre buona parte dei manifestanti lasciavano tale luogo e defluiva, vi fu un lancio di lacrimogeni (so tale fatto poiché, siccome ero lì vicino, mi piansero gli occhi, ma io stavo già andando via). Su tale questione e su come si è articolato lo scioglimento della manifestazione è
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evidente che i responsabili della polizia possono fornire informazioni che io, ovviamente, non posseggo, in quanto altrimenti sarei tendenzialmente onnisciente. È vero che la zona rossa di fatto fu ampliata attraverso l'apposizione di container: all'improvviso il venerdì e il sabato, ma anche il giovedì, la città fu invasa da un insieme di file di container. Alcune di esse costeggiavano corso Aurelio Saffi, in quanto lì si svolgeva la manifestazione dei migrantes e sotto l'alto muraglione del corso vi era la fiera del mare, dove erano localizzate le forze di polizia. Vi posizionarono, quindi, dei container a protezione, così come fecero anche in altre parti della città, in modo tale che, soprattutto venerdì e sabato, si aveva la sensazione che la polizia si fosse creata una barriera prima della zona rossa, un'ulteriore barriera, attraverso l'apposizione dei container. Per quanto riguarda tale apposizione non fui avvertito di nulla, né vi fu un Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica che si occupò di questa vicenda.
Per ciò che concerne gli incidenti di piazza Kennedy, con riferimento alla domanda dell'onorevole Mascia, il fatto che uscissero o entrassero nel corteo non corrisponde ad una mia conoscenza diretta dei fatti, bensì corrisponde a informazioni e ad annotazioni che mi sono state sostanzialmente comunicate: non è quindi un fatto che fosse a mia conoscenza diretta. Era difficile, d'altronde, che io potessi avere una conoscenza diretta in quanto stavo a palazzo Tursi. Tenete conto che palazzo Tursi, il palazzo comunale, non era nella zona rossa, è sempre rimasto aperto, ovviamente operativo (così come abbiamo cercato di tenere aperti i musei comunali e quant'altro, cioè le strutture comunali), e non è stato mai sostanzialmente infastidito: entravo e uscivo fra Palazzo Tursi e la
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zona rossa oppure attraversavo la zona gialla. Era impossibile, tenuto conto la pluralità dei focolai, poter seguire personalmente la situazione.
La questione del Blitz nella scuola Diaz si è svolta in tali termini: nella serata durante la quale iniziò il Blitz vi fu un insieme di interventi telefonici riguardanti i più diversi soggetti della città, in quanto la questione, da ciò che si è capito ex post, assumeva una particolare importanza. Fui avvertito dal vicesindaco, Claudio Montaldo, che mi telefonò e mi disse che stavano succedendo cose importanti alla scuola Diaz. Chiamai, allora, il questore che mi disse che avevano disposto una perquisizione alla scuola Diaz (che era stata disposta o che era in corso una perquisizione adesso non ricordo esattamente le parole) in quanto vi era stato un lancio di oggetti nei confronti delle forze di polizia e vi erano ragioni per ritenere che all'interno vi fossero dei corpi di reato che avrebbero dovuto essere requisiti. Aggiunse che la perquisizione avveniva - cerco di ricordarmi esattamente le parole, ma non posso farlo in modo esatto - con il consenso o con il preavviso - se ho capito bene - dell'autorità giudiziaria: ciò per me era stato un elemento, ovviamente, di tranquillità. Sopravvenne un'altra telefonata, mi sembra ancora del vicesindaco, che mi informò che la situazione era molto grave, e poi una telefonata del prefetto che mi disse che avevano trovato degli importanti corpi di reato che giustificavano la perquisizione. Tutto ciò si svolgeva, grosso modo - da quello che mi sembra di ricordare, anche perché la questione acquisì un'importanza enorme soprattutto il giorno dopo -, sostanzialmente fra l'una e le due di notte.
Per quanto riguarda i rapporti con la sicurezza durante il 20 e il 21 luglio, onorevole Boato, vi fu soltanto qualche telefonata, in cui denunciavo, o meglio rappresentavo, al
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questore le situazioni che mi sembravano più gravi, illustrando ciò che stava succedendo e chiedendo quello che si stava facendo in proposito. Non avevo una particolare difficoltà - e rispondo ad un'altra domanda - ad entrare in contatto con il questore dal punto di vista telefonico. Alcune volte vi erano difficoltà momentanee, ma in realtà se non lo trovavo era perché non era in quel momento reperibile: erano giornate convulse, vi erano in città sostanzialmente tra i 15 e i 20 mila poliziotti ed era anche naturale che non lo trovassi immediatamente (non stava seduto e fermo, ma normalmente abbiamo colloquiato). In quei giorni - forse questo è un dato che può maggiormente interessare - non si riunì un comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, non vi era un'unità di crisi che si riuniva operativamente per decidere come agire e alla quale io partecipassi: può darsi che vi fosse una unità di crisi che eventualmente provvedeva, ma alla quale io non partecipavo.
Non abbiamo finanziato progetti per il G8, ma posso fare una cosa, secondo me, più semplice: rimetterò tutte le richieste del Genoa social forum che ho qui in copia e che sono tutte indirizzate normalmente al sindaco, al prefetto o al questore. Vi sono diverse versioni in quanto hanno cominciato a presentare le prime richieste a marzo e poi sono proseguite. Così come rimetto - in quanto gli uffici me l'hanno predisposta - una lettera del ministro Vinci Giacchi che riporta un colloquio del febbraio e nella quale, su nostra richiesta, si era convenuto sull'opportunità della non contemporaneità delle manifestazioni. Allo stesso modo rimetterò i verbali di consegna dei luoghi, però su tale aspetto dobbiamo capirci: uno stadio di calcio non è un luogo di ospitalità per le persone e non lo è neppure una scuola. Lo stadio nasce per giocare a pallone e non per piantarci delle tende, così come la scuola
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nasce per istruire. Rispettavamo, in tale vicenda, anche una volontà del Parlamento, oltre che del Governo, e cioè quella di garantire l'accoglienza, di far qualcosa (più che di garantire l'accoglienza) per rendere meno disagevole in città la presenza di migliaia di persone. È un po' quello che si era verificato, in termini, ovviamente, totalmente diversi, per la manifestazione degli alpini: anche in quel caso avevamo apprestato campi sportivi e quant'altro affinché gli alpini potessero localizzarsi. Normalmente cosa si predispone in tali strutture? Servizi igienici, l'arrivo dell'acqua, e così via, vale a dire elementi di base e di riparo dalle intemperie, ma poco di più. Quando si parla di garantire l'accoglienza, quindi, tale accoglienza era, ovviamente, molto diversa da quella delle delegazioni governative: siamo in due mondi nettamente separati.
Per quanto riguarda, onorevole, i patrocini da noi accordati a manifestazioni culturali svoltesi nel periodo precedente e organizzate da associazioni che poi hanno aderito al Genoa social forum, anche su tale aspetto le farò avere un elenco di cui adesso non dispongo.
Non abbiamo mai avuto, onorevole Bassanini, dal comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica alcuna informazione relativamente al modo di prevenire l'arrivo di persone violente o di gestire eventuali presenze di violenti all'interno della situazione. Da tale punto di vista non abbiamo avuto neanche degli affidamenti relativamente al fatto che le componenti violente sarebbero state isolate da parte delle forze di polizia. Il Genoa social forum non ha mai denunciato a me personalmente la presenza di gruppi violenti al suo interno.
Sulla definizione del perimetro della zona rossa vi è stato il consenso del comune, ma tale perimetro è stato individuato, e ho espresso il mio assenso, per esigenze di tutela dei luoghi nei quali si svolgeva il vertice. Continuo ad insistere sull'entità
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dei danni e vi rimetto alcune prime documentazioni di cui disponiamo, ma penso che sarà più utile farlo dopo Ferragosto. Non vorrei essere frainteso, i danni che abbiamo facilmente riscontrato nelle relazioni che ci ha consegnato la polizia municipale riguardano, per quanto riguarda rotture di vetrine, di negozi, eccetera, sostanzialmente banche, concessionari di auto, ma anche un'immobiliare; sono stati distrutti tutti i cassonetti, sebbene noi li avessimo eliminati da molte parti della città, ma essi sono stati svuotati e rovesciati; sono state danneggiate 100 automobili - questo è il dato che a me risulta e in città ve ne saranno 300 o 400 mila -, delle quali 50 bruciate. Sarò più preciso in futuro, ma siamo su questo ordine di grandezze.
Devo dire anche di più, perché ci tengo a questo punto di vista: se qualche visitatore fosse arrivato a Genova il lunedì mattina, non avrebbe trovato tracce di incidenti per il G8, a meno che non si fosse recato da piazzale Kennedy in via Marconi, dove due caseggiati avevano riportato danni al pianterreno. Essendo grande la città ed avendo tanti altri spazi, significa sostanzialmente proprio andarli a cercare.
FILIPPO MANCUSO. Anche ai piani superiori!
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Sì, l'incendio era salito anche sopra. C'erano poi stati danni ai piani superiori di un altro caseggiato di San Fruttuoso, essendo bruciata la sede della Banca nazionale del lavoro al piano terra. Le cose sono estremamente circoscritte e, attraverso il resoconto complessivo dei danni, saranno date le valutazioni.
Onorevole Cicchitto, con Agnoletto e Casarini c'era complessivamente un atteggiamento di consensualità; in particolare, il rapporto con Agnoletto e con gli altri rappresentanti era gestito direttamente dal Governo e dal capo della polizia,
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ma non avevano rapporti con noi. Non c'è stato l'avvertimento che il momento della consensualità si fosse rotto.
Esiste un provvedimento governativo per quanto riguarda la struttura di missione. Il Presidente Amato delegò le proprie competenze al ministro Dini, ma con un provvedimento del Consiglio dei ministri si nominò tale struttura. Non ricordo l'integralità della composizione, ma era gestita e diretta dalla ministro Vinci Giacchi. Nel verbale di febbraio, la struttura di missione...
PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo. Questo documento a cui faceva riferimento anche il presidente Violante è allegato al dossier numero 2 «Ulteriori finanziamenti per il vertice G8 di Genova», che, a pagina 29, dice esattamente chi fossero i componenti.
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo scusa, ho chiesto se fosse stato modificato.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Non è mai stato modificato. Ad un certo punto, ci fu un intervento molto diretto nella gestione della preparazione del vertice da parte del segretario generale della Farnesina, ambasciatore Vattani. Fra l'altro, le domande relative sul perché le delegazioni non erano state ancora sistemate ad una certa data, devono essere indirizzate al ministro Vinci Giacchi e all' ambasciatore Vattani. Ripeto, sono soltanto sensazioni che ho avuto e non notizie di fatti precisi.
La zona gialla non è mai stata formalmente modificata ed è sempre rimasta così come era stata definita dal decreto prefettizio. Non mi risulta che sia stato assunto nessun provvedimento formale di modifica. In realtà, quello fu una specie di piccolo scoop giornalistico.
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LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi, sindaco: che funzione aveva?
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. La zona gialla aveva la funzione - perlomeno nella volontà fino ad allora manifestata - di creare uno spazio dove non potessero svolgersi manifestazioni a ridosso della zona rossa, una specie di zona cuscinetto. Peraltro, nella stessa formulazione non c'era un divieto assoluto di manifestazione: si diceva che erano proibite manifestazioni, salvo eventuali possibilità di deroghe. Non risulta che il prefetto abbia mai modificato questo provvedimento e non sono mai stato interpellato per la modifica. Fu ritenuta una specie di conquista del Genoa Social forum, attraverso i colloqui con il ministro Ruggiero e con il ministro Scajola e - non ricordo - forse con il capo della polizia, la facoltà di poter svolgere una manifestazione - pare - in piazza Verdi, di fronte alla stazione Brignole che era nella zona gialla, manifestazione che, peraltro, successivamente non si svolse. Sulle autorizzazioni per le manifestazioni ed i cortei, presidente Violante, ne ho trovate alcune concesse dalla questura. Di fatto, non vi fu un mio coinvolgimento diretto sui percorsi, che era lo spazio più di mia competenza; anche perché l'esigenza che il grande corteo rispettasse gli ospedali Gaslini e San Martino era pienamente considerata nel percorso che alla fine fu deciso. Trasmetto a tutti - onorevole Boscetto - i verbali del consiglio comunale ed i provvedimenti della giunta comunale, che abbiamo assunto e che abbiano una qualsiasi attinenza con il G8, in maniera tale che possiate avere un quadro...
GABRIELE BOSCETTO. Con le discussioni.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Sì, con le discussioni. Ho qui il testo del patto del lavoro, che sottopongo alla
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discussione. Il decreto prefettizio del 2 giugno rappresenta l'atto fondamentale, che fece sì che si uscisse da un generico problema di sicurezza per giungere ad una definizione precisa di che cosa si intendesse per sicurezza del vertice. È un documento che assume una particolare importanza per noi.
Con il dottor Agnoletto non ho avuto particolari motivi di frequentazione. Onorevole Boscetto, lei mi aveva chiesto qualche cosa...
GABRIELE BOSCETTO. Come mai il fenomeno che aveva portato Agnoletto e le associazioni...
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Voi possedete uno spazio conoscitivo che riguarda più le tematiche della sicurezza - faccio considerazioni ovviamente che esulano dal mio ambito -, ma ne esiste uno enorme sul perché si sia sviluppato un fenomeno di aggregazione di associazioni di tale dimensione: è un fatto impressionante e va analizzato nelle sue diverse componenti. È una questione che politicamente - a qualsiasi parte politica si appartenga - deve essere meditata.
Ho già fatto riferimento ai danni della città, ma credo sia opportuno farvi avere una relazione dettagliata. Sugli incidenti allo stadio Ferraris e a Brignole, avvenuti il venerdì pomeriggio, devo dire che esistevano una pluralità di focolai. Prima non li ho indicati tutti, ma solo alcuni; comunque ne esistevano molti e diedero la sensazione che la città fosse estremamente difesa per la zona rossa, ma meno tutelata nelle sue restanti parti. Se mi consentite, dovete tener presente il fatto che per sei mesi sui giornali, ogni giorno, appariva qualche notizia dei servizi segreti russi o del Die Bild, pubblicato in Germania, sull'esistenza del terrorista x o y, che avrebbe
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distribuito sangue infetto o attaccato con bombe o con missili. Soprattutto dopo la manifestazione di Göteborg, esisteva una particolare attenzione sulla zona rossa.
Non mi risulta che ci sia stata intrusione o una presenza di black bloc in edifici di appartenenza del comune. Anche allo stadio Carlini, dove si sono verificati danni maggiori - e vi rimetterò una relazione -, a noi non risultava che ci fossero. Ci fu una segnalazione, ma non perché si riteneva che lì fosse localizzato un gruppo ben specifico.
Senatore Magnalbò, la struttura di missione prendeva le decisioni per organizzare l'accoglienza delle delegazioni di giornalisti, ma per quanto riguarda la sicurezza erano preposti gli apparati di sicurezza dello Stato italiano (polizia, prefettura, questura).
Chiedo scusa, senatore Magnalbò, ho un appunto, ma non ricordo la seconda domanda.
LUCIANO MAGNALBÒ. Quando fu deciso di organizzare il vertice a Genova lei si rese conto che la città era poco adatta?
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Ritengo che la mia città sia perfettamente adatta a qualsiasi vertice, come penso che qualsiasi altra città presenti gli stessi tipi di problemi. Sono un uomo non più giovane e penso che se è necessario svolgere una funzione per lo Stato bisogna poi svolgerla. Il fatto che Genova sia stata scelta costituisce per me un onore, però accanto all'onore era presente anche un dovere, che abbiamo cercato di assolvere al meglio. Penso che la decisione sull'opportunità di incontri di questo tipo, sulla loro dimensione e sulle loro caratteristiche, siano decisioni che esulano dal ruolo di un sindaco. Il mio ruolo ovviamente era quello di accettare... Quando mi è stato comunicato che Genova poteva essere scelta ne fui onorato. Ci ponemmo subito un problema,
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che non era collegato alla struttura della città, ma alle dimensioni delle strutture di accoglienza, e siccome il tipo di accoglienza che poteva essere assicurata si dimensionava anche sul Tiguglio e quant'altro, sembrava che le strutture di accoglienza fossero più che sufficienti. Ci furono poi tutta una serie di polemiche, ma credo che comunque si tratti di funzioni che debbono essere svolte.
La struttura dei magazzini del cotone è perfettamente idonea a gestire e ad ospitare una sala stampa, si trattava quindi di una scelta naturale. Per noi le strutture erano costituite dal palazzo Ducale come luogo degli incontri e dai magazzini del cotone per la sala stampa. Le sedi delle delegazioni costituirono un problema della struttura di missione; è quindi compito di tale struttura spiegare quelle scelte. Dopo Göteborg comunque non ci furono delle riunioni specifiche per apportare modifiche, perché non c'erano riunioni specifiche del comitato di sicurezza. Mutò il clima, la sensazione complessiva, e ci fu nei colloqui informali, che tenevamo normalmente con l'uno e con l'altro, una maggiore attenzione. Quando parlo del comitato di sicurezza per il G8, mi riferisco sempre al consiglio provinciale di sicurezza, poiché non si è costituito un comitato di sicurezza ad hoc per il G8 a cui partecipasse anche il sindaco.
In prefettura si gestiva sostanzialmente una pluralità di incontri: l'incontro della commissione prefettizia per l'esecuzione dei lavori; l'incontro per il coordinamento e per l'accoglienza al Genoa social forum; l'incontro per il consiglio provinciale di sicurezza.
In riferimento al piano di sicurezza, l'unico documento che mi risulta e che io conosco, è il provvedimento prefettizio del 2 giugno. Dove andassero dislocate le forze dell'ordine, se
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attestare il reparto A in un luogo B o C, erano tutte scelte che appartenevano alla tecnicità delle forze di polizia, che sono al di fuori delle mie competenze.
La scuola Diaz, consegnata al Genoa social forum, doveva ospitare l'organizzazione complessiva, anche perché organizzare una marcia di 150 mila persone provenienti da diverse parti d'Italia e d'Europa credo comporti una serie di problemi complicatissimi.
Sugli ambulatori potrete sentire più agevolmente i rappresentanti della regione. Abbiamo cercato di collocare strutture sanitarie in tutte le parti della città, perché l'arrivo contemporaneo di 150 mila persone pone evidenti problemi sanitari. Copia delle delibere della giunta del consiglio le farò pervenire alla Commissione.
Un piccolo gruppo di associazioni genovesi, che si autodefinì «reti anti-G8», in seguito sfociò nel cosiddetto patto di lavoro divenuta poi Genoa social forum; si è trattato di una evoluzione progressiva svoltasi in modo autonomo, spontaneo, come succede in questo tipo di situazioni. Mi si è imputato forse un eccessivo ottimismo, nel pensare che le manifestazioni potessero essere solamente pacifiche. Ovviamente non sono così ingenuo, anch'io pensavo che potessero esserci delle manifestazioni non pacifiche, ma ho sempre confidato che da un lato l'aver aperto un colloquio con il Genoa social forum e aver dato vita a manifestazioni organizzate e non lasciate alla spontaneità dell'evento; dall'altro l'imponente apparato di sicurezza che era stato predisposto, tutto ciò unito alla buona volontà complessiva di giungere ad un punto di incontro, potessero rendere, se non del tutto pacifiche, certamente non così violente, le manifestazioni che si sono poi verificate. D'altronde nel momento in cui si accetta di colloquiare e si accettano le manifestazioni, si compie una scelta ideologica,
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perché si consente a tutti di manifestare liberamente il proprio pensiero, ma si compie anche una scelta tecnicamente funzionale alle esigenze di sicurezza, poiché una città - e qui si inserisce il discorso se i G8 si possano svolgere in una città o meno - ha già al suo interno persone, che, ove venisse ad essere tutto blindato e proibito, riescono a compiere più danni di quanti ne possa compiere una manifestazione organizzata.
Vi farò avere anche copia dei verbali di consegna dei luoghi di accoglienza; nel momento in cui si consegnavano i vari luoghi al Genoa social forum il segretario generale del comune ed io stesso abbiamo individuato delle persone fisiche, perché non avevamo alcuna intenzione di fare delle consegne ad un'entità giuridica inesistente. Dal momento della consegna, la sorveglianza complessiva su ciò che si svolgeva in questi luoghi entrava nello spazio di competenza dell'ordine pubblico e della sicurezza, e non poteva più rimanere nello spazio della municipalità. In uno stadio dove sono presenti 5 mila aderenti appartenenti a questa o quella associazione, è evidente che il povero custode si trova in una situazione ingestibile. Nello stadio consegnavamo attrezzature per potersi riparare dal freddo e così via (ricordo, tra l'altro, che una notte ha piovuto fortissimo e vi sono stati anche allagamenti); per il resto la gestione della sicurezza era rimessa alle forze dell'ordine.
Su quello che hanno trovato allo stadio Carlini, onorevole Menia, bisogna chiedere alla polizia. Non è che il sindaco il giovedì mattina ha partecipato al sopralluogo dello stadio: ho compiuto semplicemente il mio dovere nel denunciare alla polizia la situazione, poi la cosa entrava in uno spazio che non era il mio. Devo spendere una parola per la polizia municipale, che, tra l'altro, ha ricevuto pubblicamente i complimenti anche del Presidente Berlusconi. Non ha funzioni di sicurezza e di ordine pubblico e quindi aveva un compito di semplice
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supporto - sulla questione abbiamo avuto lunghe trattative sindacali - ma certamente aveva il divieto, anche da parte nostra, di esporsi eccessivamente.
I nomi dei partecipanti agli incontri che ho avuto con queste associazioni ve li farò pervenire.
Per rispondere all'onorevole Sinisi sulla denuncia allo stadio Carlini, vorrei dire che le notizie che ho avuto riguardavano soltanto il Carlini e non anche altre situazioni. Notate bene che si è trattato di una vicenda velocissima, che non va vista in modo statico, bensì dinamico: una situazione che è cominciata il lunedì ed è finita la domenica: era un travolgersi di eventi.
Sulle modifiche alla zona gialla, ho già detto che non ve ne sono state di formali e non vi è stata discussione nel comitato provinciale per la sicurezza. Non soltanto da parte mia si insisteva molto perché la città restasse aperta ed ho, in proposito, rivolto anche degli inviti ai cittadini genovesi con articoli apparsi sui giornali. Non mi risulta che la questura dicesse ufficialmente che si doveva chiudere; mi risulta, invece - riporto una voce e non un dato di fatto - che gli agenti di polizia, in pattugliamento delle varie strade, avvertendo che lì vi sarebbe stata la manifestazione, abbiano dato per le vie brevi dei suggerimenti sul fatto che era opportuno essere preparati al peggio.
Da parte mia non c'è stato nessun colloquio con il Genoa social forum su servizi di ordine gestiti dallo stesso; ciò esulava completamente dalle mie funzioni, perché rientrava in quelle di chi gestiva la trattativa con il Genoa social forum, ossia il Ministero degli interni.
Quando mi vien fatto notare che è stato un errore fidarsi del Genoa social forum (Commenti)... È verissimo: ciascuno, dopo vicende di questo tipo fa un esame di coscienza di quello
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che è successo. Dicevo che il Genoa social forum, a mio avviso, si è rivelato un interlocutore che non aveva una capacità organizzativa forse sufficiente, ma non è l'interlocutore che ho scelto io, bensì quello scelto da altri - intendo il Governo -; d'altronde, secondo me era l'unico interlocutore possibile in quel momento, perché in presenza di 400, 500 o 600 associazioni, quali che fossero, questo elemento di aggregazione costituito dal Genoa social forum rappresentava l'unico tenue filo che teneva insieme un conglomerato amplissimo di gruppi molto diversi: è un dato che credo debba essere attentamente valutato. Penso, d'altronde - questa è una mia opinione personale - che il Governo non potesse non scegliere il Genoa social forum: questo era il suo interlocutore naturale, perché loro si erano presentati tutti insieme in modo aggregato, non altri. Diversamente, il Governo avrebbe dovuto «spaccare» quella che si presentava come una unità, a stento riuscitasi a formare e che rappresentava, infatti, un valore positivo, un vantaggio, per l'autorità politica e governativa che aveva così un unico interlocutore invece che una pluralità.
Sulla polizia municipale, senatore Tomassini, ho già risposto.
I mesi della campagna elettorale sono stati sicuramente mesi di maggiore stabilità, anche perché vi è stata una certa strumentalizzazione durante tale periodo, ai fini elettoralistici, della vicenda genovese e delle relative notizie apparse. Posso riguardare più attentamente, tra i miei appunti, per vedere se trovo momenti di incontro specifici, però non mi sembra vi siano stati incontri formali e ufficiali.
Sulle associazioni finanziate dal comune, farò un indagine attenta fra le seicento coinvolte.
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Con riferimento alle saldatrici, senatore Petrini, posso dirle che non erano in nostra dotazione; occorre chiedere alla questura, che cosa è stato trovato, non al comune.
Quale sia stato il ruolo del comune, onorevole Mazzoni, mi sembra di averlo già spiegato, così come anche la struttura di missione e i colloqui avuti con il Genoa social forum.
Con riferimento agli obiettivi della distruzione, vorrei precisare - posso lasciarvi copia dei primi verbali dell'autorità di pubblica sicurezza - che, pur essendo stati abbattuti anche cartelli stradali e raccolti sanpietrini dai marciapiedi al fine di tirarli, in realtà il loro lancio è stato molto indirizzato nella parte distrutta volutamente (i negozi e così via).
Non avevo, onorevole Bressa, assicurazioni formali sulla sensazione di pacificità e sulla difesa delle frontiere da parte di intrusioni di mascalzoni. Era una sensazione che si aveva in quel momento sul fatto che in realtà, soprattutto dopo il giovedì positivo, i fatti potessero svolgersi al meglio.
Del perché del ritardo della sistemazione delle delegazioni, occorre parlarne con la struttura di missione. Non mi risulta vi siano stati mutamenti, con il Governo Berlusconi, negli organismi della sicurezza, perché il prefetto e il questore erano gli stessi interlocutori che avevo avuto prima.
Il Genoa social forum è stato individuato come interlocutore formalmente da parte del Governo... (Commenti). Il Genoa social forum esisteva prima del Governo Berlusconi, ma a legittimare, nei confronti anche dell'amministrazione comunale, il colloquio con questo soggetto sono stati sicuramente gli incontri con esso avuti dai ministri competenti... (Commenti). Se vi sono delle contraddizioni, risulteranno a verbale e potranno essere verificate.
NITTO FRANCESCO PALMA. Vorrei fare, signor sindaco, solo una precisazione. Lei, nel corso della sua relazione, aveva
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dichiarato che il Governo di allora riteneva che non si potessero svolgere manifestazioni contestualmente al periodo di svolgimento del G8.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Esatto. Lo dico subito dopo. Lei mi aveva chiesto chi aveva individuato il Genoa social forum come interlocutore: l'individuazione formale, sulla base della quale vi sono stati poi gli atti giuridici di affidamento di locali e così via, nasce con la scelta del Governo Berlusconi. Il Genoa social forum esisteva già prima, giustamente, ed era stato oggetto di confronti in sede locale, non nazionale, anche con il precedente governo. Metto a disposizione una lettera di puntualizzazione del ministro Vinci Giacchi che relaziona di un incontro e di questa ipotesi di non far svolgere la manifestazione contemporaneamente allo svolgimento del G8.
Sulla zona gialla, ho già risposto.
Con riferimento al discorso del camion come catapulta - non vorrei aver suscitato immagini non reali - era una voce che sembrava corresse, ma non saprei neppure dire chi me l'abbia riferita e da chi sia stato visto. Tutto quanto abbiamo visto o fatto, lo trasmettiamo, ovviamente, all'autorità giudiziaria cioè sopralluoghi, verbali di consegna e così via.
Ho già espresso, onorevole Saponara, la mia posizione su Genova e penso di non avere una posizione imparziale, perché sono ovviamente parziale.
Sul camion, senatore Del Pennino, ho già detto. Ho già detto che comunicai subito al prefetto la mia richiesta di far cessare l'assedio di piazza Dante. Non ho mai avuto, senatrice Dentamaro, particolare difficoltà a contattare il questore: si trattava di momenti molto convulsi; non fu una telefonata, ma un vero e proprio incontro a cui parteciparono anche i responsabili dell'Arma dei carabinieri, della questura e della
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Guardia di finanza, perché il caso volle che mi recai verso le 7,30 circa dal prefetto per denunciargli questo fatto, mentre per le venti era già prevista una riunione dei responsabili della sicurezza presso il prefetto. Riferii anche loro della situazione del Carlini, ma poi le decisioni sul fatto di operare la perquisizione subito, a mezzanotte o il giorno dopo esulano completamente dal mio spazio di valutazione: ci potevano essere motivazioni più che valide sia per effettuarla l'indomani, sia per effettuarla subito.
Onorevole Soda, venerdì non c'è stata nessuna riunione del consiglio provinciale di sicurezza; cercavo da parte mia, ma penso che anche altri lo abbiano fatto, di richiamare l'attenzione dei responsabili della sicurezza, sui vari problemi che emergevano.
Onestamente pensavo che, dopo il venerdì, il sabato potesse essere più pacifico e tranquillo essendo stata organizzata un'unica grande manifestazione; mentre, invece, la giornata più preoccupante per tutti era sempre il venerdì perché vi era una pluralità di eventi sparsi per la città. Come ho già detto, l'incontro con il ministro Scaloja era preparatorio a successivi incontri da parte dello stesso Governo - o di sue strutture e suoi apparati - con il Genoa social forum. Lascerò, comunque, tutte le richieste da parte del Genoa social forum. Fra quelle relative ai luoghi di accoglienza ve ne sono alcune che abbiamo rifiutato; una parte direttamente rifiutate da noi come comune, altre dalla sicurezza; ad esempio, una delle richieste riguardava una certa villa San Fruttuoso, dove fra l'altro abbiamo degli importanti lavori edili in corso nel parco, e noi l'abbiamo rifiutata. La sicurezza ha rifiutato le richieste relative allo stadio Villa Gentile; è stata rifiutata dalla sicurezza
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la piazza del Bisagno. Noi eravamo molto favorevoli ad indirizzarli verso il parco del Peralto - sulle colline - ma questa proposta è stata rifiutata dalla sicurezza.
Noi non abbiamo concesso alcun luogo di accoglienza sul quale non vi fosse il consenso della sicurezza; cioè le decisioni sul concedere lo stadio Carlini e non quello di Villa Gentile o su concedere la scuola Diaz e non un un'altra, sono sempre state decisioni prese in un accordo, sostanzialmente, a tre. Alle richieste presentate dal Genoa social forum, si rispondeva positivamente e congiuntamente da parte dell'ente locale e dalla sicurezza.
MARCO BOATO. A proposito della scuola Diaz, corrisponde al vero la notizia che vi fosse un cantiere in corso?
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Può essere, ma non mi risulta...
LUCIANO VIOLANTE. Accanto alla scuola.
PRESIDENTE. Sulla stampa questo è riportato, bisogna vedere a quale distanza.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. A proposito di Piazzale Kennedy, come luogo d'accoglienza per gruppi stranieri, anche questo non è qualcosa che a me risulti; che vi fossero poi dei camper o quant'altro, è possibile. Signor presidente, credo di aver risposto a tutto.
PRESIDENTE. Sì, credo che abbia risposto a tutto; la ringraziamo.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Cercherò, nei limiti del possibile, di trasmettere gli atti o quant'altro. Naturalmente sono a disposizione per quanto riterrete opportuno.
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Aggiungo solamente che lo spirito che anima me, nel venire a questo incontro (che, trattandosi di un'indagine conoscitiva, ho accolto con molto piacere) è che anche noi vorremmo vi fosse il massimo accertamento di quanto è successo e, da questo punto di vista, abbiamo la massima volontà nel collaborare. Mi permetto soltanto una piccola sottolineatura: se ci sono accentuate valutazioni contingenti di carattere politico, penso che la conoscenza dei fatti sarà resa molto più difficile.
PRESIDENTE. Sono d'accordo. La ringrazio, sindaco, anche a nome di tutti i colleghi. Se lei ritiene, a proposito dei documenti cui faceva riferimento, può già lasciarli alla presidenza - e quindi a disposizione dei colleghi - e di ciò le siamo grati. Per quelli che si è riservato di inviarci, le chiedo solo la cortesia, non appena ne ha la disponibilità, di trasmetterceli perché i tempi di lavoro del nostro Comitato sono abbastanza ristretti; la ringrazio nuovamente.
Desidero ora porre un problema sui lavori odierni: oggi pomeriggio dobbiamo svolgere due audizioni. Purtroppo abbiamo previsto due ore a disposizione del presidente della provincia e, a seguire, 2, 3 o 4 ore per il presidente della regione. Credo sia necessario stabilire un metodo. Potrei sospendere la seduta, dopo lo svolgimento della relazione, per cinque minuti; ogni gruppo potrebbe predisporre un insieme di domande. Se siamo d'accordo, probabilmente riusciremo, in questo modo, a dare a colui che deve rispondere la possibilità di farlo. Ritengo che questo potrebbe essere un metodo da adottare; altrimenti, possiamo procedere come si è fatto in precedenza.
LUCIANO VIOLANTE. Proviamo a vedere se funziona, ma cinque minuti mi sembrano pochi. Si può sospendere un
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quarto d'ora dopo la relazione; se riusciamo a trovare una soluzione, va bene. Vediamo come funziona.
PRESIDENTE. D'accordo, allora lo valuteremo sulla base della relazione e dei fatti che ci verranno esposti. Vi ringrazio. La seduta è sospesa e riprenderà alle 15.
La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15,15.
Audizione del presidente della provincia di Genova, Marta Vincenzi.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova, l'audizione del presidente della provincia di Genova, dottoressa Marta Vincenzi.
Prima di dare inizio all'audizione in titolo ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte di componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in separati locali.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Ringrazio la presidente Vincenzi per la sua cortesia e puntualità e ci scusiamo per questo brevissimo ritardo. La preghiamo di riferire sui fatti a sua conoscenza in relazione a quanto accaduto in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova.
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MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Signor presidente, ho portato del materiale che può documentare quali sono gli aspetti in ordine ai quali, in particolare, in qualità di presidente della provincia di Genova, posso segnalare un coinvolgimento e, quindi, la possibilità di testimoniare direttamente sui fatti.
Faccio brevemente riferimento ad essi, rimandando al materiale che poi le lascerò in consegna. Credo che forse sia utile spendere qualche parola per definire quale sia stato l'atteggiamento degli enti locali non tanto rispetto alla questione del G8 inteso come vertice - nei confronti del quale naturalmente gli stessi ebbero, fin da subito, un atteggiamento estremamente positivo, perché Genova era stata scelta come sede di un grande avvenimento internazionale -, ma anche nei confronti di tutti quei movimenti che subito - anche se in forme inizialmente assai più pacate e meno organizzate di quanto poi siano diventate negli ultimi mesi - hanno espresso l'esigenza che a Genova si svolgesse non solo il vertice ma anche un momento di incontri, manifestazioni e testimonianze di un grande movimento che andava definendosi come il movimento del cosiddetto popolo di Seattle e che, peraltro, si stava svolgendo proprio in quei giorni.
La scelta di Genova avvenne qualche tempo prima rispetto ai fatti di Seattle e ciò fece sì che le preoccupazioni legate ai disordini e all'ordine pubblico non fossero poste al centro dell'attenzione fin dall'inizio, ma solo successivamente; mentre, fin da subito, fu avvertita l'esigenza di creare strutture e di organizzarsi affinché il vertice dell'anno italiano del G8 vedesse davvero la presenza di un possibile dialogo.
La linea che scegliemmo e condividemmo (parlo al plurale, ma faccio riferimento alla posizione che io, la mia giunta ed il consiglio provinciale assumemmo e che assunsero anche il
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consiglio comunale ed il sindaco di Genova, a nome del quale naturalmente non posso parlare) era quella di lavorare perché si potesse realizzare un vertice di tutti (così lo definimmo) e non certamente un controvertice. Ci sembrava, infatti, sbagliato che le istituzioni potessero appoggiare in qualche modo manifestazioni o iniziative che si collocassero contro un evento internazionale che le stesse sostenevano ed avevano voluto.
Si doveva, quindi, tenere non un controvertice ma un vertice di tutti, durante il quale sarebbe stato possibile agli otto grandi ragionare sulle grandi questioni internazionali ed in cui anche agli altri - ai popoli e a coloro che, a vario titolo, ritenevano di avere un punto di vista critico, aggiuntivo o diversificato rispetto al livello di compromesso e di negoziazione cui i grandi sarebbero arrivati - fosse permesso esprimersi.
Questo significava scegliere, con molta attenzione, all'interno dei movimenti, contenuti condivisibili e scinderli da altri non condivisibili, ponendo un problema di democrazia e di tutela dell'ordine pubblico.
Si voleva permettere la partecipazione di tutti al vertice, favorire quei movimenti che non si ponevano in contrasto con esso e valutare con gli organi preposti in quali termini - soprattutto di sicurezza - sarebbe stato possibile consentire - e fino a che punto - lo svolgimento di manifestazioni che, espressamente, si dichiaravano contro l'iniziativa, e di conseguenza non sostenibili politicamente dal punto di vista delle istituzioni e degli enti locali.
Questo fu l'atteggiamento. Per quello che mi riguarda segnalo che presentai, ricevendo anche il patrocinio da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali, un'ipotesi di manifestazioni, di incontri, di dibattiti tesi ad utilizzare i mesi precedenti al vertice al fine di aiutare il formarsi di opinioni
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sui diversi contenuti di un movimento che, come sappiamo, risulta essere magmatico e poco leggibile a livello politico ed istituzionale. Bisognava fare in modo che il territorio della Liguria - in particolare della provincia di Genova, essendo stata io ad avanzare la proposta - fosse costellato, nel periodo compreso tra il mese di maggio ed il 18 di luglio, di una serie di eventi che sostituissero attraverso la multimedialità - quindi la virtualità - l'esigenza della presenza fisica, contestuale allo svolgimento del vertice.
L'ipotesi era quella di una serie di manifestazioni che coinvolgessero anche testimonial di un certo interesse, portatori soprattutto di messaggi coerenti. Sto parlando, ad esempio, di Bono e di quanti, come lui, hanno a che fare con la riduzione del debito e non appartengono ad organizzazioni non governative. Tale ipotesi mirava a predisporre una rete di iniziative che, attraverso maxischermi e l'attivazione di un canale satellitare, potessero consentire la visibilità degli avvenimenti almeno a livello europeo. Nello stesso tempo si doveva negoziare con il movimento la disponibilità del medesimo ad essere meno presente nei tre giorni del vertice, essendogli stata concessa come contropartita una presenza comprensiva di ricadute massmediatiche che, come sappiamo, risultano essere di grande importanza. Questa ipotesi ebbe il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e divenne un progetto in accordo tra comune e provincia. Non vi furono particolari rifiuti da parte di nessuno, ma non se ne fece nulla poiché non venne concessa alcun tipo di autorizzazione. Sino a febbraio sembrava che questa fosse la linea da seguire e che attraverso di essa dovesse passare tutta l'organizzazione riguardante la questione della sicurezza legata alla presenza dei movimenti durante il vertice. Gli enti locali dovevano offrire una sponda ai movimenti in sintonia con gli obiettivi istituzionali,
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mentre i vertici della sicurezza dovevano negoziare disponibilità di piazza o di altro con quella parte del movimento che non si riconosceva in quelli che erano gli aspetti fondanti del vertice.
L'ultima riunione di cui ho memoria e nella quale furono trattati gli aspetti di cui sopra si svolse l'8 febbraio. Il verbale di quella riunione - a cui parteciparono comune, provincia, regione, questore e prefetto - conteneva l'ipotesi di lavoro che individuava il 15 luglio - io avevo ipotizzato il 18 luglio - come ultimo giorno utile per questa serie di manifestazioni, che avrebbero visto aprirsi la possibilità di interloquire con quel tavolo che allora chiamavamo « Patto per il lavoro» e non ancora Genoa social forum.
Dal 10 febbraio non ci fu più nulla. So che questo verbale fu consegnato personalmente nelle mani del dottor Vinci Giacchi - responsabile della struttura di missione - da parte dell'architetto Paolini, il quale era presente all'incontro durante il quale, a livello locale, furono definiti gli aspetti fondanti del progetto.
Occorreva fermezza, non bisognava accondiscendere a tutte le necessità che ci venivano presentate. La richiesta fondamentale era rappresentata dalla non violenza, ci si doveva aprire rispetto ad un'ipotesi che, il più possibile, vedesse un confronto tra la flessibilità delle istituzioni e le esigenze che i movimenti portavano. Devo dire che da febbraio ci fu un gran silenzio, non ricevemmo ulteriori risposte da parte di nessuno. Credo che questo abbia in qualche modo reso più difficili i rapporti tra istituzioni - a livello sia governativo sia locale - e movimenti.
Credo sia facile per tutti voi poter recuperare le rassegne stampa relative al periodo febbraio-maggio e verificare come da allora vi fu un'escalation di contrapposizioni tra la posizione
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del Genoa social forum e la richiesta di risposte proveniente dalle istituzioni. Vi è stata un'assenza di risposte tant'è che l'ipotesi - credo abbastanza generosa - che avevano fatto a livello locale, a maggio, dovette essere abbandonata. Le manifestazioni costano e si devono organizzare con un certo anticipo, nessuno può con le finanze locali permettersi di mandare a monte iniziative del valore di centinaia di milioni senza aver avuto assicurazioni da parte di qualcuno, nemmeno a livello statale.
Questa decisione non ci fu, anzi dagli incontri locali io ricavai, a seguito delle parole del prefetto, del questore di Genova e dei rappresentanti della Digos, l'inquieta prospettiva che al vertice potessero partecipare persone non meglio conosciute e non animate dalla buona intenzione del dibattere sui grandi temi, ma piuttosto di insediarsi nel territorio ligure per essere già lì pronti a male operare durante le giornate del vertice.
Questa sensazione fece sì che, per quello che mi riguarda, allontanai da me qualsiasi tentazione di proposte aggiuntive.
Per quello che so io, a parte l'incontro locale che si svolse il 2 giugno presso la prefettura, in cui esaminammo il testo dell'ordinanza del prefetto, il silenzio durò sino al 19 giugno, quando vi fu la convocazione presso il ministro Scajola degli enti locali. Il ministro Scajola ci ricevette con moltissima gentilezza e, con grande coraggio, disse che la scelta del dialogo era quella che intendeva intraprendere; che, quindi, il rapporto con il Genoa social forum - che il GSF da tempo chiedeva - ci sarebbe stato, che lui stesso avrebbe incontrato il GSF. Lo fecero poi, sia lui che il capo della polizia. Ci venne illustrata la dimensione della zona rossa. Era ancora da definirsi, in quella riunione, la dimensione della zona cosiddetta gialla. Ci fu detto, pregandoci di non dirlo - ma
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naturalmente il giorno dopo era sui giornali -, che il percorso delle manifestazioni che sarebbero state autorizzate e la zona nella quale sarebbero state autorizzate le permanenze e le accoglienze doveva intendersi come quella del levante della città. Per la verità la scelta ci parve felice, perché davvero la zona del levante è quella che, essendo vicina al mare, si presta anche a sfoghi, soprattutto a luglio, un po' meno difficoltosi di quelli che, invece, la zona di ponente poteva prestare, presumibilmente.
Fummo molto rassicurati, come enti locali, tant'è che credo che le dichiarazioni che tutti potemmo fare all'uscita da quell'incontro furono di grande soddisfazione; ma, altrettanto, fummo mallevati. Rassicurati e mallevati, perché da quel momento, per gli enti locali, almeno per quello che mi riguarda - non so valutare se poi il sindaco, anzi spero che nella sua qualità di sindaco, abbia potuto avere anche incontri separati o riservati -, per quello che riguarda il tavolo istituzionale, quel tavolo che il prefetto aveva fatto vivere, interpretando il comitato provinciale della sicurezza, integrato con la presenza della regione, come il luogo opportuno dove continuare a dibattere, a confrontarci sulle questioni, quel tipo di incontri da quel punto non ci fu più.
Gli enti locali non hanno più avuto alcuna conoscenza delle cose che si stavano programmando, tranne l'assicurazione sull'apertura e sulla grande efficienza che si sarebbe messa in campo. Ricordo che l'incontro del 19 giugno avvenne dopo i fatti di Göteborg e che a quei fatti si fece riferimento anche nella riunione con il ministro. Il ministro disse e fu consapevole che lì la polizia, a Göteborg, si era certamente trovata impreparata e che così non sarebbe accaduto in Italia e a Genova.
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Da lì a poco abbiamo la legge sul finanziamento per l'accoglienza: una legge che individuava gli enti locali come i soggetti che dovevano mettere a disposizione le strutture dell'accoglienza e che io valuto come uno snodo ed anche un punto di grande debolezza, perché con questa legge gli enti locali dovevano e devono dare l'accoglienza, ma non esiste nessuna struttura di supporto che organizzi e metta in rete quest'accoglienza, sulla base di scelte note di sicurezza e di organizzazione delle forze dell'ordine. Questo mi parve un punto di caduta e forse lo è stato davvero. Peraltro, ed è anche una cosa questa che adesso mi infastidisce un po', non ci sono verbali di nessuno di questi incontri, non fu fatta nessuna ordinanza per l'utilizzazione degli spazi. Il prefetto non fece ordinanze. Quindi, tutto era lasciato agli enti locali ma - diciamo - tutto demandato, così, un po' abbandonato. Quindi la rassicurazione e l'essere mallevati ed abbandonati, da giugno in avanti, sono un po' andati insieme.
Le scelte delle sedi furono poi, comunque, visionate dal questore. Agli atti lascio la documentazione che indica quali erano state, per quello che riguarda la provincia di Genova, le scelte degli edifici; chi lo voglia potrà verificare come, perlomeno per l'istituto Pertini, noi ne sconsigliammo l'uso, perché c'erano i cantieri; ancora è un edificio con cantieri ...
MARCO BOATO. L'istituto Pertini sarebbe quello che tutti chiamano Diaz?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sì, perché Pertini e Diaz sono un unico complesso; siccome la parola Diaz è molto più «grande» della parola Pertini, tutti i giornalisti l'hanno chiamato Diaz; in realtà i pestaggi - diciamo - sono avvenuti al Pertini, mentre...
MARCO BOATO. E c'è il cantiere lì?
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MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. E lì c'era il cantiere, naturalmente fu separato il cantiere rispetto alla scuola, però noi vedevamo questo come un pericolo, pensando alla sicurezza dei ragazzi però, più che altro. Voglio dire, pensavamo al decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, ed alla sicurezza degli ambienti, piuttosto che ad altri aspetti. Ma certo la presenza di un cantiere avrebbe sconsigliato un certo impiego.
Nella relazione che noi fornimmo questi elementi ci sono; tuttavia, prevalse poi l'analisi fatta dalla questura. La provincia di Genova, quindi, pur avendo messo a disposizione, a quel punto, su richiesta del Governo e del prefetto, anche una quantità più ampia di edifici, si ritrova coinvolta per due edifici. Uno è la sede staccata di Quarto, via Maggio 3, per una parte: chi conosce Genova lo sa, sono edifici degli anni settanta molto ampi e con un grande giardino, un parco, che è in parte anche ad uso pubblico. È l'ex ONPI; quindi, ci sono un asilo nido, una palestra, un istituto superiore, sono tutti gli uffici operativi della provincia. Voglio precisare, perché è uscita una notizia falsa su un giornale, che non c'è l'armeria della provincia. La stampa, non so attraverso le parole di chi, ha riportato che questa sarebbe stata una sede pericolosa, in quanto c'era l'armeria della provincia. L'armeria della provincia è in un edificio da un'altra parte, fuori dai cosiddetti Se.Di. di Quarto e, comunque, non è stata per fortuna nemmeno sfiorata. Questa sede fu messa a disposizione, avendo come interlocutore unico il Genoa social forum perché questo ci fu richiesto, l'unico interlocutore doveva essere il Genoa social forum; si fece quello che fece il comune, quindi, si fermarono dei verbali ed una persona fisica fu garante della cosa.
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Le questioni che riguardano questi due edifici meritano di essere un poco analizzate. Per quello che riguarda Quarto, è noto - perché ne abbiamo già parlato e, comunque, anche questo lo consegno agli atti - che nella sera tra il 19 e il 20 cominciammo ad avvertire che la situazione non era normale, poiché la custode, il portiere ci telefonarono. La struttura era stata consegnata per poter contenere un numero di persone variabile tra ottocento e mille. Fino alle 20,30 del 19 sera questa era la situazione, avendo fatto i funzionari della provincia sopralluoghi e controlli. Intorno alle 23,30 la situazione cambiò, ma devo dire che ci spaventammo poco all'inizio perché a Genova, in quelle ore, ci fu un temporale di forte intensità; era anche abbastanza normale che coloro che avevano trovato rifugio nelle tende all'aperto - perché era una tendopoli quella nei giardini -, essendo rimasti allagati, tentassero di ripararsi. Chiamammo, intercorsero telefonate e consentimmo l'utilizzazione anche di uno spazio interno.
Però, era già abbastanza evidente che il numero delle persone non era più fra le 800 e le 1.000, ma era assai aumentato, e che, di queste persone, molte non sembravano in sintonia con il resto del gruppo. Avremmo poi potuto ampiamente verificare il giorno dopo che si trattava di un numero folto di punk, di greci, che non erano stati segnalati, e di un gruppo numeroso di tedeschi, le cui macchine stazionarono per tutti i giorni del vertice, nonostante le nostre segnalazioni, di fronte ai Se.Di. di Quarto insieme con un furgone bianco, che abbiamo poi visto nelle riprese televisive essere utilizzato a supporto per trasporto di materiali ai violenti (l'abbiamo visto fotografato dall'elicottero e, senza ombra di dubbio, era quello). C'era, inoltre, un gruppo di skinhead di Catania - che non erano stati segnalati - e un gruppo abbastanza numeroso di persone, che abbiamo poi chiamato black bloc, che erano
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molto bene riconoscibili anche attraverso le immagini televisive, perché vestite non con quelle cose che si vedono nelle fotografie dei giornali, cioè con le magliette nere ed i pantaloni neri, ma con le tute grigio scuro, con ginocchiere e ripari, con un copricapo molto particolare ed il viso coperto. Quindi, facilissimamente riconoscibili. Li abbiamo poi riconosciuti; li abbiamo visti vestirsi dentro e li abbiamo riconosciuti in giro per le manifestazioni. Ben identificabili, quindi. Li abbiamo visti - ripeto - il venerdì pomeriggio, dopo i primi filmati che rimandavano i disastri, e abbiamo visto, nelle manifestazioni, i caschi degli operai della provincia. Li avete visti anche voi: i caschetti gialli che si vedevano nei filmati erano i caschi che erano stati nel frattempo rubati lì dentro.
Quindi, tra il venerdì ed il sabato mattina è accaduto che tali soggetti siano entrati nei luoghi dove non sarebbero dovuti entrare e siano armati; sono entrati nelle cucine - sapete che negli asili nido ci sono le cucine - dove sono stati presi coltelli, si sono rotte e prese sbarre, insomma, armi improprie; si sono armati lì dentro ed intorno alle 11, 30 del sabato sono usciti. Ecco, questo è quello che noi, i nostri funzionari, gli operai della provincia, alcuni cittadini, che abitano e che credo abbiano anche l'intenzione di testimoniare, videro. Questo avvenne il sabato e questo continuò ad avvenire il sabato sera; nel frattempo, le persone dentro la struttura dei Se.Di. erano diventate non meno di tremila. Di queste noi riteniamo che non meno...
LUCIANO VIOLANTE. Scusi, presidente, questo armamento - diciamo così - avvenne tra venerdì e sabato o tra giovedì e venerdì?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. No, fra venerdì e sabato. Quello che vedemmo noi. Il giovedì
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noi avevamo appena consegnato la struttura e fino al venerdì, alle 20,30, non notammo nulla di diverso e di anomalo rispetto a quanto era stato concordato con il GSF. Devo dire che noi avevamo dato anche al GSF tutto il materiale informatico per poter prendere nota di tutte le persone presenti, e poter davvero avere il controllo della situazione. Fu chiaro il venerdì notte, ma certamente, a voler dire in ritardo, il sabato mattina, che non c'era più nulla sotto controllo, più nulla da parte di nessuno. La situazione non era sotto controllo da parte dei Cobas, a cui il GSF aveva affidato la sede dei Se.Di. di Quarto (e molti di costoro non c'erano nemmeno più dentro la struttura). Era chiaro che non c'era nessuna possibilità di fermarli, perché, dal venerdì notte, per tutto il sabato e anche la domenica, l'assessore al patrimonio Eugenio Massolo, il funzionario della provincia, il direttore dell'area patrimonio, dirigenti, persone che in quel momento erano in servizio ed io, tempestammo di richieste e di telefonate tanto la questura quanto la prefettura per chiedere un intervento, dicendo che lì si stavano armando. Il nostro problema non era tanto che stavano distruggendo una sede, perché con quello...
MARCO BOATO. Lei ha parlato del 19 e del 20, adesso parla di venerdì e sabato. Può precisare?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Ha ragione lei. Continuo a parlare di 19 e 20. Ha ragione. Ho perso la memoria dei giorni.
MARCO BOATO. Giovedì e venerdì o venerdì e sabato?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Il 19 era venerdì o sabato?
MARCO BOATO. Giovedì!
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MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Allora è tra giovedì e venerdì, 19 e 20. Abbiate pazienza!
NITTO FRANCESCO PALMA. Scusi, presidente, per essere chiari. Poiché c'è stata una precisazione, vorrei capire: l'armamento, il furto dei coltelli nelle cucine, avviene tra giovedì e venerdì o tra venerdì e sabato?
PRESIDENTE. Mi pare che abbia detto tra il 19 ed il 20 e che poi abbia confuso il giorno della settimana.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Tra il 19 ed il 20 si stavano armando. Questo lo comunicammo ripetutamente. Le risposte furono prima «non siamo in grado», «non ce la facciamo», poi non ci furono altre risposte. Non vorrei dire una data piuttosto che un'altra. Nella mattina del 20, alle 8,15, i funzionari, che erano presenti, videro passare dal cavalcavia (la scuola, infatti, è vicina al cavalcavia) una lunga fila di mezzi della polizia, pensando che venissero a Quarto e che si fermassero. Invece, questi mezzi non si fermarono a Quarto, ma proseguirono per via dei Ciclamini. Via dei Ciclamini era un altro luogo, sempre nel quartiere di Quarto, ma fuori dai Se.Di., dove c'era un raggruppamento di giovani; un campeggio, insomma. Quindi, non è esatto dire che la polizia venne a Quarto. Non venne mai a Quarto; passarono nella mattina del 20 di fronte a Quarto e proseguirono. Soltanto alle 10,30 della stessa mattina - queste sono le testimonianze dei funzionari presenti, naturalmente; io ero nella sede centrale in provincia, che era nella zona rossa, ma ci tenevamo in contatto telefonicamente - arrivò un'auto dei carabinieri che, con tre carabinieri a bordo, si fermò per una decina di minuti e poi se ne andò. Quindi, non ci fu mai nessun intervento. A Quarto nessun intervento; l'intervento,
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invece, ci fu nella scuola Pertini. La domanda naturalmente è: perché la scelta militare piuttosto che la scelta di tutela dell'ordine pubblico? La scelta, su segnalazione di chi e per cosa? Infatti che a Quarto ci fossero i black bloc lo segnalava una istituzione, ma lì non si intervenne (Commenti).
PRESIDENTE. Mi scusi, presidente la invito a concludere la relazione. La ringraziamo. Onorevoli colleghi, vi prego di prepararvi le domande; eventualmente poi il presidente della provincia risponderà.
MARTA VINCENZI, Presidente della Provincia di Genova. Non so quanto posso proseguire, ma certamente questa differenza va spiegata. Io non ho nessuna tesi preconcetta, però credo che sia fondamentale per le istituzioni, non genovesi ma italiane, spiegare il perché di questa differenza.
C'è anche un altro elemento che vorrei segnalare, perché, ad esempio, noi ci rendemmo conto che era stato fatto il cosiddetto Blitz all'istituto Pertini e che non si trattava della scuola Diaz soltanto il 22 luglio, intorno alle 15,30, quando lo vedemmo passare nelle immagini televisive e, in quell'occasione, riconoscemmo l'istituto Pertini. Infatti, era stato detto che la scuola era stata la Diaz, quindi noi pensavamo all'altra scuola. Ce ne accorgemmo - ed è la scuola sita in via Cesare Battisti n. 5, che è di proprietà dell'amministrazione provinciale - e l'ingegner Cogorno (dirigente della provincia) si recò immediatamente nei locali dove, oltre a verificare la presenza di danni serissimi, noi vedemmo le cose che qui sono filmate (mi sono permessa di portarvi questo filmato, che è stato fatto dall'ufficio audiovisivi della provincia di Genova e non da un giornalista), vale a dire la presenza di tracce di sangue che ci sembrò necessario mettere a disposizione dell'autorità giudiziaria per gli accertamenti del caso. In questo senso prendemmo
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contatto con la questura di Genova, richiedendo l'effettuazione di un sopralluogo; fu interpellato il dottor Perisi della questura, il quale ci comunicò che l'autorità di pubblica sicurezza non avrebbe provveduto ad alcuna verifica in loco dopo di che - prendendone atto e mettendomi in contatto con l'assessore Massolo e la struttura - predisponemmo noi le misure di sicurezza esterna dell'edificio scolastico. Infatti, l'edificio era rimasto del tutto aperto: dunque, io non posso sapere se quello che abbiamo filmato fosse tutto quello che c'era o se nella notte precedente non fosse stato sottratto, modificato o asportato chissà che cosa. Per tutta la notte l'edificio rimase aperto con la possibilità di ingresso da parte di chiunque. Penso che molti elementi probatori dovessero essere immediatamente riscontrati. Così, assunsi la responsabilità di mettere la polizia provinciale a guardia dell'edificio fino al giorno dopo.
Anche questi sono aspetti che vanno indagati, così come - se posso dire ancora una cosa - il fatto che lunedì e martedì la Digos andò a Quarto per perquisire i locali, che erano stati così vandalicamente distrutti, e non ritrovò una gran che, ma questo potrà dirlo la Digos; mi pare che portarono via alcuni volantini.
Tuttavia, il giorno dopo, gli operai della provincia, dietro un cespuglio, nel giardino dell'edificio dei Se.di., ritrovarono le armi (molotov e armi improprie di cui vi ho allegato documentazione). Dunque, anche in questo caso, come mai solo tre giorni dopo e come mai soltanto gli operai della provincia?
Devo aggiungere che feci la denuncia di tale vicenda il giorno 21; dico anche che, però, la giunta provinciale ha deciso di dare mandato al servizio legale per l'eventuale avvio di azioni legali ritenute più opportune nei confronti dei soggetti responsabili delle strutture, quindi, da una parte, del Genoa
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social forum e, dall'altra, dei Cobas a cui il Genoa social forum aveva ceduto la cosa. Parlo di Quarto, non dell'istituto Pertini, nel quale non abbiamo trovato traccia di vandalismo da parte degli studenti e dove le tracce sono quelle di porte aperte dall'esterno verso l'interno e di ragazzi rincorsi per tutto l'edificio; più si va verso i piani superiori, minori sono le tracce di presenze di ragazzi che potevano aver dormito e sempre più sono le tracce di ragazzi rincorsi e presi, lo si vede proprio. Io così interpreto quanto ho visto con i miei occhi. Comunque, ho detto ciò, per dire che le responsabilità dei soggetti a cui sono stati affidati i locali riguardano i Se.di. di Quarto più che il Pertini, in quanto lì, certamente, i responsabili avrebbero dovuto avere il coraggio di denunciare subito, a noi se non alla polizia, ma io credo anche e soprattutto alla polizia, di non essere in grado di controllare la situazione e di ritrovarsi con 3 mila persone invece che mille in una situazione di difficoltà interna. Questa è una responsabilità grave che non può essere nascosta.
Questa è la situazione; quindi, la mia posizione è quella di chi, credendo nella necessità di aprire una disponibilità delle istituzioni a presenze di vario tipo - perché così è la democrazia - si ritrova con una situazione che va capita per rendersi conto, non solo per sé ma anche per tutti gli altri e per i fatti che potranno avvenire nei prossimi mesi nel nostro paese, di quali siano state le questioni operative o le scelte politiche che hanno determinato una vicenda che, certamente, è andata nella direzione opposta rispetto a quella che si era inteso promuovere.
PRESIDENTE. A questo punto propongo di procedere come abbiamo fatto questa mattina, nel senso che ognuno che
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intenda intervenire può farlo. Sospendo la seduta per dieci minuti, in modo da concordare il criterio da adottare per il prosieguo dei nostri lavori.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,10.
PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori. Do la parola ai componenti il Comitato che intendano porre domande al presidente della provincia di Genova.
GIAN FRANCO ANEDDA. Signor presidente, la provincia ha concesso in uso molte strutture; dai miei appunti risulta sono state quattro, che credo siano le più importanti. La prima domanda è questa: concesse le strutture ai rappresentanti del Forum - e ci dirà a chi -, la provincia se ne disinteressò completamente o si assicurò, quanto ai controlli, la sorveglianza dei locali e quant'altro?
La seconda domanda è la seguente: lei ha detto di avere più volte parlato con la questura ed ha indicato, della questura, un solo nome, con riferimento al momento successivo in cui i locali di Quarto erano stati ormai rilasciati; in precedenza con chi parlò? Di persona, intendo.
La terza domanda è questa: in tutto il periodo precedente il mese di luglio - lei ha fatto riferimento al mese di febbraio, ma anche prima - la provincia, e lei personalmente, foste d'accordo perché si tenesse un atteggiamento di dialogo con il Genoa social forum, tanto che mi è parso di capire che lei desiderasse che ci fossero manifestazioni prima del vertice, parallelamente ad esso, per fare in modo che non fossero tenute più manifestazioni, invece, nei giorni del vertice? Quindi, in sostanza, mi è parso che foste per tenere un dialogo continuamente aperto con quelli del forum. Fu quella la vostra linea?
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MARCO BOATO. Ho cercato di prendere appunti su tutto quello che ha detto la presidente della provincia, ma, come ha visto - e domando scusa per quella breve interruzione - c'è stata una sovrapposizione di date; chiederei quindi un chiarimento anche su questo, in modo che poi la risposta sia riportata esattamente cosa resti nel resoconto stenografico. Prima, però, le chiedo di confermare - se ho capito bene - che, dopo la riunione qui a Roma con il ministro dell'interno Scajola - dalla quale, se non ho frainteso, usciste anche molto soddisfatti -, da quel momento in poi - così mi pare lei abbia detto, e siamo alla data del 19 giugno 2001 - non c'è stato più alcun rapporto con gli enti locali. Non voglio dilungarmi: le chiedo di chiarire questo punto, di esplicitarlo meglio.
Le chiedo un ulteriore chiarimento, che serve ai nostri lavori ed anche all'opinione pubblica, visto che siamo in contatto con la stampa. Lei - e questo lo avevo letto già in qualche giornale - ci ha precisato che l'episodio avvenuto nella notte fra sabato 21 e domenica 22, dopo la mezzanotte (quindi, teoricamente, il 22), cioè la cosiddetta perquisizione - dico cosiddetta perché le tracce di sangue lasciano qualche sospetto sul suo carattere giudiziario - si è svolto presso l'istituto Pertini, che si trova in via Cesare Battisti ed è adiacente alla scuola Diaz che non è la scuola Diaz di cui tutti parlano - compresi noi, debbo dire - fino a questo momento. Guardando la facciata, se ho capito bene, l'istituto Pertini è sulla destra e la scuola Diaz sulla sinistra: le chiedo se può confermarlo, visto che sono istituti di proprietà della provincia, perché d'ora in avanti la collocazione mi pare decisiva anche per il prosieguo degli accertamenti.
Un'ultima serie di domande, tra loro collegate, riguarda i fatti di Quarto, che lei ci ha riferito. Mi pare di aver capito, salvo una sovrapposizione di date che c'è stata dopo - ma è
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bene che nel resoconto stenografico risulti la sua versione ufficiale -, che la sua segnalazione sia avvenuta la sera del 19, quando ancora non era accaduto nulla a Genova; abbiamo sentito oggi dal sindaco Pericu - lo sapevamo, del resto, ma ce lo ha confermato - che la giornata del 19 è stata totalmente priva di incidenti, mentre gli incidenti - a voler definire così i fatti di grave violenza, opera, in particolare, delle tute nere, ma, forse, anche di altri - hanno cominciato a verificarsi il giorno 20 (ed è un nostro problema quello di capire perché essi siano potuti avvenire e perché non ci sia stato un adeguato contrasto). I fatti di Quarto sono avvenuti nella notte tra giovedì 19 e il 20 e lei ci ha riferito di una denuncia formale fatta, e forse anche depositata, il giorno 21. Mi pare d'aver capito che lei abbia fatto tale denuncia formale il 21 perché - ad un certo punto ha detto: ho tempestato di segnalazioni -, ripetute segnalazioni erano risultate improduttive.
Ci può dire - mi pare che anche il collega Anedda l'abbia chiesto - se lo ricorda e nei limiti in cui lo ricorda, perché, ovviamente, non si tratta di dichiarazioni verbalizzate - chi ha chiamato, lei o altri per lei: polizia, carabinieri, prefettura, questura, eccetera; con chi, per quello che può ricordare, ha parlato e se conferma che la mattina successiva, il 20, e ancora la mattina del venerdì - quando soltanto nella tarda mattinata cominciarono gli scontri violenti o le aggressioni violente - nessun intervento vi sarebbe stato, né ad opera della polizia né ad opera dei carabinieri, salvo quel breve sopralluogo, di cui lei ha parlato, di una volante dei carabinieri nella mattina del 20. Però, vorrei che tutte queste informazioni lei le mettesse in ordine: segnalazione della sera del 19, a chi è stata fatta, con chi ha parlato, se è vero che non c'è stato nessun
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intervento il 20 e se risponde al vero, infine, che ha fatto denuncia il 21, presentandola, immagino, alla procura della Repubblica presso il tribunale di Genova.
GRAZIELLA MASCIA. Anch'io chiederei un'ulteriore conferma con riferimento ai rapporti della provincia e del presidente della provincia con i comitati o, comunque, con le persone che dovevano garantire la sicurezza in quei giorni; chiederei, inoltre, anche di confermare se, nelle diverse situazioni di quei giorni, non ci sia più stato alcun contratto, oltre a quello che era avvenuto, a partire dal 20 in poi.
La seconda domanda riguarda, anche nel mio caso, la scuola di Quarto: le chiederei se, magari con l'ausilio dei suoi funzionari, sia possibile ricostruire, ancor meglio di quanto abbiate fatto negli esposti e nelle sue dichiarazioni oggi, gli orari e le persone con cui c'è stato questo rapporto, le persone delle forze dell'ordine e della questura.
Infine, la scuola Diaz. La perquisizione, come è stato riferito anche a noi che eravamo sul posto, era un'operazione di polizia giudiziaria, ma per una perquisizione dovrebbe essere prevista un'informativa, quanto meno, ai proprietari dello stabile del luogo in cui si questa si svolge. Visto che non è stato consentito né ai parlamentari presenti né ai legali del Genoa social forum, chiedo se la provincia non ritenga che sarebbe dovuta essere informata, in quanto proprietaria dei locali, dell'operazione in corso. In questo senso, lei ha detto oggi: abbiamo riconosciuto la scuola il pomeriggio di domenica.
Non avete ritenuto di dover sollevare un interrogativo rispetto al fatto che in una struttura, anzi, vorrei precisare, e lei lo può confermare, in due strutture di vostra proprietà, la Pertini e la Diaz - io ero sul posto ed ho visto che c'erano forze dell'ordine anche nella Diaz, mentre si svolgeva la
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perquisizione nella Pertini, con tutto quello che poi si è potuto vedere anche attraverso i video -, non avete ritenuto di dover chiedere alle forze dell'ordine - o a chi altro, non so - se non doveste essere avvisati delle operazioni di polizia in quanto proprietari di questi stabili?
NITTO FRANCESCO PALMA. Signor presidente, provo a riassumere per avere poi, se del caso, una conferma.
A me pare di aver compreso che lei abbia dichiarato che dall'8 febbraio al 19 giugno vi sarebbe stato un grande silenzio istituzionale e che questo silenzio avrebbe comportato un inasprimento nelle posizioni e che, addirittura, dei funzionari di polizia avrebbero lamentato con lei una assenza di strategia nei rapporti coi movimenti; non so se ho compreso bene il suo pensiero. Vorrei semplicemente avere una conferma.
Poi vorrei sapere a chi abbiate espresso parere contrario circa l'utilizzo della scuola Pertini per la presenza di cantieri e, se possibile, chi decise, invece, l'utilizzo di detta scuola nonostante il vostro parere contrario. Vorrei sapere a chi, materialmente, venne consegnata sia la scuola di Quarto sia la scuola Pertini; chi doveva, sostanzialmente, gestirla e rispondere, se questo era previsto, in ordine alla congruità delle presenze all'interno della scuola.
Ancora vorrei - mi sembra che il tema sia già stato trattato dagli onorevoli Anedda e Boato -, se è possibile, presidente, poiché vi è stato quel problema concernente le date ed i giorni, che si ricostruisse la dinamica della consegna della scuola di Quarto; la verifica di un numero di presenze assolutamente maggiore rispetto al consentito; la presenza di «punk greci, skinhead canadesi .... catanesi, e black bloc» (lei mi pare abbia usato queste parole); chi riscontrò questa presenza; se in ordine a tali presenze estranee vi furono segnalazioni da parte del Genoa social forum ovvero degli organismi che gestivano
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la scuola di Quarto o, eventualmente, la scuola Pertini; chi, e a chi, fece, nella notte tra giovedì e venerdì, le segnalazioni circa queste presenze e l'armamento dei soggetti che si erano introdotti nelle suddette scuole; in che data venne filmata la scuola Pertini; mi pare si tratti di un video di cui lei è in possesso e che intende produrre.
PRESIDENTE. Già lo ha prodotto.
NITTO FRANCESCO PALMA. Quindi in che data venne effettuato il filmato.
Lei mi pare abbia affermato che ritenne la scelta di Levante, per l'allocazione dei manifestanti, come una scelta sicura. Se non ricordo male, nella mattinata, il sindaco Pericu avrebbe espresso una valutazione diversa in ragione della ubicazione degli ospedali, in particolare per l'allocazione dell'ospedale pediatrico e di un altro ospedale. Vorrei sapere se, per caso, era a conoscenza di questa diversa valutazione del sindaco Pericu.
Infine, se può riferire il tipo di danni sono stati riscontrati all'interno delle scuole.
LUCIANO FALCIER. Molto brevemente vorrei porre tre domande.
La prima. La presidente della provincia ha detto, illustrato e motivato, che i locali della provincia messi a disposizione dei manifestanti e di quanti presenti sono stati consegnati al Genoa social forum con verbali e a persone fisiche individuate e individuabili. Ai fini del riscontro: vi è stata una riconsegna di quei locali, di quegli edifici e, in caso positivo, sono stati riscontrati eventuali danni e responsabilità visto che erano stati consegnati a persone facilmente riscontrabili ed individuabili?
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La seconda (ma il collega Palma, almeno in parte, le ha già posto questa domanda): risulterebbe, lei diceva, che dal sabato mattina la situazione sia sfuggita di mano e sia venuto sostanzialmente meno il controllo di quanto stava avvenendo in un determinato edificio in una determinata località, e qui sta il punto; si tratta di una constatazione o di una intuizione e molto probabilmente i suoi funzionari, la polizia provinciale, hanno suffragato questa constatazione, e anche legittimato la mia domanda: da parte del Genoa social forum o dei COBAS, o chi per essi, era stato segnalato che questo autocontrollo, al quale loro stessi probabilmente erano stati affidati, era venuto meno o stava per venir meno?
La terza domanda: l'apertura di dialogo che lei ha affermato essere avvenuta dopo il 19 giugno, con coraggio da parte del Governo, ha trovato, almeno in quella riunione, o in successivi momenti, la condivisione, la partecipazione, degli enti locali o avete avuto soltanto la possibilità di essere informati, come dire, non esprimendo o anche esprimendo la vostra valutazione e condivisione nella ripresa del dialogo?
ALOIS KOFLER. Sinora abbiamo fatto un po' di confusione, mi sembra, circa il nominativo esatto delle scuole. È vero allora che tutto quello che abbiamo riferito al cosiddetto intervento Blitz alla scuola Diaz, deve invece riferirsi alla Pertini. Sono due edifici contigui, adiacenti.
Lei, personalmente, come e da chi ha appreso, ed in quale momento, di questo intervento alla scuola Pertini? Cosa ha appreso? Ricorda esattamente il tipo di corpo che avrebbe eseguito l'intervento, quante persone sarebbero intervenute (se ha appreso qualcosa circa l'entità), inoltre le è stato riferito l'orario dell'intervento?
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GIANNICOLA SINISI. Ringrazio il presidente per la sua relazione che abbiamo ascoltato con grande interesse. Su questa vorrei porre alcune questioni che sono soprattutto richieste di approfondimento.
In primo luogo, lei ha parlato di progetti che sarebbero stati elaborati dagli enti locali e che avrebbero dovuto aver luogo tra maggio e luglio e che non vennero autorizzati. Se non sbaglio, ha detto che, in quel periodo, si volevano far circolare le idee piuttosto che le persone. La domanda è: chi non autorizzò quei progetti? E le risulta che, nello stesso periodo, vi furono altre iniziative che pure non vennero autorizzate oppure le uniche che non vennero autorizzate sono quelle di cui lei ha parlato?
La seconda questione, che lei è stata decisamente determinata nel denunciare, riguarda una condizione di abbandono nella quale l'ente locale che lei rappresenta si è venuto a trovare. Ci può specificare con esattezza da quando è cominciata questa condizione di abbandono e fino a quando è durata?
Abbiamo poi sentito - su questo mi associo alle domande degli altri colleghi - di questo esposto che lei ha fatto il 21 luglio. Intanto è nostro desiderio, signor presidente, poterne avere copia; se lei ha presentato tale esposto, una denuncia per iscritto, mi permetto di avanzare la richiesta, anche al presidente del nostra Commissione, perché si possano avere, comunque, copie di tutte le denunce formulate per iscritto. Ma la domanda di approfondimento è su tutte quelle denunce che lei, i suoi collaboratori o gli assessori della sua giunta, hanno segnalato in maniera diretta, anche telefonica; le chiedo se può darci delle delucidazioni in ordine alle modalità, ai contenuti ed ai destinatari di queste denunce e segnalazioni.
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Le chiedo inoltre - in relazione alla sua denuncia, alla sua segnalazione dell'inopportunità dell'utilizzazione della scuola Pertini per la presenza contigua di un cantiere - se le risulta; poi, che questo cantiere sia stato impropriamente utilizzato o se abbia, in concreto, favorito la situazione di pericolo in cui ci si è trovati.
Le chiedo ancora, e chiedo scusa per la quantità di domande, ma le rappresento anche a nome degli altri colleghi: lei ha precisato che segnalò la situazione di pericolo che si era venuta a creare nella scuola di Quarto, proprio per queste presenze che erano state constatate in maniera anche molto visibile, molto chiaramente identificabile. Ha detto poi che ci fu, la mattina dopo, un passaggio di una colonna della polizia. Intanto mi permetta di chiederle - io so che molto spesso si dice polizia per dire, in genere, rappresentanti delle forze dell'ordine - se fu esattamente la Polizia di Stato o furono i carabinieri o la Guardia di finanza, che pure agivano coordinatamente; non è un'offesa che intendo rivolgerle ma so che solitamente ci si esprime così in maniera impropria e noi abbiamo un dovere molto specifico di approfondimento. Poi, le chiedo se ebbe modo di segnalare, nuovamente, la questione, facendo presente che la sua denuncia era stata non soltanto non evasa, ma che quella colonna era passata davanti a Quarto. Quindi, le chiedo se ci fu una segnalazione ulteriore.
Le chiedo ancora di dirci a quanti comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica ha partecipato - lei fa parte di diritto del comitato provinciale dell'ordine e della sicurezza pubblica - aventi ad oggetto il G8, la sicurezza per il G8, e quando si sono tenuti.
Le faccio un'ultima domanda: abbiamo saputo di una manifestazione che venne organizzata a Ponente. Un'organizzazione che sorprese, posto che gli indirizzi che erano stati
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dati erano quelli di organizzare le manifestazioni concentrandole a Levante. Lei seppe di questa manifestazione che era stata organizzata a Ponente? Venne informata? E, quando lo seppe, ebbe modo di segnalare a qualcuno che ci fu una manifestazione, se non vado errato - ma non voglio suggerirle le risposte - dei Cobas e dei Cub che venne organizzata a Ponente? L'abbiamo appreso questa mattina. Fu una manifestazione organizzata in deroga e in contrasto con quelle linee d'indirizzo che lei stessa ha rappresentato, ovverosia di concentrare l'iniziativa a Levante. Le chiedo se seppe di tale iniziativa e della deroga a questo indirizzo di carattere generale di svolgere sul Levante le manifestazioni di iniziativa. Ho posto questa domanda a nome dei colleghi dell'Ulivo, quindi anche in ossequio ad un'intesa che avevamo raggiunto questa mattina in ordine alla procedura con il presidente.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Signor presidente della provincia, vorrei fare alcune domande di puro approfondimento. Lei mi dice che dopo il 19 giugno 2001 - ossia dopo l'incontro con Scajola di cui foste molto contenti - non si ebbero più rapporti con gli enti locali. Volevo sapere se questa era un'anomalia, oppure se, anche precedentemente, i governi locali erano stati coinvolti o meno e in che maniera.
Quando furono consegnati i locali al Genoa social forum, probabilmente vi fu un verbale di consegna in cui, presumibilmente, vi erano anche scritti i modi di utilizzo del bene e mi sembra di aver capito che il GSF dovesse prendere le presenze dei soggetti in loco. Vorrei sapere se questo fu fatto, come fu fatto e se furono inviati, poi, i documenti alla provincia.
Inoltre, dalle indicazioni che lei ci ha dato sulla scuola, volevo sapere se per caso il GSF avesse indicato questi movimenti all'interno della scuola, a dir poco sospetti, vale a
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dire se GSF indicò alla provincia che vi erano anche le cosiddette tute nere.
Vorrei sapere come mai la provincia - pur sapendo di questa situazione, che si era creata, certamente particolare e preoccupante - avesse lasciato coltelli ed armi improprie all'interno della scuola.
Infine, vorrei sapere se la sera del 19 e del 20, quando lei chiamò - perlomeno a suo dire, poi, vedremo i documenti da cui risulterà sicuramente la denuncia che lei ha fatto - la questura e la prefettura, abbia chiamato, nello stesso tempo, anche il GSF per sapere come mai loro, che erano responsabili della tenuta dei beni pubblici, avessero, invece, permesso una tale disfunzione veramente riprovevole.
SAURO TURRONI. Signor presidente, ho visto che c'è una certa confusione, in ciascuno di noi, sulla localizzazione dei vari edifici: la scuola Diaz, la scuola Pertini e il cantiere. Volevo chiedere se sia possibile che ci venga messa a disposizione una planimetria sulla quale siano indicati ed individuati ciascuno di questi tre luoghi.
Seconda questione: chi è il titolare del cantiere? Sarebbe interessante saperlo e sapere se in quei giorni il cantiere operava oppure se i lavori erano sospesi e se dal cantiere siano scomparsi attrezzi utilizzabili anche per altre cose, ossia se sia un cantiere sotto la supervisione della provincia per quanto riguarda i suoi immobili, oppure no.
Ultima cosa: quali sono i danni cui lei ha fatto riferimento, alla fine del suo intervento? Di cosa si tratta? Porte sfondate o altre cose di questo tipo?
ERMINIA MAZZONI. Volevo ringraziare il presidente della provincia, ed esprimere il mio apprezzamento soprattutto per l'attenta analisi che ha fatto su tutta la fase preparatoria di
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questo vertice importante con una lente d'ingrandimento puntata, in particolare, sulla gestione dei rapporti con i manifestanti. E questo per me è un dato fondamentale. Anche se però dopo - come mi è capitato di rilevare dalle dichiarazioni di questa mattina del sindaco - ha dichiarato che c'è stato un tentativo di organizzazione dei rapporti - è lì che si appunta tutta la problematica relativa agli eventi del G8 -, c'è stata tutta una fase di preparazione ma mi sembra di avere intuito solo ad iniziativa della provincia; una fase di preparazione che ha avuto delle risposte, credo, verbali, unicamente perché, lei diceva, ci sono stati degli assensi che si sono, però, risolti in un nulla di fatto. Rispetto a questa fase preparatoria mi sono soffermata, in particolare, sulla data del 19 giugno dalla quale lei fa partire un'interruzione di rapporti istituzionali, soprattutto con il centro, quindi con il Governo. Però ho un dubbio, forse ho perso qualche passaggio - è questa la domanda - e le chiedo un chiarimento, visto che la fase precedente non è stata contraddistinta da rapporti perché non ne segnala, anzi, segnala l'assenza totale di rapporti dal gennaio 2000 a questa data; poi ci sono episodi interruttivi, perlomeno un 2 giugno nel quale c'è un'elaborazione di un piano di sicurezza, e un 19 giugno nel quale si dà l'indicazione, da parte da parte del prefetto, di tutta la strategia da adottare. Successivamente lei parla dell'assegnazione delle strutture, quindi anche del provvedimento della provincia che indicava le strutture da utilizzare. Vorrei capire se questo sia successivo soltanto nella sua ricostruzione cronologica o se le strutture siano state individuare realmente dopo il 19 giugno, da chi, con quali provvedimenti e sulla base di quali indicazioni; se erano indicazioni che venivano chieste ufficialmente agli enti locali e poi il provvedimento di indicazione veniva adottato da qualcun altro - e quindi, mi chiedo, da chi? - oppure se ci
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sia stata un'indicazione, anche in questo caso, con un impulso autonomo da parte della provincia in maniera collaborativa.
Chiedo, ancora, qualche chiarimento in merito alle evidenze delle anomalie - come lei le ha definite - rispetto a ciò che avveniva all'interno dell'istituto scolastico nella notte tra il 19 e il 20 luglio. Non riesco bene a comprendere da quale dato oggettivo la provincia faccia scaturire queste anomalie. Lei individua come anomalie soggetti ritenuti estranei, la presenza numerica registrata ed altre invasioni di settori dell'istituto: vorrei capire - e da ciò discende la successiva domanda di acquisizione degli eventuali documenti ufficiali esistenti - se sia esistito un documento che assegnava a soggetti specificati una parte dei locali, dettagliatamente individuata, ed un numero di persone limitato, contingentato, che potesse occupare quei locali.
Vi è un ultimo dato su cui chiedere un chiarimento (perché ho osservato una contraddizione, rispetto all'analisi molto equilibrata relativamente alle prove, agli indizi, agli elementi probatori rilevati nell'istituto in cui è stato fatto l'intervento delle forze l'ordine): lei sottolinea che non si ha la certezza dell'elemento verificato il giorno dopo, visto che l'istituto è rimasto senza controllo per una notte intera. Riscontro una contraddizione con l'ultima affermazione da lei fatta, rispetto ai rilievi che il personale della provincia ha effettuato, rilievi addirittura filmati. Da questi ultimi - che sono, quindi, successivi - lei fa scaturire una ricostruzione dettagliata, eccessivamente precisa, dei fatti che hanno portato a quella ricostruzione filmata. Non so se si tratti di una contraddizione dovuta alla mia scarsa comprensione: desidererei un chiarimento.
PIERLUIGI PETRINI. Una sola domanda a completamento di quanto esposto dall'onorevole Sinisi: lei è molto dettagliata
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nel descrivere ciò che accadde la sera del 19 luglio nel centro di Quarto. Lei parla di punk, di greci, di tedeschi, che avrebbero posseduto automobili e furgoni, di skinhead catanesi, di black bloc, di cui ci descrive l'abbigliamento: vorrei sapere chi le ha fornito notizie così dettagliate. Questo canale di informazione era esclusivo o tali informazioni avrebbero dovuto essere reperite anche da altri, ad esempio dai tutori dell'ordine?
PRESIDENTE. Do la parola al presidente della provincia di Genova, dottoressa Vincenzi.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Cercherò di rispondere raccordando le domande effettuate. In primo luogo risponderò alle domande relative al modo in cui sono state concesse le strutture. Il prefetto, dopo la legge che ho citato nell'introduzione, si è fatto promotore di un gruppo tecnico - così chiamato - riunito per la prima volta il 2 luglio alle ore 15. Ho detto nell'introduzione che non vi sono verbali: quanto riferisco è il frutto di una verbalizzazione da me richiesta ad alcuni dipendenti della provincia, che hanno partecipato a tali incontri e, quindi, hanno questo limite, ma anche questo aspetto istituzionale, di parte.
LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi, ho perso un passaggio: il gruppo tecnico era presso la prefettura?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sì, il gruppo tecnico era presso la prefettura e comprendeva rappresentanti del comune di Genova, funzionari della provincia, un rappresentante dell'ERSU della regione Liguria, un rappresentante della regione per la protezione civile, la polizia ed il questore di Genova; la riunione era presieduta dal prefetto. Tale gruppo tecnico ha svolto un incontro il giorno 2 luglio ed uno il giorno seguente.
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Il prefetto ha dato notizia dei punti salienti, concordati con il Governo e tra l'esecutivo ed il Genoa social forum, oltre agli accordi presi tra il Governo e gli enti locali (a far data da quella riunione così tanto citata del 19 luglio, riguardante il sostegno dell'accoglienza con ulteriori finanziamenti). In quella riunione, è stato messo in evidenzia che il Genoa social forum doveva essere considerato l'unico soggetto referente per tutte le associazioni che sarebbero convenute a Genova durante il G8 e che il numero stimato delle persone da accogliere, complessivamente, in quei giorni, secondo quanto negoziato tra il Genoa social forum ed il Governo era di circa 40 mila, delle quali tre o quattro mila al massimo, avrebbero dovuto essere presenti a partire dal 15 luglio, perché variamente impegnate nell'organizzazione (nelle cosiddette piazze tematiche, nelle sedi stampa e per l'organizzazione dei dibattiti previsti).
La richiesta, fatta in quella sede dal prefetto agli enti locali, fu di garantire un'accoglienza parziale a partire dal 15 luglio ed intensificata a partire dal 18 luglio. I siti proposti, in quella sede, erano il risultato delle richieste avanzate dal Genoa social forum e delle proposte fatte in quella riunione dagli enti locali, avendo essi portato elementi conoscitivi riguardanti il proprio patrimonio disponibile. In quell'occasione, per quanto riguarda la provincia, sono state date al prefetto le schede di tutti gli edifici richiesti dal Genoa social forum (schede allegate al materiale da me portato oggi), finalizzate a preventivare i costi dell'accoglienza - doveva essere valutato anche questo aspetto pratico - ed a sottolineare le criticità.
In quella occasione - come si evidenzia dalla scheda che consegnerò al presidente -, per quanto riguarda l'istituto Pertini, sito in via Cesare Battisti 5, ad Albaro, si indicava testualmente: l'immobile è in fase di ristrutturazione ed al
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momento completamente ponteggiato e soggetto a ristrutturazione anche interna; si evidenzia l'assenza di una scala esterna, di compartimentazione contro il fuoco, di quella interna; da ogni piano si può accedere con facilità al ponteggio esterno; poiché risulta oggettivamente difficile garantire una sufficiente sicurezza, appare più perseguibile l'eventuale consegna del solo piano terra, cioè della palestra. Gli elementi con le criticità furono, quindi, consegnati in quella data.
Durante quella riunione e nella successiva, il Genoa social forum respinse l'offerta di altre scuole, messe a disposizione dalla provincia e, a seguito del sopralluogo del questore, furono scelte le due strutture di cui ho parlato.
FRANCO BASSANINI. Il questore?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Il sopralluogo fu effettuato dal questore.
FRANCO BASSANINI. La decisione fu presa dal questore?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Su parere del questore, la prefettura comunicò che i siti, da mettere a disposizione da parte della provincia, erano i Se.Di. di Quarto e l'istituto Pertini. Gli stessi furono consegnati, come richiesto dal prefetto, al Genoa social forum con verbale di consegna, di cui ho portato copia. Il giorno 16 luglio è stato consegnato l'immobile Pertini, poiché tale richiesta era stata riconfermata ad una persona fisica di nome Evelina Pizzo, di cui si hanno gli estremi.
Il verbale di consegna che riguarda invece i Se.Di. di via Maggio...
MARCO BOATO. Che cosa significa Se.Di.?
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MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sta per sedi distaccate.
Il giorno 18 luglio fu consegnato al signor Kovac Stefano per quel che riguarda il Genoa social forum. Nel verbale di consegna ci sono naturalmente le precisazioni di quanto è possibile fare all'interno, di cosa non si può fare, di come debba essere riconsegnato e della quantità di persone che possano essere inserite. Non ricordo chi mi ha chiesto se dopo abbiamo preteso un verbale di riconsegna; devo dire che questo non l'abbiamo proprio fatto, anche perché quello che è stato consegnato è assai diverso da quello che si poteva ipotizzare.
Vi sono domande che si riferiscono alla necessità di essere più precisi rispetto alla denuncia dell'atteggiamento dei responsabili dell'ordine pubblico; la denuncia che io feci in data 21 è rivolta al ministro dell'interno, al capo della polizia, al prefetto e al questore. In maniera molto succinta, si sostiene quanto ho detto prima, vale a dire che fra il 19 e il 20, essendosi allagata la tendopoli collocata sull'area, è stato concesso l'uso del teatrino e della palestra piccola; ma, nella notte, la custode dei Se.Di. si accorse - da ciò ci si è resi conto che la situazione cominciava a non essere più sotto controllo - che una porta era stata rotta e che gli occupanti stavano invadendo l'asilo nido (l'asilo non era stato messo a disposizione degli occupanti e nella cucina dello stesso vi erano i coltelli da cucina) e chiamò immediatamente il 113; ho dimenticato di dire che quattro pattuglie effettuarono un sopralluogo e decisero di non intervenire per evitare di fomentare gli animi.
MARCO BOATO. A che ora avvenne questo?
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MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Avvenne verso le 23,30 del 19 luglio. Alla mattina l'asilo nido è stato ritrovato dai funzionari della provincia distrutto, assieme agli arredi della palestra utilizzati per confezionare armi improprie; fu verificato anche che i coltelli della cucina e barattoli di vario tipo erano stati sottratti. Qui sono cominciate le segnalazioni. Mi è stato chiesto a chi siano state rivolte le segnalazioni: io non ho fatto direttamente e personalmente tutte le segnalazioni, ma su questo sono stati già sentiti come testimoni sia l'assessore al patrimonio Massolo, che era delegato non specifico ad accudire questi luoghi e quindi in continuazione presente, sia i responsabili del patrimonio della provincia quali l'architetto Razzini, il dottor Paglia e il dottor Sciaccaluga, i quali tutti hanno già testimoniato e, quindi, sono reperibili le loro testimonianze. Nella notte tra il 20 e il 21 si è ripetuto quanto era accaduto nella notte precedente in una situazione ancora peggiorata; la custode ha individuato le luci accese in tutti gli edifici, ed è stata avvisata la prefettura e il 112; il 112 ha risposto che non si poteva intervenire perché tutti erano impegnati; durante la notte è stato invaso il primo e il secondo piano dell'edificio. Tutto quello che era presente negli uffici è stato distrutto: ho qui l'elenco di tutti i materiali e della distruzione avvenuta; si tratta di scrivanie, armadi, computer e tutte le suppellettili oltre alle finestre e alle porte. Il questore è stato chiamato più volte dall'assessore Massolo; io stessa ho chiamato la dottoressa Frediani della prefettura, in quanto il prefetto non era disponibile, in quanto era impegnato. Come era avvenuto tra il 19 e il 20, tra il 20 e il 21 non è accaduto nulla.
Qualcuno mi ha chiesto se i COBAS che avevano occupato l'area di Quarto nel frattempo avessero denunciato la cosa; mi pare di aver detto nella relazione che i COBAS non denunciarono
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nulla e che questo atteggiamento lo ritengo molto grave. Ho anche fornito alcune informazioni sul tipo di ospiti che non coincidevano con quelli che erano previsti; queste informazioni provenivano dagli stessi operai della provincia, i quali hanno trascorso la mattina del 20 nel cercare di mettere a posto quello che era possibile e, anche scontrandosi un po' con i presenti, di riprendersi un po' del materiale che veniva rubato; con parte di loro e con parte dei funzionari e dei dirigenti abbiamo rivisto e messo insieme i tasselli di quelle che ci sono sembrate le presenze più significative e meno previste. Penso che tutto questo avrebbe potuto molto meglio essere visto, analizzato ed evidenziato, da chi queste cose non le conosceva - come noi - soltanto in quel momento. Le anomalie sono queste oltre ad una presenza molto più grande di quello che era stata ipotizzata; l'edificio infatti era stato consegnato per una utilizzazione che andasse tra le 800 e le 1000 persone, invece non meno di 3 mila sono state valutate le persone che erano lì presenti. Che la situazione fosse ormai senza controllo, era anche numericamente abbastanza chiaro.
Non ho notizia di una manifestazione che sia avvenuta a Ponente; io non me la ricordo e non credo di essere stata informata di questa manifestazione, a meno che non si intenda il concerto, che si è svolto a Ponente qualche giorno prima, del cantante Manu Chao; ma di questo concerto eravamo assolutamente a conoscenza.
Il passaggio della polizia al mattino alle 8-8,30 circa mi è stato segnalato, in quanto passaggio della polizia, dal dottor Paglia, che è responsabile del patrimonio della provincia; da questo avrete capito che i nostri funzionari sono stati lì tutti i giorni. Quindi, a chi mi domandava se noi ce ne fossimo disinteressati, rispondo che abbiamo messo anche a repentaglio, se non altro per qualche schiaffone, persone che avrebbero
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potuto mettersi in ferie, ma non l'hanno fatto e soprattutto anche i NORE - in quanto non coincideva con il loro servizio - che, avendo visto come stavano le cose, stavano lì a presidiare in continuo contatto telefonico con la giunta, con me e con l'assessore Massolo; anzi, su segnalazione del dottor Paglia, si trattava di mezzi camionette - lui mi ha detto - della polizia; mentre era un'auto dei carabinieri quella che ha invece sostato qualche ora dopo, e poi se n'è andata.
MARCO BOATO. Questo il venerdì o il sabato?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Questo il 20 luglio. Non si ha idea, ma l'attenzione di quei giorni rende anche difficile collocare il calendario. Da quando è cominciata la situazione di abbandono? Essa è coincisa, per ciò che mi riguarda, proprio con questi tre giorni: si è trattato di un abbandono totale in quanto trovo ancora abbastanza strano, e un po' offensivo, il fatto che non mi si sia voluto rispondere al telefono, nonostante che io, l'assessore e la mia segreteria continuassimo a telefonare al prefetto e al questore praticamente ogni ora, e che, a parte la dottoressa Frediani, che è prefetto vicario, io abbia potuto parlare solo con il capo gabinetto e con qualche funzionario che era all'occorrenza. La sensazione di abbandono, quindi, vi è stata in quei giorni. Credo che anche il racconto di quello a cui stavamo assistendo al responsabile, al più alto in grado, a chi davvero è titolare anche del potere di operare delle scelte (oltre che di adeguarsi a scelte decise da altri), e non soltanto la comunicazione lasciata a un funzionario, forse avrebbe aggiunto quel tanto di pathos necessario per poi decidere in fretta in determinati momenti, non soltanto sulla base di uno schema che quando salta non vi è modo di ricostruire, mentre occorre essere capaci di formularne un altro. Vi è stata l'idea di essere nelle
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mani di una organizzazione burocratica, senza anima né capacità di capire che, se chiama il presidente di una istituzione, non si tratta di una donnetta che sta telefonando perché ha visto qualcuno che pensa possa essere un black bloc: forse prima si è informato, o comunque appartiene ad una dimensione istituzionale. Considero ciò un fatto offensivo, che mi ha dato un grande senso di abbandono.
Se con tale domanda - proprio perché è stata proposta da altri - si voleva sapere quando è mancata una relazione tra le decisioni a livello locale e una sintonia, o comunque una decisione a livello governativo, io l'ho detto: da dopo il 19 luglio. Non posso dire che prima vi siano stati incontri ripetuti con esponenti del Governo, tuttavia il prefetto, con gli incontri locali cui egli partecipò, aveva dato tale senso. A livello politico, in ogni caso, le azioni che nel frattempo il Governo Amato stava intraprendendo confortavano in una determinata direzione, in quanto il Governo aveva incontrato i rappresentanti a livello nazionale delle organizzazioni non governative; a Firenze, si era svolto un vertice importante con le organizzazioni e, quindi, il recupero dei contenuti di un possibile rapporto, che poi certamente si sarebbe dovuto intensificare negli ultimi mesi in termini di ordine pubblico, di tattica o comunque di strategia logistica...
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Ci può fornire, per favore, le date degli incontri?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Credo che voi dovreste indicare a me le date.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Lei sta dicendo che la provincia e le istituzioni locali hanno avuto, prima del 19 luglio, incontri, anche abbastanza frequenti, con lo Stato centrale. Le
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chiedevo se fosse così gentile da poter fornire le date di tali incontri...
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Non le ho portate con me.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Ma i relativi atti e verbali, dato che normalmente...
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Gli atti e verbali...
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Se lei mi permette, vorrei finire la domanda.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Prego.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Normalmente, ogni volta che si svolgono incontri, vi sono i relativi verbali e atti. Se lei è così gentile, ne chiedo l'acquisizione...
ANTONIO SODA. Se ci sono! Che vuol dire «normalmente»? Lasci stare!
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Mi scusi, collega, mi pare che stiamo accertando la verità per tutti. Mi sembra che l'acquisizione di atti, in questo caso, sia importante. Se vi sono stati gli incontri, sicuramente vi saranno i relativi atti e quindi chiedo se sia possibile acquisirli con le relative date.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Credo di aver detto - non so se si potrà rileggere la relazione per non sbagliare - che mi dispiace che nessuno abbia svolto formale verbalizzazione delle riunioni precedenti. Non spettava,
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peraltro, a me farlo in quanto non era la provincia l'istituzione che organizzava gli incontri. Può darsi che esistano: credo che la domanda debba essere rivolta al prefetto, che presiede il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che - come si sa - funziona indipendentemente dal G8, ma che, per quel che riguarda Genova, era diventato il luogo e la sede dove le istituzioni locali si confrontavano su questi temi con il prefetto. Non voglio dire che gli incontri che svolgemmo furono tantissimi: penso che sapendo cosa è accaduto dopo, probabilmente avrebbero dovuto essere intensificati. Non ho detto solo questo: ho detto che essi cessarono da un determinato momento in poi. Ho affermato che comunque, anche nella fase precedente, ciò che confortava era sapere che il Governo, soprattutto nella figura del Presidente Amato, stava portando avanti un dialogo con le organizzazioni non governative a livello nazionale per individuare dei contenuti. Su tali contenuti avremmo inteso costruire l'ipotesi di manifestazioni e di incontri, che non poteva rappresentare solo ciò che il presidente della provincia pensava della fame mondo, ma doveva essere, invece, il risultato di un insieme di elementi messi a punto tra Governo, istituzioni, paese, Parlamento, organizzazioni non governative e associazioni, che in parte - ma non ci sono solo loro - aderiscono al Genoa social forum. Uno dei problemi di quest'ultima organizzazione è che la quantità delle associazioni che vi partecipano è enorme, e cresce continuamente. Non tutte le associazioni aderiscono al tipo di impostazione che il Governo aveva dato, ma scindere, diversificare, dire con chi e non con chi altro, rappresenta l'elemento al quale non siamo arrivati in quanto ad un certo punto non è più successo niente...
GRAZIELLA MASCIA. Mi scusi, presidente, se andiamo su tale terreno: gli incontri del Governo Amato non sono mai stati
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svolti con le associazioni che poi sono confluite nel Genoa social forum, altrimenti non si capisce più niente. Stiamo esponendo argomenti non pertinenti. Lei ha la sua opinione.
ANTONIO SODA. Parlate delle organizzazioni non governative.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Ho parlato delle organizzazioni non governative, infatti. La mia valutazione è naturalmente personale. Dal punto di vista di un ente locale, di un'istituzione, in base a quanto posso testimoniare, il passaggio da incontri con le organizzazioni non governative a incontri col Genoa social forum fu segnato dal cambio di Governo. Mentre nella fase precedente il Governo Amato incontrò solo le organizzazioni non governative, cioè i rappresentanti del cosiddetto patto del lavoro, che non era identificabile completamente con il Genoa social forum, gli incontri con quest'ultima organizzazione furono svolti parzialmente a livello locale, ma soltanto con Scajola: credo che diciamo la stessa cosa.
Voglio dire che tale passaggio non vide l'assunzione, la consapevolezza che il passaggio stesso significasse avere interlocutori diversi e, quindi, definire anche una strategia diversa; né il passaggio fu effettuato con il coinvolgimento degli enti locali in quanto, da quel momento, il dialogo diretto tra Governo e Genoa social forum tagliò fuori il rapporto con gli enti locali. Ciò è quanto credevo di aver detto prima e mi pare di aver ripetuto ancora adesso.
Per quanto riguarda i progetti culturali non autorizzati a cui facevo riferimento, intendevo dire che non vi fu nessuna formale autorizzazione pur essendoci, da parte - ripeto - del prefetto e delle istituzioni locali, una buona coincidenza degli indirizzi; tanto ciò è vero che, partendo dal progetto iniziale
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della provincia, quello finale, al quale poi rinunciammo a maggio, era già il risultato dell'apporto di provincia e comune e, quindi, era già qualcosa di più ampio.
L'intervento alla Pertini - come ho detto - è stato da me appreso dalla televisione alle 15,30 del 20.
MARCO BOATO. Domenica 22.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sì, domenica 22.
MARCO BOATO. Sono l'addetto alle date...
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Prima, quindi, non potevamo esserci andati e non credo ci siano contraddizioni tra il ritardo e quanto è stato filmato. Abbiamo filmato subito dopo essere entrati. Naturalmente...
MARCO BOATO. Ci sono decine di televisioni che hanno filmato.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Non è certamente l'unico filmato a cui si possa fare riferimento. Ciò che è stato filmato, è stato fatto più con l'intenzione di mettere a fuoco che cosa era successo alla struttura, e non per fare accertamenti. Abbiamo anche notato che nella scuola, essendo rimasta incustodita durante la notte, alcune cose potevano essere state sottratte, ma certamente le tracce di sangue c'erano. Confermo che non si tratta della Diaz, ma della Pertini, che è l'edificio a fianco.
PRESIDENTE. Provvederà poi ad inviarci una piantina.
MARCO BOATO. La Diaz come era utilizzata?
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MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. La Diaz era utilizzata ed era il centro stampa, tant'è che furono distrutti tutti i computer e le attrezzature.
MARCO BOATO. Ci fu l'intervento anche nella Diaz?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sì, anche alla Diaz.
PRESIDENTE. Lo approfondiremo con le altre autorità.
GRAZIELLA MASCIA. Questa cosa non l'ha fatta presente alle autorità?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. No, non l'ho fatta presente all'autorità competente. Grazie del suggerimento.
GABRIELE BOSCETTO. Per quanto riguarda il cantiere?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Non ricordo il nome della ditta proprietaria del cantiere, però posso farvelo avere. Nella sede della Pertini ciò che abbiamo visto essere stato ritrovato comprende anche alcune mazze che risultano essere state prese dal cantiere.
MARCO BOATO. Al cantiere della Pertini.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sì, perché a Quarto non c'era alcun cantiere.
PRESIDENTE. Mi scusi, il senatore voleva sapere se il cantiere si trovava su un immobile di proprietà della provincia - e mi pare che così fosse...
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MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sì, è così.
PRESIDENTE. ...e se sa di qualche mancanza o di danni, lamentati dalla ditta che effettuava i lavori di ristrutturazione o di riparazione, ed esattamente quale fosse l'immobile a cui si fa riferimento, attesa questa confusione tra Diaz e Pertini.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Si fa riferimento alla Pertini. So che la ditta ha verbalizzato qualche mancanza, ma non ne so di più e non vorrei dire cose scorrette.
MARCO BOATO. Cerchiamo di completare il quadro logistico. Di fronte a queste due scuole, c'era un altro edificio del comune adibito, anche questo, ad accoglienza?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sì.
MARCO BOATO. Sempre nella stessa via, di fronte alla Diaz e alla Pertini? Questo per avere un quadro logistico.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Le scuole erano tre e mi sembra che la terza si chiamasse Pascoli.
GABRIELE BOSCETTO. Per quanto riguarda il piano documentale, la presidente Vincenzi si riferiva alla denuncia del 21 luglio. Se ce, la ha qui fisicamente, potrebbe lasciarcela? Inoltre, se c'è anche il verbale dell'8 febbraio, potrebbe fare la stessa cosa?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Alla prima richiesta rispondo di sì. Per la seconda, ho già detto che non ci sono verbali. L'8 febbraio vi fu una riunione a cui fece seguito una lettera, un verbale che ci fu letto dal prefetto
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e che inviò al ministro Vinci Giacchi, responsabile della struttura di missione. Era la fase in cui non erano ancora state bene determinate le responsabilità e tutto sembrava far capo a tale struttura, anche per gli aspetti dell'accoglienza.
GABRIELE BOSCETTO. Chiederemo allora l'acquisizione al prefetto Vinci Giacchi o alla prefettura.
PRESIDENTE. Non è detto che non lo ascolteremo, ma comunque tutto ciò sarà valutato dall'ufficio di presidenza.
GABRIELE BOSCETTO. Possiamo segnarcelo, presidente?
PRESIDENTE. Certamente, è già segnato.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Era chiara la scelta degli enti locali, ed intendo proprio tutti (comune, provincia, regione), trovandoci d'accordo nel consentire una serie di manifestazioni, entro una certa data, e nel rimandare poi alla negoziazione ciò che davvero sarebbe stato consentito, ma nel senso che ritenevamo difficile poter contenere una manifestazione di circa 200.000 persone.
GABRIELE BOSCETTO. Di questi incontri, tra i quali quello dell'8 febbraio mi pare sia stato l'ultimo, c'è una verbalizzazione o qualche altra traccia documentale?
PRESIDENTE. Ha già risposto che non lo sa. Si tratta di una domanda che eventualmente faremo al prefetto, che è stato convocato per giovedì, atteso che fosse lui ad organizzare queste riunioni.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Volevo sapere se era possibile avere il verbale di consegna degli immobili al GSF.
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PRESIDENTE. Sì, è già agli atti.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. E anche le delibere della provincia relative al G8 - quelle della giunta o del consiglio - le eventuali corrispondenze con lo Stato centrale e con il comune e con altri enti interessati, nonché quelle con il GSF, ma nonché i verbali relativi agli incontri avvenuti presso la provincia.
PRESIDENTE. Ringraziamo la presidente Vincenzi, che ci ha fornito i documenti necessari. Ha sicuramente preso nota delle richieste di ulteriore documentazione e le saremmo grati se vi provvedesse celermente, in quanto il Comitato ha tempi abbastanza ridotti.
Audizione del presidente della regione Liguria, Sandro Biasotti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della regione Liguria, dottor Sandro Biasotti, sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 svoltosi a Genova.
Prima di dare inizio all'audizione in titolo ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte di componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in locali separati.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
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Signor presidente, la ringraziamo e la preghiamo di riferire sui fatti di cui lei è sicuramente a conoscenza e per i quali è stato invitato in questa sede. Ci scusiamo per il ritardo.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Grazie, presidente. Posso consegnare una relazione sulla organizzazione sanitaria, che costituiva poi la competenza primaria della regione, mentre, per quanto riguarda la relazione generale, preferirei rivederla, poiché contiene ancora alcuni allegati predisposti da alcuni miei delegati; ve la farò avere comunque nel più breve tempo possibile.
Quando il G8 è stato deciso nel ottobre-novembre del 1999, ho seguito personalmente la vicenda, perché mi trovavo in piena campagna elettorale per le elezioni regionali. L'interesse della regione era eccezionale, perché a noi interessava ricavarne un beneficio dal punto di vista turistico, una delle attività su cui noi puntiamo in modo prioritario. Direi che nei mesi successivi tutto si è poi svolto in un modo logico. Abbiamo predisposto contatti con il Governo di allora, contatti con le istituzioni locali, con la struttura di missione per far sì che il G8 fosse veramente un'occasione di promozione del nostro territorio. A tal fine concordammo con la struttura di missione di alloggiare le delegazioni, non solo a Genova, ma anche negli alberghi della riviera, precisamente a Rapallo, a Santa Margherita, a Portofino e ad Arenzano.
Addirittura, dopo una mia visita ed un pranzo con l'allora ministro degli esteri Dini, avevamo ottenuto di accogliere anche la riunione dei ministri degli esteri, che si doveva svolgere il 18 ed il 19 luglio e che si sarebbe dovuta tenere a Portofino ed a Santa Margherita. Ricordo che si trattava del periodo in cui cominciavano a manifestarsi le contestazioni antiglobalizzazione: credo che la riunione di Seattle sia del novembre o del dicembre 1999. Tutto il 2000 è passato poi senza
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fatti di una certa importanza. Arriviamo così all'inizio del 2001 quando le dichiarazioni che si succedevano sulla stampa erano, dal mio punto di vista - ma non solo dal mio - preoccupanti. I primi contatti ufficiali li abbiamo avuti a partire dal 10 gennaio del 2001, quando ricevemmo le prime richieste di incontro da parte delle associazioni non governative, riunite allora sotto la dicitura «patto di lavoro». In un primo tempo non esaudii però queste richieste, perché preferivo che tali incontri si tenessero anche con le altre istituzioni locali e con il Governo.
La mia posizione è sempre stata molto chiara: ritenevo non fattibile l'organizzazione del vertice G8 e nello stesso tempo la possibilità di accogliere la manifestazione anti-G8. Secondo il mio parere - e questo l'ho ripetuto sempre a chiare lettere - non era possibile la contestualità dei due avvenimenti per tanti motivi. Un primo motivo era relativo all'ordine di accoglienza: Genova città dispone solamente di circa 2 mila 500 posti letto e quindi - si parlava già allora di almeno 100 mila persone - l'accoglienza, secondo il mio punto di vista, sarebbe stata impossibile da gestire. L'aspetto più importante però, per quanto mi riguarda, era che ritenevo le dichiarazioni dei leader di alcune sigle di antiglobalizzatori di carattere violento. Ricordo, ad esempio, che le tute bianche si presentarono a Genova in assetto di guerra: venne dichiarata guerra allo Stato e voi conoscete meglio di me le varie dichiarazioni che si sono poi succedute nel corso dei mesi precedenti al G8. Certamente chiedevo di accogliere i manifestanti - tante tesi sostenute da loro lo sono anche dalla giunta e dal consiglio regionale -, ma chiedevo che queste manifestazioni si tenessero nei 15 giorni precedenti allo svolgimento ufficiale del G8. La mia posizione è rimasta isolata, tanto che si tennero le manifestazioni contemporaneamente al vertice. Signor presidente, ho qui una
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raccolta di tutte le mie dichiarazioni che, se serve, posso lasciarvi. Quando poi la contestualità si è rivelata l'unica soluzione possibile, perché si riteneva necessario il dialogo, sostenni la tesi, anche questa rimasta isolata, della necessità di blindare la città, anche se non usai tale termine, introdotto invece dai titoli dei giornali. Conoscendo bene la città, la ritenevo, per la configurazione delle strade, della struttura costruttiva ed abitativa di Genova, un'evidente scenografia per una guerriglia urbana.
Ho dimenticato di far notare - non so se serva, ma comunque lo dico - che il G8 fu organizzato a Genova per un fatto, credo, di compensazione, perché proprio in quel periodo (fine 1999) la Liguria perse i fondi europei, circa 2 mila miliardi di investimenti - al riguardo ci fu un dibattito molto acceso sui giornali locali che durò alcuni mesi -, perdendo una grande occasione di sviluppo per i successivi sei anni. Su tutti i giornali si lesse allora che il Governo D'Alema compensava la città con la concessione del summit G8.
Tornando a tempi recenti, posso dire che per quanto riguarda l'opportunità di non far svolgere la contestazione nei giorni del summit, l'allora Premier Amato convenne con me; al riguardo ho una relazione del prefetto, datata 2 febbraio 2001, che dice: «il Presidente del consiglio non sarebbe favorevole a far svolgere manifestazioni anti in contemporanea con il vertice G8; addirittura il presidente del consiglio avrebbe in mente di dirottare il popolo degli anti in una località lontana dalla Liguria». Ad un certo punto, comunque, l'opinione pubblica e, direi, il Governo Amato decisero di far svolgere queste manifestazioni. Mi permetto di fare una osservazione, avendo vissuto la situazione in prima persona (sono presidente della regione dal marzo 2000, ho quindi vissuto tutto il periodo del G8): ritengo che il Governo Amato
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abbia obiettivamente trascurato questa manifestazione. Trascurato nei fatti, perché ho visto ufficialmente il Presidente Amato solo durante la presentazione del logo del G8; ed anche perché non ho mai capito chi veramente si occupasse del G8. In un primo tempo, per quanto riguarda la sicurezza, se ne occupò il prefetto di Genova. In un secondo tempo Amato diede la responsabilità del G8 al ministro Dini, il quale non se ne occupò mai direttamente, affidando l'organizzazione a non so chi, che la affidò a sua volta al ministro plenipotenziario Vinci Giacchi. Sempre per quanto riguarda la sicurezza, se ne occupò per un certo periodo il prefetto Gianni, poi non lo sentii più, dopodiché se ne occupò di nuovo il prefetto e poi più nessuno, salvo il nuovo ministro degli interni, De Gennaro e quant'altri con loro.
Veniamo ai giorni del G8. Sapete già, perché penso ne abbiate già parlato con ....
MARCO BOATO. Lei ha detto Scajola, De Gennaro e quant'altri? A chi si riferisce?
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Ho partecipato ad un'unica riunione al Viminale, la settimana prima del vertice, con Scajola, De Gennaro e mi sembra - non sono sicuro al cento per cento, ma direi al 90 per cento -, Andreassi. Forse c'era anche qualcun altro, ma sinceramente non vorrei darle dei nomi che poi potrebbero essere magari non confermati nella realtà. Sicuramente c'era De Gennaro, che connubi in quell'occasione, e molto probabilmente Andreassi.
Con riferimento ai giorni del vertice, ero confinato nella zona rossa perché la sede della regione Liguria è appena fuori dalla suddetta area, proprio ai confini, quindi in una zona pericolosa dal punto di vista della sicurezza. Sono riuscito ad
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andare alla sede della regione sino a giovedì, non ci sono riuscito venerdì perché per arrivarci dovevo attraversare piazza Dante, quel varco cioè che avete visto in televisione in cui è stato operato il tentativo di sfondamento: la sede della Regione è proprio lì. Ho abitato nella zona rossa, la mia abitazione è in corso Italia, la strada nella quale si sono verificati gli avvenimenti più eclatanti e che è situata all'inizio dell'area in cui sono scoppiati molti incidenti. Pertanto, mi si consigliò, ma lo convenni, di trasferirmi nella zona rossa.
In tale zona, in cui sono stato per quattro giorni, obiettivamente non c'era, come ho sentito dire dal sindaco, un ammasso di forze di polizia così imponente. C'erano, ma come scenografia, una quarantina di cavalli con i rispettivi poliziotti, o carabinieri che fossero, e una normalissima forza dell'ordine. La mia impressione, comunque, è che fossero in numero abbastanza limitato, in base a quanto mi risultava visivamente, perché non ho le notizie che invece potreste avere voi.
Quindi, a parte la mia visione diretta del tentativo di sfondamento di piazza Dante nella zona rossa, ho visto quello che hanno visto tutti in televisione. Questo è quanto posso raccontarvi con riferimento ai giorni del G8, oltre alle informazioni che avevo in linea diretta con le strutture sanitarie. Ho avuto infatti per primo la notizia, purtroppo, del decesso del giovane, che ho comunicato in diretta al sindaco, alla provincia e al prefetto, perché eravamo in attesa di salutare il Presidente della Repubblica Ciampi. Allora l'informazione era di due morti, però sul secondo morto, una donna, le notizie, anche da parte dell'ospedale, non erano sicure.
È mia intenzione lasciarvi copia della relazione sul sistema sanitario e una rassegna stampa sulle dichiarazioni ante vertice che evidenziano i fatti. Per inciso, vorrei dire che mi sorprende che la gente si sia stupita degli incidenti; avevo
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previsto, già da gennaio, tutto quello che poi è esattamente successo, perché non c'era nessun'altra alternativa e perché si è visto quello che successo.
Mi riservo, invece, di consegnarvi in un successivo momento copia di questa relazione con gli allegati.
ANTONIO SODA. Qual è la natura di quella relazione?
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. È una relazione con una cronistoria degli avvenimenti, perché non ho personalmente partecipato a tutti gli incontri sulla sicurezza, avendo fatto partecipare altri al mio posto, come, ad esempio, gli assessori. Rappresenta, quindi, una sorta di cronistoria contenente vari allegati, quali i verbali delle riunioni in prefettura con il prefetto in tema di sicurezza, le lettere ricevute dagli antiglobalizzatori, le lettere di richieste di incontro: niente di particolarmente interessante, salvo alcuni verbali in cui si evidenzia la volontà del Governo Amato di non far svolgere le manifestazioni. In proposito, mi ero dimenticato di dirle, signor presidente, che addirittura in un verbale del 9 febbraio, in prefettura, alla presenza di rappresentanti di alte istituzioni, si convenne di non far svolgere manifestazioni né culturali né musicali né di massa nei giorni successivi al 15 luglio. Dico questo per farvi capire che la preoccupazione non era solo mia, che la manifestavo con fermezza, ma era sicuramente di tutti.
PRESIDENTE. Ringrazio il presidente della regione Liguria, dottor Sandro Biasotti, per l'informativa resa alla Commissione.
Do ora la parola ai colleghi che intendano rivolgere domande o richieste di chiarimento.
MARCO BOATO. La mia impressione è che potrebbe essere utile se il presidente della regione si soffermasse maggiormente,
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se lo ritiene opportuno, sulla parte relativa ai giorni in cui si è svolto il G8, avendo sviluppato di più la parte precedente. Veda lei, se ritiene di fornire al Comitato paritetico per l'indagine conoscitiva ulteriori elementi di informazione per quanto istituzionalmente le compete; per la parte precedente lei ci ha detto che è stato molto coinvolto dal G8 per l'aspetto turistico e lo ha ripetuto più volte all'inizio del suo intervento. Ciò è interessante dal punto di vista dell'economia regionale, ma il G8 aveva anche un altro significato, sul piano istituzionale.
Per quanto riguarda la questione «contestualità», lei non è il primo a dirci oggi che sarebbe stato favorevole; infatti il presidente della provincia ci ha detto la stessa cosa. Lo dico perché, trattandosi di due figure istituzionali che fanno riferimento a maggioranze politiche differenti, emerge comunque lo stesso dato come preferenza iniziale. Ad un certo punto lei ha detto: sono rimasto isolato. Affinché non sia equivocato quello che sto dicendo, vorrei dire, seppur brevissimamente, che ho apprezzato il modo in cui il Governo Berlusconi, in particolare il ministro degli affari esteri ed il ministro dell'interno hanno tentato, nella fase precedente il G8, di stabilire un dialogo ed una responsabilizzazione. Dico questo per eliminare qualsiasi ipotesi di strumentalizzazione alla mia domanda. Però lei ritiene che avendo sostenuto questa posizione, da un certo punto di vista sia rimasto isolato. Quindi lei è rimasto isolato rispetto al Governo Berlusconi, al ministro dell'interno e al ministro degli affari esteri: questo io capisco da quello che lei sta dicendo: se lei potesse, però, spiegarci meglio questo aspetto penso che ciò sarebbe utile.
Dopodiché, le chiedo di chiarire meglio - perché sembrerebbe, da quanto afferma, che non abbiate avuto nessuna informazione, ma è comunque anche questo un dato politico
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- quanto da lei detto sulla zona rossa, relativamente al fatto di aver verificato esser presente un numero limitato di forze di polizia. La comunicazione resa dal ministro dell'interno Scajola il 23 luglio in Parlamento, fa riferimento ad un numero preponderante di addetti delle forze di polizia all'interno della zona rossa, pari a circa 9 mila, o poco meno, unità e di un numero minore, circa 7 mila - cito a memoria, quindi domando scusa se commetto qualche errore tecnico - dalla zona gialla in su, quindi fuori dalla zona rossa. Dunque, se quasi 9 mila addetti delle forze di polizia nella zona rossa, che è molto limitata dal punto di vista geografico, a lei appaiono un numero limitato di forze di polizia - perché lei dice di aver visto qualche carabiniere o poliziotto a cavallo e poco più -, ho allora l'impressione che lei abbia visto poco di quello che è accaduto in quei giorni. Pertanto, le chiederei - poiché siamo qui per ascoltarla e non per contestarla, non avendo alcun potere al riguardo - di dirci qualcosa di più di quello che lei ha visto in quei giorni.
Vorrei fare un'ultimissima riflessione su quanto da lei detto «mi sorprendo che la gente si sia stupita degli incidenti». Non c'è dubbio che in occasione del vertice del G8 si sapesse che sarebbero arrivati a Genova anche gruppi organizzati (addirittura hanno occupato, a Quarto, una struttura della provincia nella notte tra il 19 e il 20 luglio), con l'intenzione di mettere in atto azioni violente di vera e propria guerriglia urbana; pertanto non si stupisce lei e non ci stupiamo noi. Quello che ci interesserebbe sapere, se lei ne è a conoscenza, riguarda le modalità di contrasto alle azioni di guerriglia, messe in atto dalle forze di polizia, non interne alla zona rossa, ma esterne. Infatti, il contrasto alle azioni di guerriglia sembra essere stato limitatissimo, mentre l'opposizione ai
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manifestanti pacifici risulterebbe essere stata sistematica: questa questione rappresenta il clou della nostra indagine conoscitiva.
IDA DENTAMARO. Mi pare di capire che la relazione che il presidente della regione Liguria depositerà in tema di assistenza sanitaria riguardi essenzialmente l'organizzazione del servizio...
PRESIDENTE. Mi scusi, senatrice, quella è già stata depositata; in realtà il presidente Biasotti si riserva di consegnarci una relazione relativamente a quanto lui, gli assessori o altri funzionari della regione hanno fatto o sul ruolo che hanno avuto nell'ambito del vertice G8: è su questa relazione che vi è la riserva.
IDA DENTAMARO. Ma la relazione già depositata riguarda l'organizzazione del servizio così come era stato preventivamente organizzato. Credo sarebbe utile, per il Comitato, ottenere notizie più precise in ordine agli interventi effettivamente attuati in materia sanitaria durante le giornate «calde» del vertice G8. In particolare, giacché il presidente Biasotti ha fatto riferimento alla voce diffusa il venerdì pomeriggio relativamente ad un secondo decesso di una ragazza ed ha anche affermato che si tratterebbe di una voce non meglio precisata proveniente dall'ospedale, chiedo se possa darci qualche notizia in più. Fino ad ora sappiamo che vi è stata una agenzia di stampa con la notizia di due decessi poi ritrattata ed ora apprendiamo che queste notizie sono giunte al suo orecchio direttamente dall'ospedale; allora vorremmo capire se si trattava di una ragazza ferita gravemente, se è in condizione di dircelo oggi o di acquisire queste notizie: desidereremmo quindi degli elementi in più su tale punto.
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Inoltre in riferimento alla notte del sabato, durante o dopo la perquisizione alla scuola (che a questo punto abbiamo chiarito essere la scuola Pertini), riterrei utile sapere quante ambulanze siano state inviate presso quella scuola e da quali strutture provenissero.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al collega Bobbio desidero informare i colleghi che il documento fornitoci in questo momento dal presidente della regione Liguria riguarda il vertice G8 e l'organizzazione sanitaria nell'area metropolitana genovese dal 16 al 26 luglio 2001. Quindi, qualora non vi trovassimo le risposte alle sollecitazioni della senatrice Dentamaro, forse sarà il caso che ci venga fornita qualche notizia in più.
IDA DENTAMARO. Mi scuso, ma non avendo avuto modo di consultare tale documento, ritengo essenziali questi elementi.
PRESIDENTE. È chiaro che, essendoci stato fornito adesso, nessuno di voi lo ha ancora esaminato.
IDA DENTAMARO. Del resto, non avrei avuto altre occasioni di intervenire al riguardo quindi qualora non vi siano contenute queste notizie, insisto per acquisire le informazioni richieste.
LUIGI BOBBIO. Qualche breve chiarimento. È possibile che, in particolare per una delle domande, effettivamente i dati siano contenuti in quella relazione, ma la formulo ugualmente al presidente Biasotti. Lei ha affermato di aver manifestato la sua convinzione circa la necessità di non contestualizzare il vertice e le manifestazioni come fatto sia spaziale sia temporale, perché aveva serie perplessità, per non dire certezze, in
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relazione ai disordini che si sarebbero verificati. Desidererei sapere se lei parlò con il sindaco e con il presidente della provincia di queste sue, chiamiamole così, certezze, ed in particolare, se così fosse, cioè che ne abbia parlato, quale fu il loro punto di vista sulla questione.
Mi pare di aver capito che, dopo alcune perplessità iniziali dell'allora Presidente del Consiglio Amato circa la contestualità, alla fine la decisione finale della contestualità spaziale e temporale fu presa proprio dal Presidente Amato; vorrei che su questo punto mi fornisse chiarimenti, se lo ritiene opportuno. Chiedo ancora se lei possa fornire dati, in particolare numerici, dei dimostranti che si rivolsero alle strutture pubbliche sanitarie, per essere curati o comunque soccorsi, questo per poter poi operare un evidente calcolo al contrario.
Vorrei sapere, infine, se furono chiesti alla regione contributi, ed in caso positivo, da chi; chiaramente mi riferisco a contributi per il Genoa social forum o per organizzazioni collegate.
GRAZIELLA MASCIA. La relazione del presidente Biasotti esprime sostanzialmente una valutazione politica rispetto alla preparazione del vertice G8 e del fatto che questo si sia tenuto in contemporanea ad alcune manifestazioni. Mi pare di comprendere - e mi smentisca se sto sbagliando - che la regione, in questa materia, non abbia svolto alcun ruolo specifico; quindi lei ha partecipato in qualche modo ad una discussione, appunto, politica su cui ha espresso una opinione. Salto questo punto - d'altra parte l'onorevole Boato ha già posto una serie di domande interessanti al riguardo - per soffermarmi invece sugli aspetti di competenza propria della regione su cui vorrei essere smentita o ricevere conferma. Voi siete stati responsabili, in quei giorni, di tutto il servizio sanitario; se cerco nel volume che lei ci ha mostrato, senza
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averlo naturalmente potuto consultare, forse lì trovo che si parla di organizzazione in termini generici e generali. Ritengo che sarebbe utile sapere, in modo approfondito, che cosa sia successo in quei giorni dal punto di vista dell'impegno dei sanitari nella regione, con tutti i dati possibili; non pretendo referti medici, ma desidererei conoscere tendenzialmente il numero - nonché le caratteristiche delle ferite - delle persone che sono dovute ricorrere alle cure sanitarie ed anche capire i luoghi interessati.
Desidererei anch'io chiedere chiarimenti su questa notizia, che lei afferma aver ricevuto in diretta, relativamente al primo decesso, nonché di una seconda donna che era stata data per morta (le due notizie sono arrivate quasi in contemporanea); lei afferma che l'ospedale non ha confermato. Se possibile, vorrei sapere subito a quale ospedale si riferisca e quali notizie poi abbia avuto; immagino che un presidente di regione che ha avuto notizia di questo genere si sia poi preoccupato di verificare, indipendentemente dalle agenzie di stampa, perché questa voce sia arrivata. Le chiedo di dire inoltre che tipo di verifiche ha compiuto al riguardo.
Infine, in merito alla scuola Diaz vorrei anch'io conoscere il numero delle ambulanze, da dove siano arrivate e a che ora siano state allertate.
FRANCO BASSANINI. Vorrei rivolgere alcune domande al presidente Biasotti, al di là delle sue opinioni, che trovo per me molto interessanti ma il Comitato deve raccogliere fatti e notizie sui fatti. Chiedo se vi siano fatti concreti che risultano alla regione sullo svolgersi degli eventi e che sono a conoscenza del presidente, perché ne è stata investita l'istituzione regionale. Può darsi che non vi siano, nel senso che la regione ha una competenza - diciamo - molto meno diretta che non quella di un comune o di una provincia sullo svolgersi di
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queste vicende. Comune e provincia hanno dovuto anche mettere a disposizione, su richiesta del prefetto, edifici per l'accoglienza, mentre immagino che alla regione questo non sia stato chiesto; se così non fosse, mi interesserebbe sapere se anche alla regione sia stato chiesto di mettere a disposizione degli edifici per l'accoglienza dei manifestanti; immagino che non ce lo abbia detto perché ciò non è avvenuto.
Il presidente Biasotti ha anche affermato - e su questo vorrei rivolgergli una domanda specifica - che la sua posizione era contraria alla contestualità tra G8 e manifestazioni di dissenso e di contestazione rispetto al vertice G8 ed alla globalizzazione e che questa era la posizione anche dell'allora Presidente del Consiglio Amato. Ci ha detto che, ad un certo punto, il Governo Amato ha invece deciso per la contestualità. Io ho fatto parte di quel Governo, e poiché ciò non mi risulta vorrei sapere quando questo sia avvenuto; può darsi che non mi risulti perché il ministro della funzione pubblica di allora non era coinvolto in queste decisioni. Però mi interesserebbe sapere - ripeto - quando sia stata presa tale decisione, con la quale il Presidente del Consiglio Amato avrebbe modificato la sua opinione ed il suo orientamento che allora coincidevano con quelli del presidente della regione Liguria. È un elemento importante perché, fino a questo momento, avevo pensato che, invece, quella decisione fosse stata presa dal Governo Berlusconi, che peraltro può anche essere condivisa da molti di noi, non sto facendo una obiezione polemica (può darsi che mi sbagli).
Il presidente Biasotti ha affermato che il Governo Amato ha modificato il precedente orientamento contrario alla contestualità; però a questo punto, visto che lo ha detto il
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presidente della regione, sicuramente mi saprà dire anche quando ciò è avvenuto, trattandosi di un elemento, credo, non privo di importanza.
Abbiamo appreso, in particolare dal presidente della provincia, elementi abbastanza importanti sulla concentrazione dei cosiddetti black bloc in una scuola di Quarto; si tratta di una scuola della provincia nella quale non vi è stato alcun intervento di prevenzione, nonostante le segnalazioni dell'amministrazione provinciale alle autorità responsabili della sicurezza e dell'ordine pubblico. Vorrei chiedere se qualcosa del genere risulti anche alla regione, se quest'ultima disponesse di qualche osservatorio sui luoghi in cui si concentravano le frange violente delle organizzazioni violente, peraltro note anche alle cronache dei precedenti vertici, oppure se alla regione non risultasse nulla di tutto ciò.
LUCIANO VIOLANTE. Signor presidente, visto che alcune cose le ha già dette adesso il collega Bassanini, mi limiterò a qualche breve domanda.
Signor presidente, forse non ha seguito proprio tutto, perché mi sembra che l'idea che lei ha dato circa il numero dei poliziotti presenti nella zona rossa sia un po' diversa da quella che ci ha fornito il ministro degli interni. Forse ha seguito solo una parte degli eventi anche perché, se non ho capito male, il ruolo della regione non era preponderante nell'organizzazione del vertice rispetto a quello - per quanto ci è parso di capire - del comune e della provincia.
Lei ha detto di avere chiesto di accogliere le manifestazioni nei 15 giorni precedenti la manifestazione del G8 per evitare la contestualità: mi sembra che questo fosse il senso delle sue affermazioni. Vorrei sapere a quale autorità pubblica manifestò tale sua opinione e quando.
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Inoltre, lei dice: «quando la contestualità diventa irrinunciabile, chiedo di blindare la città». Questa domanda l'ha già posta il collega Bassanini: quando, a suo avviso, diventa irrinunciabile la contestualità, a quale soggetto chiede di blindare la città e che risposta ottiene?
Lei ha poi espresso perplessità sulla scelta di Genova come sede del vertice. Lei sa che Genova fu scelta all'unanimità dalle forze politiche: vorrei sapere se fece presente queste sue perplessità alla parte politica cui appartiene.
GABRIELE BOSCETTO. Signor presidente, in merito all'ultima domanda del presidente Violante, anch'io sarei lieto se volesse chiarire bene il passaggio che ha effettuato in termini di collegamento fra i 2.000 miliardi di fondi europei perduti per alcuni errori del Governo D'Alema e l'attribuzione compensativa del vertice G8 alla città di Genova. Per quanto riguarda il discorso delle manifestazioni non contestuali, sarebbe opportuno chiarire il fatto che sulla non contestualità vi poteva essere accordo o disaccordo, ma la stessa si sarebbe comunque resa necessaria perché il Genoa social forum e i diversi gruppi di contestatori avevano annunciato che in ogni caso avrebbero posto in essere manifestazioni, anche non autorizzate, nei giorni del G8.
Mi sembra, dunque, che questo tipo di diatriba sulla possibilità che vi fosse o meno contestualità e sulla volontà espressa al riguardo da parte dell'uno o dell'altro Governo sia qualcosa che appare al di fuori della realtà.
Credo, infatti, che qualsiasi Governo avrebbe voluto evitare ciò che è accaduto, ma qualsiasi Governo sapeva che avrebbe dovuto affrontare quel tipo di contestazione che, se avesse voluto essere esclusivamente una contestazione pacifica, si sarebbe potuta realizzare in qualsiasi altra città d'Italia. Siccome voleva essere una contestazione che andava volutamente
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ad infrangere una zona rossa in nome della libertà di manifestazione del pensiero - come se quest'ultima comportasse la non possibilità di tutelare l'incolumità e la libertà dei Capi di Stato e delle delegazioni che avevano liberamente scelto l'Italia per riunirsi - direi che, a questo punto, il tipo di contesto debba essere ben spiegato e tenuto in mente nonché ricordato nei suoi necessari passaggi.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor presidente, il presidente Biasotti ha svolto una relazione molto asciutta e determinata, ma non molto documentata. Gli chiederei, quindi, la cortesia di fornirci alcune informazioni in più, soprattutto relativamente a due questioni. La prima: egli ha ripetutamente sottolineato come fosse personalmente - e quando dice personalmente suppongo parli a nome della giunta regionale e del consiglio regionale - contrario alla contestualità.
Il presidente della provincia, pochi istanti fa, ci ha illustrato un programma che la provincia aveva presentato al ministero dei beni culturali e agli altri enti locali, in cui si prevedeva una serie di manifestazioni, a partire da maggio fino a luglio, in cui sostanzialmente si dava uno spazio mediatico alle idee che il vertice G8 portava con sé, nel tentativo di ottenere la presenza delle idee e non delle persone. Le chiedo se la giunta regionale e quindi la regione abbiamo preso parte a tale programma e - in caso di risposta affermativa - in che modo, perché altrimenti non si capisce in cosa possa consistere questo isolamento della regione. Abbiamo sentito, infatti, questa mattina il sindaco sostenere di essere stato contrario alla contestualità; abbiamo sentito il presidente della provincia affermare di essere stata contraria alla contestualità e di aver predisposto dei programmi; lei ci dice che era contrario alla
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contestualità, ma ci dice anche di avere sostenuto tale ipotesi da solo: vorrei capire come spiega questo suo senso di isolamento.
La seconda questione è la seguente: lei è stato molto preciso nell'indicarci una relazione del prefetto - quella del 2 febbraio - in cui lo stesso comunicava che anche il Presidente Amato era d'accordo con lei, essendo contrario alla contestualità. Potrebbe essere altrettanto preciso nel dirci quando il Presidente Amato ha cambiato idea e qual è stato l'atto del Governo che le consente di dire che da un certo momento in poi il Presidente Amato è divenuto favorevole alla contestualità di manifestazioni e vertice?
GIANNICOLA SINISI. Signor presidente, ringrazio il presidente della regione Liguria per la sua relazione. Lei ha affermato di aver avuto un incontro con il ministro dell'interno una settimana prima del vertice ed ha anche indicato le persone che erano presenti a tale incontro. Volevo chiederle se si trattava di un incontro riservato al quale partecipava soltanto lei o se vi partecipavano anche i rappresentanti degli enti locali interessati.
In proposito vorrei anche sapere se in precedenza abbia avuto altri incontri aventi ad oggetto il G8 con rappresentanti di Governo, mi riferisco tanto al Governo Berlusconi quanto ai governi precedenti. Siccome lei ha detto di aver incontrato il Presidente Amato soltanto una volta in occasione della consegna del logo, mi farebbe piacere sapere se per il G8 ha incontrato il Presidente Berlusconi o se questo incontro non è c'è stato.
Inoltre volevo chiederle se ha partecipato agli incontri del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica; lei, a differenza del presidente della provincia e del sindaco, non è membro di diritto di quell'organismo, quindi la sua presenza
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era meramente eventuale. Volevo sapere se lei vi ha partecipato, se vi ha partecipato un suo rappresentante o se, semplicemente, non vi ha partecipato nessun rappresentante della regione.
Riagganciandomi a ciò che dicevano i colleghi Bressa e Bassanini, sono rimasto un po' sorpreso dalla sua dichiarazione riguardante il cambiamento di rotta del Governo Amato in ordine alla non contestualità. Non sono qui per fare alcun tipo di contestazione ma al momento ci risulterebbe, per tabulas e quindi documentalmente, che il 2 giugno del 2001 il prefetto riunì un comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica nell'ambito del quale affermò che esisteva una zona gialla nella quale non erano consentite manifestazioni, salvo deroghe che intervennero solo successivamente. Ancora in quella data, ancorché forse superata la contestualità, le manifestazioni non erano ancora consentite.
Signor presidente, non ho capito bene se lei era o non era contento che Genova fosse stata designata come sede del vertice, perché, da una parte, ha affermato che questa cosa era largamente giovevole per il turismo e per l'economia della regione, dall'altra, mi è sembrato di registrare che, in questo senso, siano maturate delle perplessità postume. Insomma, vorrei capire meglio come sono andate le cose rispetto ai tempi.
In relazione ai loro ruoli istituzionali e all'attività che hanno compiuto, abbiamo chiesto al sindaco e al presidente della provincia di farci entrare in possesso delle copie degli atti e delle deliberazioni riguardanti iniziative di supporto al vertice di Genova. Chiedo a lei, per il tramite del presidente della Commissione, di poter avere gli atti, le deliberazioni della giunta e del consiglio regionale, ovviamente solo nel caso in cui questi atti ci siano.
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MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Vorrei ritornare un attimo alle competenze della regione. Dalle immagini televisive mi sembrava strano che, uscendo dalla scuola Diaz dopo un Blitz, si vedessero manifestanti con le bende, curati. Ritengo quanto mai anomalo che la polizia quando fa un Blitz porti con sé bende ed altre cose.
Volevo sapere se all'interno della scuola Diaz o della scuola Pertini era presente un presidio medico.
La presidente della provincia in precedenza ha sottolineato il grande silenzio del Governo Amato protrattosi dal febbraio al 19 giugno 2001, ossia fino al momento in cui il ministro Scajola convocò gli enti locali. Volevo sapere se a lei risulti tutto questo silenzio e se veramente dal febbraio fino al 19 giugno 2001 non vi furono altri incontri promossi dal Governo Amato.
SAURO TURRONI. Il presidente della regione Biasotti ci ha riferito che ad un certo momento, dopo la comunicazione del primo decesso, c'è stato il timore che un'altra persona, in particolare una donna, fosse morta.
Queste notizie, in ogni caso, arrivavano dagli ospedali. Volevo sapere quale fosse l'ospedale da cui proveniva la notizia e, qualora in esso fosse ricoverata questa persona, quale fosse la sua condizione clinica e se risultassero dai documenti in possesso di quella struttura sanitaria le circostanze nelle quali il soggetto era stato colpito e, soprattutto da che cosa.
ANTONIO SODA. Ringrazio anch'io il presidente della regione. Apprendo dalle dichiarazioni del ministro dell'interno Scajola che egli ha avocato a sé ed al suo Governo la scelta di consentire - leggo testualmente - le manifestazioni del dissenso contestualmente ai lavori del vertice. Egli definisce questa scelta ponderata e realistica.
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Queste affermazioni si riferiscono alla seduta del 23 luglio. Nella seduta del 5 luglio il sottosegretario di Stato per l'interno, nell'illustrare l'attività del Governo Berlusconi, si richiama ad un incontro del 28 giugno alla Farnesina, avvenuto unitamente al ministro degli affari esteri ed ai rappresentanti del Genoa social forum per confermare la linea del dialogo - che anche noi abbiamo condiviso - e la linea contestuale della fermezza.
Il sottosegretario di Stato per l'interno afferma che a Genova sarà previsto - si tratta di una dichiarazione del 5 luglio - uno spazio fisico per tutti coloro che vorranno manifestare liberamente. Nel senso sopra indicato si inquadra l'incarico dato dal ministro dell'interno al capo della polizia e al direttore generale della pubblica sicurezza di svolgere incontri con i rappresentanti del Genoa social forum e con le autorità comunali, provinciali e regionali. Il sottosegretario aggiunge che tali incontri sono già stati avviati; l'ultimo si è tenuto il 3 giugno e ad esso ne seguiranno degli altri.
Lei ha mai partecipato a questi incontri? Come rappresentante della regione quali esigenze ha rappresentato all'interno di questi incontri per garantire la sicurezza dei cittadini residenti a Genova, dei partecipanti al vertice e dei manifestanti? Che contributo ha dato la regione a questa serie di incontri mirati esclusivamente a garantire l'ordine e la sicurezza insieme al diritto costituzionale di manifestare?
Una domanda più specifica riguarda le competenze della regione in materia di sanità. Si è letto in questi ultimi giorni - non so se sia vero, ma glielo chiedo perché lei ha tutti gli strumenti per fornirci indicazioni utili - che in occasione della disposta perquisizione nella notte del 21 luglio intervennero
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sul posto ambulanze di soccorso contestualmente e, secondo alcuni, prima ancora dell'intervento della polizia all'interno dei locali scolastici.
Lei è in grado di poterci riferire, non questa sera, indubbiamente, se è vero che siano state richieste queste ambulanze prima ancora della perquisizione, chi le ha richieste, a chi sono state richieste, quando sono arrivate ed in che numero, quanti feriti queste ambulanze hanno raccolto?
ANTONIO IOVENE. Vorrei fare un'unica domanda. Lei, presidente, nella sua comunicazione ha fatto riferimento, in un paio di passaggi, al tentativo di sfondamento della zona rossa, in particolare riferendosi a piazza Dante. Ora, a noi risulta che non ci sia stato nessuno sfondamento della zona rossa nei giorni del G8 e contestualmente che - come ci è stato ricordato dal sindaco questa mattina - che si sia trattato di un assedio virtuale della cosiddetta zona rossa, tanto da non determinare alcun incidente grave nei pressi. Gli incidenti, quelli principali, significativi, si sono tutti registrati lontano dalla zona rossa e nel resto della città. A seguito di un intervento dello stesso sindaco, proprio lì, in piazza Dante - cui lei ha fatto riferimento -, il cosiddetto assedio si è spostato, successivamente all'intervento del sindaco, con una manifestazione che - è stato ricordato questa mattina -, nel momento in cui abbandonava quella piazza, è stata fatta oggetto di lacrimogeni (un intervento delle forze dell'ordine anche abbastanza ingiustificato, dalle notizie che si hanno).
Quindi, a quale tentativo di sfondamento lei si riferiva esattamente nella sua relazione?
MARCO BOATO. Vorrei fare una precisazione di pochi secondi, poiché ho citato delle cifre, le ho controllate ed erano in parte inesatte. Nella relazione del ministro dell'interno, si
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parla di 4.100 più 2.000: 6.100 nella zona rossa e 6.800 fuori dalla zona rossa. Volevo che restassero al verbale le cifre esatte, che adesso ho controllato.
PRESIDENTE. Presidente Biasotti, la invito a rispondere alle domande di cui ritenga di avere contezza; per le altre, mi pare che vi siano una serie di richieste di documenti. La prego di confortarci circa l'eventuale invio ed i relativi termini.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Vediamo subito di chiarire un aspetto che è stato messo in evidenza da diversi interventi, quello del secondo morto. Io ho detto che ho ricevuto l'informazione, ma l'ho ricevuta dal mio addetto stampa; dopo di ciò, mi sono messo in contatto con il mio assessore alla sanità che era presso l'ospedale San Martino, dove noi abbiamo il centro 118. L'assessore mi disse che anche lui aveva ricevuto questa voce, ma non riusciva a saperne di più. Tenete presente che noi avevamo allertato quattro, cinque ospedali e, quindi, era anche possibile che un ricoverato grave, o comunque deceduto, potesse essere ricoverato in altri ospedali, al di fuori del San Martino. Dopo di ciò, quindi, io comunicai ufficialmente il decesso al comune, alla provincia e al prefetto e comunicai questa voce che, tra parentesi - come voi forse saprete -, era stata anche scritta dall'ANSA, o comunque da qualche agenzia giornalistica. Quindi, non ho notizie successive, perché poi da una verifica fatta un paio d'ore dopo risultò che in nessun ospedale c'era un ferito grave. L'unico ferito grave ulteriore era un carabiniere che aveva l'orbita ferita e, quindi, c'era un po' di preoccupazione, ma non per la vita.
GRAZIELLA MASCIA. Quindi la verifica è stata fatta in tutti gli ospedali?
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SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. È stata fatta nella stessa serata del venerdì con tutti gli ospedali e non risultava nessun deceduto e comunque nessun ferito in pericolo di vita. Questo il venerdì.
Ora vado un po' a memoria. Sulla domanda delle autoambulanze, io non sono in grado di darvi in questo momento una risposta, né sul numero delle autoambulanze chiamate alla scuola Diaz né se queste fossero state chiamate da qualcuno prima dell'irruzione. Questo comunque possiamo verificarlo, perché tutto è registrato al 118. È possibile che qualche autoambulanza stazionasse in quei luoghi, perché noi avevamo concordato di far stazionare diverse autoambulanze anche nei punti dove si trovavano i manifestanti antiglobalizzazione.
Poi, andando un po' con ordine, io ho parlato di temi turistici, però mi riferivo al periodo storico in cui l'interesse della regione era prioritario per questo tema (parliamo dell'inizio del 2000). Sul numero dei poliziotti, io non sono in grado di darvi indicazioni numeriche, ma essendo vissuto per quattro giorni nella zona rossa, vi assicuro che...
GIANNICOLA SINISI. È stato detto nell'aprile.
PRESIDENTE. Marzo, ha detto: l'ha detto prima.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Sì, sì, marzo 2000.
GIANNICOLA SINISI. Come fa ad essere marzo 2000?
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Sì, 16 aprile 2000, le chiedo scusa.
PRESIDENTE. Ha detto marzo, io ricordavo la data di marzo; diciamo, iniziata la campagna elettorale.
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SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Sì, era il 16 aprile del 2000.
Sul numero dei poliziotti presenti nella zona rossa, credo di potervi dire - non ne ho certezza - che comunque nessun poliziotto è uscito dalla zona rossa. Non so se venga considerata zona rossa o meno la caserma della Foce che è stata adibita ad accoglienza per le forze dell'ordine, perché credo che la gran parte dei poliziotti...
MARCO BOATO. Presidente, io le ho dato le cifre che ha fornito il ministro Scajola il 23 luglio qui, in aula, alla Camera.
LUIGI BOBBIO. Presidente, se mi permette, non possiamo andare avanti con interruzioni e dialoghi!
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Però, guardi, io ero uno spettatore, con me c'erano seimila giornalisti, le assicuro che non c'era nessuna idea di una presenza così consistente e credo che seimila persone le avremmo viste...
LUCIANO VIOLANTE. Forse sembravano giornalisti ed erano poliziotti.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Tenga presente che la zona rossa non è così piccola come sembra, perché il centro storico è abbastanza frazionato. Io vedevo relativamente le forze dell'ordine. Comunque, credo non sia questo l'importante.
Sulla domanda che mi ha rivolto il senatore Bobbio, ho parlato con il sindaco e con la provincia in ordine alla contestualità diverse volte, sempre. Le posizioni erano, obiettivamente, favorevoli ad accogliere i contestatori da parte del sindaco e della provincia con manifestazioni e iniziative. Si parlava della cittadella 7, 8, 9 mesi prima; quindi la volontà
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esisteva; tra parentesi, sia il comune che la provincia hanno deliberato, nei loro rispettivi consigli, di accogliere i manifestanti, chiaramente, nei giorni del G8. Questo è evidente.
Sul fatto se Amato decise e quando decise sulla contestualità, posso dirle che sono stato presente ad una riunione con il Presidente Amato nel suo studio, con il sindaco, la provincia, la dottoressa Lanzillotta, mi sembra, ed altre persone; si parlò solo di accogliere i manifestanti.
GIANCLAUDIO BRESSA. In che occasione?
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. In occasione del giorno della presentazione del logo del G8, non ho la data però a questo si può risalire. Prima della presentazione ufficiale, ci recammo in un ufficio del Presidente Amato e si parlò solo di contestazione. Eravamo sette o otto persone. Il fatto di decidere la contestualità, credo sia avvenuto molto prima delle nuove elezioni. Ho visto adesso una lettera datata ... le elezioni quando sono state?
PRESIDENTE. Il 13 maggio.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Non vorrei fare sbagli. Ho una lettera che mi ha inviato il prefetto di Genova, datata 11 aprile; è una lettera del Genoa social forum al prefetto ed il prefetto me l'ha mandata in copia. Scrivono i Global forum: abbiamo apprezzato gli impegni assunti dal Governo nella sua collegialità di non procedere alla chiusura delle frontiere e di garantire il rispetto del diritto di espressione e manifestazione anche nei giorni del vertice del G8.
Quindi, credo che la decisione fosse ufficiale. Io non so dirle quando, come, dove, se l'hanno deciso, non c'ero; però
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le posso assicurare che con il passare dei giorni, molto prima delle elezioni, era scontato che si accogliessero i manifestanti nel giorno del G8. Le posso anche dire che le manifestazioni che erano state autorizzate erano solo quelle del 19 e del 21, non quella del 20. Questo fino agli ultimi giorni.
MARCO BOATO. Salvo le piazze tematiche.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Esattamente, salvo le piazze tematiche. Si concessero alcune piazze tematiche, ma non manifestazioni.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Possiamo acquisire la lettera, per favore?
PRESIDENTE. È già agli atti.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. No, questa non è agli atti.
PRESIDENTE. La lettera fa parte della relazione che si è riservato di inviarci, con tutti gli allegati.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Però, è una lettera, se volete una fotocopia...
PRESIDENTE. Aspettiamo che lei ci mandi la documentazione.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Il Genoa social forum ci chiese ufficialmente aiuti e fondi, anche dopo che il Governo Berlusconi stanziò i tre miliardi. Investii di questo il prefetto, che organizzò una riunione dove decidemmo di dividerci i compiti. Quindi, alla regione vennero chiesti anche edifici, precisamente venne chiesto l'edificio
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confinante con la scuola di Quarto che poi è stata oggetto di atti vandalici. L'edificio di Quarto è diviso in due, una parte di proprietà della provincia, una parte di proprietà della regione. La provincia diede la disponibilità, la regione non la diede, anche perché nei locali della regione ci sono attualmente dei ricoverati, non so se siano anziani o altro, comunque abbiamo un certo numero di malati.
Noi rispondemmo dicendo che non eravamo disponibili a dare alcunché perché «avevamo già dato» - come diciamo noi a Genova - nel senso che l'investimento della regione nel campo della sanità è stato superiore di circa 3-4 miliardi al preventivato. Abbiamo speso circa 7-8 miliardi per redigere il piano che poi voi avrete in copia, anche perché i 3 miliardi sono stati deliberati affinché fossero assegnati alla provincia e al comune, non alla regione. Quanto alla domanda che mi ha rivolto l'onorevole Mascia che mi ha chiesto se la regione non ha avuto alcun ruolo, devo dire che non è così. Il G8 è una manifestazione governativa e quindi la regione ha partecipato nella stessa misura in cui hanno partecipato la provincia e il comune, a tutte le iniziative, dal punto di vista sia della ristrutturazione della città, per la quale si formò una delegazione paritetica presieduta dal prefetto, sia della sicurezza. Anche se la regione non faceva parte dell'organismo dal punto di vista storico, è sempre stata invitata e ha sempre partecipato con un consigliere regionale, l'avvocato Brogli, che presiede la commissione sicurezza e carceri (ha sempre partecipato a tutte le riunioni che si sono tenute per quanto riguarda la sicurezza). Vi farò avere, per rispondere anche alla domanda, una relazione su che cosa è successo nei giorni del G8 per quanto riguarda la sanità (non credo che sia agli atti). Vi posso solo dire che abbiamo ricoverato negli ospedali cittadini circa 500 infortunati, che il primo giorno, venerdì, la percentuale anche
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delle forze dell'ordine era molto alta - vado a memoria, ma su 200 ricoverati circa 120-130 erano manifestanti, 60- 70 erano forze dell'ordine, e una quindicina giornalisti - mentre sabato la stragrande preponderanza era composta da manifestanti. Però, di questo abbiamo una statistica aggiornata e possiamo fornirvela. Quindi, credo di avere risposto alla domanda di Bassanini.
Sui danni alle strutture pubbliche, non avevamo nei giorni del G8 possibilità di avere informazioni diverse perché, di fatto, eravamo nella zona rossa e vedevamo soltanto le immagini televisive. Diciamo che non abbiamo avuto mai nessuna riunione ufficiale, salvo incontri con il sindaco per motivi di ospitalità dei giornalisti; non abbiamo avuto nei giorni del G8 nessuna riunione ufficiale, o almeno io non ho partecipato a riunioni ufficiali (ma non mi risulta che vi siano state).
Quindi, quanto alla domanda dell'onorevole Violante, la regione non era preponderante; ha avuto lo stesso ruolo di comune e provincia, in quanto il vertice era governativo e quindi ci hanno coinvolto nello stesso modo.
LUCIANO VIOLANTE. Scusi, presidente, come mai il finanziamento di 3 miliardi è andato soltanto a comune e provincia, se il ruolo era lo stesso?
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Perché l'atto amministrativo del Governo Berlusconi aveva previsto di darlo a comune e provincia. Non conosco le motivazioni; anzi, io mi stupii anche, ma, d'altra parte, ho preferito non intervenire, perché sinceramente era un problema di meno (a chi darlo, a chi non darlo) . Infatti, poi ci sono stati anche problemi a tale riguardo.
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Sulla richiesta di blindare la città, lo dissi a tutti, su tutti i giornali, in tutte le occasioni, perché era evidente che ci sarebbero stati scontri. Era per me sicuro, ma credo che - una notizia che forse voi non avete - la maggioranza degli abitanti di Genova, nella settimana del G8, andò via. Quindi, la preoccupazione era molto forte nei cittadini. Ricordo a tutti che si è parlato solo di violenze per mesi, mesi e mesi, e ancora oggi si parla solo di violenze e non dei temi del G8. Quindi, tutti si sono dimenticati i famosi temi per i quali c'è stato un morto e ci sono state tutte queste violenze. Non ho più letto - non do certo la colpa a voi, per carità! - nulla in merito ai temi del G8, ma si parlò solo di violenze; parlò di temi del G8 solo il Governo Berlusconi, e credo che a pochi interessassero i veri temi del G8.
Sulla domanda del senatore Boscetto, credo che aver perso i fondi europei sia stato un fatto eclatante, questa carenza del Governo D'Alema, del governo Mori, il mio predecessore - è stata anche - credo - parte preponderante della mia vittoria alle regionali. Credo che il G8 era su tutti i giornali, però non ho fatti concreti, nessuno disse mai, salvo notizie non ufficiali - che il G8 rappresentasse una compensazione. Se ne parlò diffusamente e tutti scrissero che era una compensazione; credo l'abbia detto anche D'Alema; ricordo che lessi che era comunque non un risarcimento, ma un atto dovuto nei confronti della città. Poi, onorevole Bressa, pochi documenti ve li farò avere; non è che abbia avuto il tempo di prepararli; purtroppo siamo in un periodo festivo e quindi sinceramente ho qualche difficoltà, per carenze anche dell'assessorato. Comunque, vi darò tutta la documentazione in questo frangente.
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Quando Amato ha cambiato idea non lo so, potete chiederlo al lui, ma certamente ha cambiato idea. In risposta all'onorevole Sinisi, quanto all'incontro con Scajola, io ho avuto, tale incontro ufficialmente (non era riservato)...
GIANCLAUDIO BRESSA. Scusi, presidente, non ha risposto alla domanda relativa al ruolo che la regione avrebbe avuto assieme provincia e comune sull'organizzazione delle manifestazioni prima del vertice.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Sì, guardi, prima del vertice, molto, molto prima, noi ci occupammo di manifestazioni ludiche. Adesso mi viene da ridere, però devo dirlo: abbiamo organizzato la sfilata di moda per scopi di beneficenza per le first lady, abbiamo organizzato tutti eventi di questo tipo, perché allora si pensava di accogliere con gioia e in tutto il territorio i grandi. Si trasformò il G8 da grande operazione di promozione per la regione, per la cultura e quant'altro, in una manifestazione in cui si parlava solo di violenza, questa è la verità. Quindi, tutto quello che noi preparammo venne reso nullo negli ultimi due mesi, quando poi si decise che - anche qui su decisione del Governo Amato - tutte le manifestazioni collaterali venissero annullate (anche da Berlusconi; per esempio, il fatto che le first lady non venissero, fu una decisione di Berlusconi) Noi non organizzammo nessuna iniziativa per i manifestanti, perché io non ho mai capito la differenza e non sono mai riuscito a distinguere tra chi era pacifico e chi non lo era; cioè, quando nel global forum sono rappresentate 800 sigle, io sfido chiunque a sapere - o almeno, io non sono capace - chi mi garantisce, chi mi tutela. Io ho chiesto, sempre via stampa, di fare un servizio d'ordine...
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FRANCO BASSANINI. Le organizzazioni delle chiese evangeliche si possono considerare pacifiche?
PRESIDENTE. Sono una delle tante organizzazioni.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Guardi, io ho fatto i complimenti al mondo cattolico perché è l'unico che ha accolto la mia richiesta di svolgere la manifestazione 15 giorni prima del G8. Le posso ricordare che a Genova si svolse 15 giorni prima una manifestazione di tante sigle cattoliche alla presenza del cardinale Tettamanzi; queste sigle cattoliche, non so dirle quante, ma erano tantissime (Commenti del deputato Boato)... No, però, il mondo cattolico accolse la mia proposta di svolgere le sue manifestazioni 15 giorni prima del G8, e così fecero. Ce ne saranno state delle altre, insomma, il mondo cattolico è variegato come il mondo civile... (Commenti).
PRESIDENTE. Proseguiamo, non perdiamo di vista quelle che sono le domande.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Abbiamo anche don Gallo che ha partecipato, un mio professore. Chiedo scusa, ma poi non riesco a riprendere il filo. Allora, se ero contento o no per il G8 a Genova, certamente... (Commenti)... Sì, esattamente, scusi, onorevole, ho incontrato Scajola in pubblico, con il comune e la provincia i primi giorni, ora la data non la ricordo...
GIANCLAUDIO BRESSA. Il 19 luglio.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Sì. Lì mi fu illustrata dal dottor De Gennaro l'idea del percorso dei manifestanti e la divisione della zona rossa e della zona gialla.
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Io chiesi ufficialmente di ampliare la zona gialla, perché il confine della zona gialla, com'era stato deciso allora, era - io conosco bene la città - sbagliato, in quanto si lasciava libera tutta la zona della foce, dove poi vi furono gli scontri. Quella è, infatti, una zona di stradine, dedali, molto pericolosa; dunque, io chiesi di ampliare la zona gialla a levante della città. Poi, probabilmente, De Gennaro scelse altre strade. Quindi, la zona gialla, di fatto, non ci fu più.
Quanto alla domanda se da febbraio a giugno si tennero o meno riunioni, credo di poter dire che senz'altro ci furono.
GIANNICOLA SINISI. Vorrei chiedere al presidente della regione di articolare in maniera altrettanto puntuale la risposta. Se mi permette di ripetere la domanda che ho formulato, io ho chiesto se c'è stato, una settimana prima del vertice - così come ha detto lei -, un incontro con il ministro dell'interno e se questo era riservato o se, invece, vi avessero partecipato altri soggetti.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. No, era a questo incontro che mi riferivo.
GIANNICOLA SINISI. Quindi, non è una settimana prima, ma un mese prima, il 19 giugno. Questo lo abbiamo assodato.
Le ho chiesto se ha avuto altri incontri con altri ministri dello stesso Governo o di altri Governi, in precedenza, sullo stesso argomento e, poi, le ho chiesto se ha incontrato il Presidente Berlusconi.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Ho incontrato alcuni ministri, ma per motivi diversi. Si è parlato, evidentemente, anche di G8, adesso non ricordo, ma non credo che siano stati incontri particolarmente determinanti.
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Ho incontrato Berlusconi, al quale espressi tutta la mia preoccupazione e al quale chiesi di spostare il vertice G8 all'ONU.
ANTONIO SODA. O di trasformare il G8 in una riunione ONU?
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Io chiesi di spostare il vertice del G8 presso la sede dell'ONU, nella casa di tutte le nazioni e lui mi ha detto che non era possibile. Ciò avvenne in occasione della prima visita che Berlusconi fece a Genova; io venni con lui in aereo da Roma a Genova. Quindi, la prima visita famosa, per la quale vi furono poi delle contestazioni.
ANTONIO SODA. Quella delle fioriere?
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Sì, quella delle fioriere. La prima visita di Berlusconi, quella dei panni stesi, quella del palazzo di fronte al Ducale. In occasione di quella visita io feci tale richiesta, ma lui mi disse che non era più possibile.
Per quanto riguarda la domanda relativa allo sfondamento della zona rossa, esattamente era in piazza Dante, dove il sindaco chiese ad Agnoletto di spostare i contestatori. Io ero proprio lì e lì ci fu il tentativo di sfondamento...
GRAZIELLA MASCIA. Con l'acqua minerale!
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. ... non pacifico, non pacifico, io ero lì e lo posso testimoniare. Addirittura tre o quattro ragazzi o ragazze riuscirono a sfondare la zona rossa.
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Non sono riuscito a prendere nota delle domande, ma credo di aver risposto a tutti.
PRESIDENTE. Il presidente Biasotti ritiene di aver risposto a tutti, ma se si vogliono fare delle precisazioni...
FILIPPO ASCIERTO. Vorrei sapere se corrisponde al vero che lei per tre giorni ha vissuto in albergo, perché non aveva la possibilità di muoversi a Genova, considerato il clima che c'era intorno alla zona rossa e, quindi, per la difficoltà di poter accedere all'altra parte della città.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Le confermo che ho vissuto in albergo per quattro giorni, per i motivi che lei ha detto.
PRESIDENTE. C'è l'onorevole Sinisi che vuole approfondire ancora qualche aspetto?
GIANNICOLA SINISI. Accolgo la sua ironia, presidente, ma non voglio approfondire un aspetto. Avevo chiesto al presidente della regione se ci sono stati atti o deliberazioni della giunta o del consiglio regionale e, in caso affermativo, se sarà possibile averli.
SANDRO BIASOTTI, Presidente della regione Liguria. Sì, ci sono state diverse discussioni monotematiche sul G8; certamente una l'abbiamo avuta il 6 marzo, nel corso della quale io manifestai le cose che ho detto a lor signori, ve le farò avere per completezza insieme all'altra documentazione. Comunque, quella del 6 marzo, nella quale sostenevo le tesi che ho prima esposto, ce l'ho, se vuole vederla posso dargliela in anteprima.
GRAZIELLA MASCIA. Scusi Presidente, nelle documentazioni che ci fornirà è possibile, anche in modo riservato, avere l'elenco delle persone che sono passate attraverso gli ospedali e in quali?
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PRESIDENTE. Ringrazio il presidente della regione Liguria, dottor Sandro Biasotti; aspettiamo questa documentazione a cui faceva riferimento con i documenti in allegato. Lo ringraziamo ancora per la collaborazione.
La seduta termina alle 18,40.